Se avete dei figli, non leggete questo post.
Ho visto che un libro si intitola “La morte è di vitale
importanza”…Proprio così.
Senza la morte, come potrebbe esserci la vita?
E, senza la vita, come potrebbe esserci la morte? Pensateci un
po’...
Però, questo significa che siete voi o i vostri genitori,
affamati di vita, che mettete al mondo anche la morte.
Quando nasce un bambino, sembra un miracolo. E siete felici. Una
nuova vita..!
Già, e una nuova morte!
Non si può scindere l’una dall’altra. Come non si può scindere
la felicità dall’infelicità.
Se avessimo una vista lunga, e non di breve periodo (il periodo
di una vita), consapevoli di quel che attende il nascituro, non potremmo più
metterlo al mondo. Per evitargli le sofferenze della vita e gli immancabili
dolori della malattia, della vecchiaia e (dulcis in fundo) della morte,
E poi il bambino da dove viene? Sì, viene, formalmente, dal
vostro DNA. Ma in realtà viene dall’eterno. E voi lo togliete dallo stato beato
dell’eterno per metterlo per qualche decennio (si spera) in questa esistenza.
Vi sembra un’azione intelligente?
E poi dove andrebbe? Di nuovo nell’eterno o nel nulla? E,
allora, essendo già nell’eterno, non era meglio lasciarlo là? Perché questa
fatica di uno stato intermedio (il bardo della vita) per ritornare là da dove
era partito? C’è un valore aggiunto rispetto all’eterno? Quale può essere? Che
prima non c’era e adesso c’è? Ma che vantaggio ne ha?
Se viene dall’eterno, il tempo che cosa gli aggiunge?
O forse voi ritenete che venga dal nulla e che voi possiate farlo
venire nell’essere? Sareste voi colui che fa passare le vite dal non-essere all’essere? Avete questo potere? O siete semplicemente
uno strumento che ubbidisce a istinti atavici?
Ma forse siete convinti che prima c’era il nulla (del vostro
bambino), poi c’è stato qualcosa e infine, dopo la morte, ci sarà ancora
qualcosa, magari meglio? In altri termini, prima c’era un eterno senza forma,
poi voi gli avete dato forma con il bambino, quindi il figlio vivrà,
invecchierà morirà, e poi rinascerà a una nuova vita. Un po’ tortuoso, non vi
pare?
E i bambini che muoiono prima? Meglio non pensarci.
Dico questo perché ho l’impressione che il venire all’esistenza
non sia il massimo, ma un entrare e un uscire ripetitivo, una specie di circolo
vizioso. E che è meglio lasciare le cose là dove stavano, là dove non c’erano
problemi. L’esistenza non è qualcosa di massimamente positivo. Ma uno stato di
limitazione. C’è qualcosa di più oltre all’essere o al non-essere. Quello è lo
stato perfetto!
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