Come avevano intuito gli antichi saggi taoisti e come hanno
confermato le ultime scoperte della fisica, tutto è soggetto a un continuo
mutamento, dalla microscopica particella alla montagna, da sole alle
costellazioni, insomma ogni cosa nell’universo e l’universo stesso. La scienza
altro non è che lo studio di questi mutamenti, dove già si vede che le forze
attive si presentano a due a due e si influenzano a vicenda.
Il problema è sempre quello di capire come mutano queste
forze, che agiscono – lo ricordo – sia nel macrocosmo esteriore sia nel
microcosmo interiore degli esseri viventi. È assurdo pensare che le leggi
esteriori siano diverse da quelle interiori. Perché mai dovrebbero essere
diverse? Non siamo tutti figli delle stelle? Non abbiamo la stessa origine, la
stessa energia?
La differenza è che le leggi della fisica ci dicono come mutano
le cose ritenute materiali e quindi gli eventi fisici, mentre le leggi del
mondo umano cercano di capire come mutano spontaneamente gli eventi mentali
(pensieri, percezioni, sensazioni, sentimenti, emozioni ed atti di coscienza).
Notate che il termine “emozioni” si riferisce proprio al movimento di questi
stati d’animo.
Non solo. Come nella scienza cerchiamo di studiare le
interazioni fra questi processi e le conseguenze sugli eventi fisici (per
esempio, il movimento degli atomi o il movimento dei corpi celesti che possiamo
così prevedere), così nel mondo umano cerchiamo di scoprire le leggi delle
interazioni dei fatti mentali e le conseguenze sugli eventi che ci riguardano.
Un tentativo di questo genere era stato compiuto migliaia di
anni fa, prima ancora che fosse stata scritta la Bibbia, dagli antichi taoisti,
che misero a punto un codice duale (l’I Ching) che doveva prevedere
l’evoluzione degli atti umani. Pensate che solo oggi gli uomini hanno
realizzato qualcosa di simile con il codice duale dei computer. Con la
differenza che non prevede l’evoluzione delle azioni umane.
Quando parliamo di azioni, ci viene subito in mente la terza
legge di Newton che ci dice che ad ogni azione segue una reazione uguale e
contraria. Ma questa legge è valida anche nei moti umani. Che infatti vanno a
due a due.
I concetti, per esempio, vanno a coppie di elementi contrastanti
ma pur sempre uniti. Se per esempio penso al bene, devo pensare anche al male;
se penso al bello, devo pensare anche al brutto, se penso al caldo, devo
pensare anche al freddo e così via per centinaia o migliaia di coppie di
concetti. E si noti che questa struttura dinamica è presente sia nel mondo
fisico sia nel mondo psichico; e quindi ci troviamo di fronte al dilemma di chi
sia nato prima, se l’uovo o la gallina. Anche se oggi sappiamo che si sono
coevoluti, senza un rapporto di causa-effetto.
A maggior ragione, non può esserci una vera differenza fra i due
campi, ma solo modi diversi di presentarsi… di un’unica energia.
Prima ho parlato di pensare per concetti contrapposti. Ma, se il
pensiero si è coevoluto con la materia, siamo sicuri che questo “pensare” non
sia connesso ai moti materiali? Non solo per la sua origine, ma anche per la
sua sostanza. In altri termini, il pensare o qualunque altro moto psichico
devono corrispondere a effettivi moti fisici. Il che significa due cose: che
ogni pensiero corrisponde a un moto nel cervello (ovvio). Ma anche che segue
certe regole.
La prima regola è quella duale: ogni pensiero e ogni moto
dell’animo va di pari passo con un pensiero o un moto dell’animo contrario ma
legato strettamente al primo. In pratica, il nostro pensiero e tutti gli stati
d’animo seguono una legge dialettica. Non si tratta però di un semplice
dualismo (con una separazione netta dei due poli), ma di un moto contrario che
resta comunque unito al primo. Lo chiamo “diade”.
Fra parentesi, questo schema diadico lo vediamo ripetersi dappertutto,
dalla materia, al corpo, alla mente e alla coscienza. È universale e spiega
perché, per esempio, ad ogni particella corrisponde un’antiparticella, perché
le forze vanno a due a due, perché il tempo ha due fasi, perché i pensieri e i
moti dell’animo sono duali, perché il nostro corpo ha due occhi, due braccia,
due gambe, due polmoni, due reni, due cervelli,ecc. (mai tre!) e una coscienza
che indica lo sdoppiamento dell’essere.
La seconda regola è che anche gli eventi seguono questo
andamento dialettico: al successo segue l’insuccesso, all’inizio la fine, all’amore
l’odio, alla pace la guerra, all’entrare l’uscire, a un’azione buona un’azione
cattiva, a un progresso un regresso, alla vita la morte, alla salute la
malattia, al su il giù… e viceversa.
Questo andamento è inevitabile data la struttura diadica della
realtà. E prima o poi il pendolo deve muoversi, accadere, avanti e indietro.
Senza contare che la vita finisce sempre con la morte. Se leggete la vita dei
grandi uomini, vedete benissimo l’alternarsi dialettico di successi e
insuccessi, di cose che vanno bene e di cose che vanno male. Ma anche se
esaminate la vostra vita.
Il problema, semmai, è quello dei tempi e dei soggetti
coinvolti, in quanto, per esempio, un’azione buona fatta dovrà essere seguita
da un’azione cattiva subita dallo stesso soggetto o da altri soggetti collegati.
Per la natura, l’importante è mantenere l’equilibrio complessivo, non quello
individuale. Ma, siccome le azioni degli uomini sono tutte interrelate, i
soggetti coinvolti possono essere molteplici.
Un soggetto come Gesù, che predicava l’amore, non poteva che
essere colpito da una grande sventura. La natura non perdona: tutto deve essere
equilibrato.
Ecco perché non ci sarà mai fine al male o alla guerra, ecco
perché il bene non potrà mai vincere il male; i due poli devono rimanere in
equilibrio per mantenere il ciclo. Se vincesse l’uno, anche l’altro
scomparirebbe.
Quindi era indovinata l’idea dei taoisti: il ciclo dei poli opposti
è eterno ed entro certi limiti può essere previsto. E questa legge vale per
tutti gli aspetti della realtà. Le due polarità hanno al massimo quattro
combinazioni, e da queste quattro nascono tutte le altre, in base a come le
osserviamo raggruppandole. E questo è il punto.
Per prevedere gli eventi, dobbiamo definirli e raggrupparli, ma
questa operazione ci può dare risultati diversi. Gli antichi taoisti scelsero
di raggrupparli in serie di tre
combinazioni, portandoli ad otto trigrammi e quindi a 64 esagrammi (4096
combinazioni possibili). Ma forse si poteva fare diversamente, senza contare
che i commenti ai trigrammi sono raccogliticci e di varia provenienza. Si
potrebbe forse far di meglio, facendo altri raggruppamenti o lasciando che i raggruppamenti
parlassero da sé. Siete in grado di leggerli senza commenti o di capire questo
codice di due linee in varie combinazioni?
È come un codice a barre.
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