martedì 28 maggio 2024

La logica circolare e il ruolo del soggetto sporgente

 

La logica che adotto non è più lineare, come quella di Aristotele (un effetto, una causa), ma circolare (un effetto, una causa, un effetto, una causa…). Ma mi sembra che questa sia la logica della natura e che quella vecchia lineare sia solo miope, cioè non riesce a vedere lontano.

Come potrebbe esserci un effetto di una causa senza che questa causa sia a sua volta un effetto – e così all’infinito in un loop senza inizio e senza fine? La logica lineare deve postulare che vi sia una Causa prima, altrimenti la linea da dove comincia? Ma io faccio osservare che in uno spazio-tempo curvo, una linea retta è solo una parte di una linea che, a lungo andare, si curva. E, in uno spazio a quattro dimensioni (quello di Einstein), una linea che si curva ritorna su se stessa.

Lo so che il concetto è difficile e opinabile. Ma io noto che ogni movimento risulta così: non due forze che si rincorrono fino a incontrarsi, ma due forze che si rincorrono in un loop infinito, senza inizio e senza fine.

Per esempio, come potrebbe esistere un soggetto se non ci fosse un oggetto? E come potrebbe esistere un oggetto se non ci fosse un soggetto?

Ora, da dove si comincia? È nato prima l’uovo o la gallina? È nato prima il soggetto o l’oggetto?

O sono nati insieme, co-evoluti? L’uno definisce l’altro, l’uno permette l’altro, l’uno ha bisogno dell’altro… l’uno pone in essere l’altro, in un movimento circolare, l’unico che non ha né inizio né fine. Se vi mostro una freccia che si muove circolarmente, mi sapreste dire da dove o da quando ha avuto inizio e dove e quando finirà?

L’infinito può essere contenuto in un semplice circolo.

L’infinito può essere contenuto nel finito. In matematica questo è assodato.

Per esempio,è  possibile avere insiemi finiti che contengono un numero infinito di sottoinsiemi. Un esempio classico è l'insieme dei numeri naturali, che è un insieme infinito, ma ogni singolo sottoinsieme di numeri naturali sarà comunque finito.

Non dovete dunque ipotizzare un Dio infinito. L’infinito c’è dappertutto.

E non è una semplice questione di logica: è una questione sostanziale (per quanto la realtà sia “sostanziale”). Ogni processo è così. Due polarità che s’inseguono e che possono variare l’una nei confronti dell’altra, ma che non possono mai raggiungersi o annientare l’avversario. Come esemplificare questo gioco che vediamo in azione nella vita/morte, nell’essere/non essere, nel tutto/nulla o nel maschio/femmina?

Se il maschio annientasse la femmina o viceversa, come andrebbe avanti la vita? No, la vita va avanti perché l’inseguimento non termina mai. Guai se si fermasse.

Inizio/fine, confronto/scontro, accordo/disaccordo, concordia/discordia… il circolo non ha inizio né fine e non si ferma mai. Questo significa che i processi della realtà (almeno di questo mondo) ha struttura circolare, quella dei due principi yang/yin che si rincorrono senza prendersi mai.

Ogni circolo ha lo stesso schema che può essere considerato un campo (o diade), collegato a tutti gli altri in una interdipendenza generale.

Ma, se tutti i campi sono interdipendenti, il soggetto, in quanto essere cosciente, ha la possibilità emergere individualmente, di “sporgere” (uscire dal contesto naturale), superando la simmetria spontanea e imponendo una nuova simmetria o armonia. Come?

Sporgendo dalla simmetria ciclica o circolare del soggetto/oggetto naturale, per dare un diverso “giro di ruota”.

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