martedì 21 maggio 2024

Le leggi dei mutamenti

 

Come avevano intuito gli antichi saggi taoisti e come hanno confermato le ultime scoperte della fisica, tutto è soggetto a un continuo mutamento, dalla microscopica particella alla montagna, da sole alle costellazioni, insomma ogni cosa nell’universo e l’universo stesso. La scienza altro non è che lo studio di questi mutamenti, dove già si vede che le forze attive si presentano a due a due e si influenzano a vicenda.

Il problema è sempre quello di capire come mutano queste forze, che agiscono – lo ricordo – sia nel macrocosmo esteriore sia nel microcosmo interiore degli esseri viventi. È assurdo pensare che le leggi esteriori siano diverse da quelle interiori. Perché mai dovrebbero essere diverse? Non siamo tutti figli delle stelle? Non abbiamo la stessa origine, la stessa energia?

La differenza è che le leggi della fisica ci dicono come mutano le cose ritenute materiali e quindi gli eventi fisici, mentre le leggi del mondo umano cercano di capire come mutano spontaneamente gli eventi mentali (pensieri, percezioni, sensazioni, sentimenti, emozioni ed atti di coscienza). Notate che il termine “emozioni” si riferisce proprio al movimento di questi stati d’animo.

Non solo. Come nella scienza cerchiamo di studiare le interazioni fra questi processi e le conseguenze sugli eventi fisici (per esempio, il movimento degli atomi o il movimento dei corpi celesti che possiamo così prevedere), così nel mondo umano cerchiamo di scoprire le leggi delle interazioni dei fatti mentali e le conseguenze sugli eventi che ci riguardano.

Un tentativo di questo genere era stato compiuto migliaia di anni fa, prima ancora che fosse stata scritta la Bibbia, dagli antichi taoisti, che misero a punto un codice duale (l’I Ching) che doveva prevedere l’evoluzione degli atti umani. Pensate che solo oggi gli uomini hanno realizzato qualcosa di simile con il codice duale dei computer. Con la differenza che non prevede l’evoluzione delle azioni umane.

Quando parliamo di azioni, ci viene subito in mente la terza legge di Newton che ci dice che ad ogni azione segue una reazione uguale e contraria. Ma questa legge è valida anche nei moti umani. Che infatti vanno a due a due.

I concetti, per esempio, vanno a coppie di elementi contrastanti ma pur sempre uniti. Se per esempio penso al bene, devo pensare anche al male; se penso al bello, devo pensare anche al brutto, se penso al caldo, devo pensare anche al freddo e così via per centinaia o migliaia di coppie di concetti. E si noti che questa struttura dinamica è presente sia nel mondo fisico sia nel mondo psichico; e quindi ci troviamo di fronte al dilemma di chi sia nato prima, se l’uovo o la gallina. Anche se oggi sappiamo che si sono coevoluti, senza un rapporto di causa-effetto.

A maggior ragione, non può esserci una vera differenza fra i due campi, ma solo modi diversi di presentarsi… di un’unica energia.

Prima ho parlato di pensare per concetti contrapposti. Ma, se il pensiero si è coevoluto con la materia, siamo sicuri che questo “pensare” non sia connesso ai moti materiali? Non solo per la sua origine, ma anche per la sua sostanza. In altri termini, il pensare o qualunque altro moto psichico devono corrispondere a effettivi moti fisici. Il che significa due cose: che ogni pensiero corrisponde a un moto nel cervello (ovvio). Ma anche che segue certe regole.

La prima regola è quella duale: ogni pensiero e ogni moto dell’animo va di pari passo con un pensiero o un moto dell’animo contrario ma legato strettamente al primo. In pratica, il nostro pensiero e tutti gli stati d’animo seguono una legge dialettica. Non si tratta però di un semplice dualismo (con una separazione netta dei due poli), ma di un moto contrario che resta comunque unito al primo. Lo chiamo “diade”.

Fra parentesi, questo schema diadico lo vediamo ripetersi dappertutto, dalla materia, al corpo, alla mente e alla coscienza. È universale e spiega perché, per esempio, ad ogni particella corrisponde un’antiparticella, perché le forze vanno a due a due, perché il tempo ha due fasi, perché i pensieri e i moti dell’animo sono duali, perché il nostro corpo ha due occhi, due braccia, due gambe, due polmoni, due reni, due cervelli,ecc. (mai tre!) e una coscienza che indica lo sdoppiamento dell’essere.

La seconda regola è che anche gli eventi seguono questo andamento dialettico: al successo segue l’insuccesso, all’inizio la fine, all’amore l’odio, alla pace la guerra, all’entrare l’uscire, a un’azione buona un’azione cattiva, a un progresso un regresso, alla vita la morte, alla salute la malattia, al su il giù… e viceversa.

Questo andamento è inevitabile data la struttura diadica della realtà. E prima o poi il pendolo deve muoversi, accadere, avanti e indietro. Senza contare che la vita finisce sempre con la morte. Se leggete la vita dei grandi uomini, vedete benissimo l’alternarsi dialettico di successi e insuccessi, di cose che vanno bene e di cose che vanno male. Ma anche se esaminate la vostra vita.

Il problema, semmai, è quello dei tempi e dei soggetti coinvolti, in quanto, per esempio, un’azione buona fatta dovrà essere seguita da un’azione cattiva subita dallo stesso soggetto o da altri soggetti collegati. Per la natura, l’importante è mantenere l’equilibrio complessivo, non quello individuale. Ma, siccome le azioni degli uomini sono tutte interrelate, i soggetti coinvolti possono essere molteplici.

Un soggetto come Gesù, che predicava l’amore, non poteva che essere colpito da una grande sventura. La natura non perdona: tutto deve essere equilibrato.

Ecco perché non ci sarà mai fine al male o alla guerra, ecco perché il bene non potrà mai vincere il male; i due poli devono rimanere in equilibrio per mantenere il ciclo. Se vincesse l’uno, anche l’altro scomparirebbe.

Quindi era indovinata l’idea dei taoisti: il ciclo dei poli opposti è eterno ed entro certi limiti può essere previsto. E questa legge vale per tutti gli aspetti della realtà. Le due polarità hanno al massimo quattro combinazioni, e da queste quattro nascono tutte le altre, in base a come le osserviamo raggruppandole. E questo è il punto.

Per prevedere gli eventi, dobbiamo definirli e raggrupparli, ma questa operazione ci può dare risultati diversi. Gli antichi taoisti scelsero di  raggrupparli in serie di tre combinazioni, portandoli ad otto trigrammi e quindi a 64 esagrammi (4096 combinazioni possibili). Ma forse si poteva fare diversamente, senza contare che i commenti ai trigrammi sono raccogliticci e di varia provenienza. Si potrebbe forse far di meglio, facendo altri raggruppamenti o lasciando che i raggruppamenti parlassero da sé. Siete in grado di leggerli senza commenti o di capire questo codice di due linee in varie combinazioni?

È come un codice a barre.

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