Anche se io uso ancora la parola “Dio”,
non la interpreto più in senso classico come un Essere onnipotente e misericordioso
che veglia su ciascuno di noi (allora significherebbe che si distrae spesso),
ma come l’Origine senza inizio che dà origine a tutte le cose fissando
determinate regole implacabili. È l’ordine, la legge o la via, al di là del
bene e del male, e dei pensieri e sentimenti duali.
Come tale non può essere un giudice
che premia qualcuno e condanna qualcun altro (altrimenti farebbe il male). Il meccanismo del premio o del
castigo, della fortuna o della sfortuna, del successo o del fallimento è già
attivo nelle regole del mondo, che devono bilanciare ogni cosa, individualmente
e universalmente.
Per esempio, un bambino che nasce
malato è la conseguenza di qualcun altro che ha commesso un errore, turbando l’equilibrio
generale.
Dio è un’astrazione che ci siamo
creati noi perché, spesso. ci sentiamo sperduti e perduti – e vorremmo ancora
avere un Padre o una Madre celeste che ci proteggesse. Ma un Dio del genere ce
lo siamo inventato noi in una visione distorta (antropomorfa) delle cose, e
anche l’amore è un’illusione dovuta alla necessità di riprodurci. Un vecchio
che non ha più questa necessità vede le cose in maniera diversa.
Un individuo come Gesù non aveva
capito il meccanismo retributivo generale e imparziale, che non ha niente a che
fare con i premi o i castighi, ma con il rispetto della legge dell’equilibrio.
E lui stesso è stato la vittima di questa ignoranza,
Il cosiddetto bene e il cosiddetto
male sono uniti in una diade di due forze controbilanciate, per cui, se fai il “bene”,
poni in essere il male, contro di te o contro altri.
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