lunedì 27 maggio 2024

Plasmare il mondo

 

Il rapporto tra soggetto conoscente e oggetto è centrale nella filosofia della conoscenza. Si tratta della relazione tra la mente (il soggetto) e la realtà esterna (l'oggetto) che viene conosciuta attraverso l'esperienza, la percezione e la riflessione. Secondo molte prospettive filosofiche, il soggetto conoscente e l'oggetto conosciuto sono interdipendenti e si influenzano reciprocamente: la mente umana organizza e interpreta le informazioni provenienti dall'oggetto esterno, mentre l'oggetto esterno determina in parte la nostra percezione e comprensione della realtà.

 

Dunque, il soggetto e l'oggetto sono considerati interrelati. Questa relazione è indicativa del fatto che la conoscenza non è semplicemente un processo passivo di percezione dell'oggetto esterno da parte del soggetto, ma piuttosto un'interazione dinamica (diade) tra la mente umana e la realtà esterna. Il soggetto, attraverso le sue facoltà cognitive e interpretative, dà significato all'oggetto che percepisce, mentre l'oggetto esterno contribuisce a fermare la percezione e la comprensione del soggetto. Questo legame tra soggetto e oggetto è considerato essenziale per la formazione della conoscenza.

In altri termini, l’oggetto ci dà l’input sensoriale, ma poi la mente organizza e “legge” questi dati secondo le proprie regole.

 

L'oggetto esterno ci fornisce input sensoriali attraverso i nostri sensi, come la vista, l'udito, il tatto, il gusto e l'olfatto. Questi dati sensoriali vengono elaborati e interpretati dalla mente umana, che li organizza, analizza e attribuisce loro un significato. Quindi, anche se l'oggetto esterno costituisce la base dell'esperienza sensoriale, è la mente umana che interpreta e dà senso a questi dati, utilizzando le proprie conoscenze pregresse, le proprie categorie, le abilità cognitive, le percezioni soggettive, le credenze personali, i valori e le emozioni.

 

Di conseguenza, la stessa realtà esterna può essere percepita e interpretata in modi diversi da individuo a individuo, poiché ognuno ha una prospettiva unica e soggettiva che influenza la sua comprensione del mondo circostante.

Ma esiste una conoscenza oggettiva, ossia una conoscenza che non dipende dalle percezioni individuali o dai punti di vista soggettivi. Questa prospettiva presume che ci sia una realtà esterna esistente indipendentemente dalla percezione umana e che è possibile accedervi in modo oggettivo tramite i sensi, la ragione e altri mezzi di indagine.

 

Tuttavia, si può mettere in discussione la possibilità di una conoscenza oggettiva assoluta, sostenendo che ogni atto di conoscenza è necessariamente condizionato dalle interpretazioni soggettive della mente umana e dalle caratteristiche cognitive dell'individuo. Quindi, la conoscenza umana sarebbe intrinsecamente influenzata dalla prospettiva, dall'esperienza, dagli influssi e dalle capacità cognitive dell'osservatore.

Anche in fisica ci si è trovati di fronte allo stesso problema, quando ci si è accorti che la natura di certe particelle veniva definita proprio dall’atto di conoscenza o di osservazione.

 

Pertanto, sembra impossibile raggiungere una conoscenza completamente oggettiva degli oggetti esterni, poiché la nostra comprensione del mondo è sempre mediata dai nostri processi cognitivi e dalle nostre interpretazioni soggettive.

Ma questo ha delle precise conseguenze: prima, il soggetto e l’oggetto non possono essere disgiunti, perché si influenzano a vicenda in un loop diadico, indicativo del fatto che i due poli sono sì distinti, ma uniti in un processo continuo; e, seconda, il soggetto contribuisce a modellare la realtà e può plasmarla.

L’importante è scoprire il modo in cui plasmare le cose non in modo involontario, ma volontario. Si può tentare un esperimento!

 

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