Il rapporto tra soggetto conoscente e oggetto è centrale nella
filosofia della conoscenza. Si tratta della relazione tra la mente (il
soggetto) e la realtà esterna (l'oggetto) che viene conosciuta attraverso
l'esperienza, la percezione e la riflessione. Secondo molte prospettive
filosofiche, il soggetto conoscente e l'oggetto conosciuto sono interdipendenti
e si influenzano reciprocamente: la mente umana organizza e interpreta le
informazioni provenienti dall'oggetto esterno, mentre l'oggetto esterno
determina in parte la nostra percezione e comprensione della realtà.
Dunque, il soggetto e l'oggetto sono considerati interrelati.
Questa relazione è indicativa del fatto che la conoscenza non è semplicemente
un processo passivo di percezione dell'oggetto esterno da parte del soggetto,
ma piuttosto un'interazione dinamica (diade) tra la mente umana e la
realtà esterna. Il soggetto, attraverso le sue facoltà cognitive e
interpretative, dà significato all'oggetto che percepisce, mentre l'oggetto
esterno contribuisce a fermare la percezione e la comprensione del soggetto.
Questo legame tra soggetto e oggetto è considerato essenziale per la formazione
della conoscenza.
In altri termini, l’oggetto ci dà l’input sensoriale, ma poi la
mente organizza e “legge” questi dati secondo le proprie regole.
L'oggetto esterno ci fornisce input sensoriali attraverso i
nostri sensi, come la vista, l'udito, il tatto, il gusto e l'olfatto. Questi
dati sensoriali vengono elaborati e interpretati dalla mente umana, che li
organizza, analizza e attribuisce loro un significato. Quindi, anche se
l'oggetto esterno costituisce la base dell'esperienza sensoriale, è la mente
umana che interpreta e dà senso a questi dati, utilizzando le proprie
conoscenze pregresse, le proprie categorie, le abilità cognitive, le percezioni
soggettive, le credenze personali, i valori e le emozioni.
Di conseguenza, la stessa realtà esterna può essere percepita e
interpretata in modi diversi da individuo a individuo, poiché ognuno ha una
prospettiva unica e soggettiva che influenza la sua comprensione del mondo
circostante.
Ma esiste una conoscenza oggettiva, ossia una conoscenza che non
dipende dalle percezioni individuali o dai punti di vista soggettivi. Questa
prospettiva presume che ci sia una realtà esterna esistente indipendentemente
dalla percezione umana e che è possibile accedervi in modo oggettivo tramite i
sensi, la ragione e altri mezzi di indagine.
Tuttavia, si può mettere in discussione la possibilità di una
conoscenza oggettiva assoluta, sostenendo che ogni atto di conoscenza è
necessariamente condizionato dalle interpretazioni soggettive della mente umana
e dalle caratteristiche cognitive dell'individuo. Quindi, la conoscenza umana
sarebbe intrinsecamente influenzata dalla prospettiva, dall'esperienza, dagli
influssi e dalle capacità cognitive dell'osservatore.
Anche in fisica ci si è trovati di fronte allo stesso problema,
quando ci si è accorti che la natura di certe particelle veniva definita
proprio dall’atto di conoscenza o di osservazione.
Pertanto, sembra impossibile raggiungere una conoscenza
completamente oggettiva degli oggetti esterni, poiché la nostra comprensione
del mondo è sempre mediata dai nostri processi cognitivi e dalle nostre
interpretazioni soggettive.
Ma questo ha delle precise conseguenze: prima, il soggetto e l’oggetto
non possono essere disgiunti, perché si influenzano a vicenda in un loop
diadico, indicativo del fatto che i due poli sono sì distinti, ma uniti in un
processo continuo; e, seconda, il soggetto contribuisce a modellare la realtà e
può plasmarla.
L’importante è scoprire il modo in cui plasmare le cose non in
modo involontario, ma volontario. Si può tentare un esperimento!
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