Abbiamo detto che il primo movimento
creativo è stato la fluttuazione dall’uno al due. Ma non c’è stata una
divisione netta in una coppia di due cose: c’è stato uno sdoppiamento in due
polarità che sono contrapposte ma rimangono unite, l’una indispensabile
all’altra e ciascuna indispensabile a tenere in equilibrio il tutto. È come la
buccia di una banana (o di molteplici banane interconnesse) che si divide in
due, ma rimane attaccata alla base. Si è formata quella che io chiamo una
diade, che ha segnato la successiva creazione, nel senso che si sono generate
tutte le diadi, compresa quella di tempo/eternità: il tempo sta a indicare che
le cose avvengono in successione, mentre l’eternità indica che il ciclo è
eterno e circolare (non a caso gli orologi classici hanno forma circolare con
le [due] lancette che girano tornando al punto di partenza (12 o 24) in un movimento
senza inizio e senza fine (l’eterno ritorno).
Anche il tempo cosiddetto lineare è
circolare, nel senso che un giorno, ritornerà su stesso: siamo ancora nella
prima metà del moto pendolare. Per il
momento, esiste un tempo circolare interno (quello delle stagioni, delle fasi
del giorno, ecc.) ed esiste un tempo lineare esterno che non ha ancora finito
il primo semi-giro. Ma entrambi sono infiniti. C’è una differenza solo di ampiezza.
Una diade fondamentale resta quella
spirito/materia, cioè lo sdoppiamento in due poli (materia/mente o
interno/esterno) che sono contrapposti ma uniti, indispensabili l’uno
all’altro. E questo significa che dove c’è materia (l’esterno), là c’è
coscienza (l’interno).
Poiché le diadi sono tutte
interconnesse (in senso verticale e in senso orizzontale), dando origine a
tutto ciò che percepiamo, vuol dire che il tutto costituisce un’unica rete o
schiuma di pieni e vuoti, al punto che non c’è più un centro o un inizio privilegiato.
Il Tutto è una struttura multidimensionale il cui centro è dappertutto e la cui
circonferenza è in ogni luogo. Ogni diade è unita a tutte le altre, con la conseguenza
che, trattandosi sempre di processi dinamici, si crea un intrico brulicante di
vita e di coscienza. È come un insieme di catene in cui ogni anello – inteso
come processo dinamico che oscilla di continuo - è agganciato, direttamente o
indirettamente, a tutti gli altri.
La struttura a diadi riguarda tutte le
forze, intese come campi d’azione di processi bipolari. E quindi ne risulta una
specie di rete neurale, in cui i vari neuroni sono tutti collegati fra di loro.
Non a caso il cervello è fatto così. Ma anche l’universo.
Questo riguarda non solo le
connessioni fisiche ma anche quelle psichiche: il modello è lo stesso: la
natura, trovando una struttura che funziona, che è valida per i suoi scopi, non
sta certo lì a trovarne un’altra e a sprecare tempo ed energia!
Un esempio tipico è il feto umano, che
impiega un modello unico, adattandolo di volta in volta ai maschi e alle
femmine. Lo stesso avviene per tutte le diadi, che seguono un unico schema.
Sono d’accordo con Kant che non
possiamo conoscere le cose in sé, ma per il semplice motivo che non sono mai in
sé, ma sempre per una relazione, come due gemelli siamesi, con due teste ma un
unico corpo (comunque duale). Ma non è vero che le cose siano indipendenti da
noi; in realtà sono tutte interdipendenti. E, come enti che sono interconnessi,
anche noi possiamo fare la differenza e influenzare gli eventi.
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