Come dice Heidegger, “essere nel mondo”, non è un semplice
essere come tanti enti isolati e indipendenti, ma un essere interdipendenti,
co-intessuti. Considerate le piante che ci danno l’ossigeno e il cibo per gli
erbivori e per noi; e considerate i minerali, senza i quali non ci sarebbero né
le nostre ossa né il nostro sangue.
Dunque, respiriamo l’ossigeno prodotto dalle piante che sono
– poverette! – all’inizio della catena alimentare; e siamo impastati di
minerali che ci permettono di vivere.
Più co-intessuti di così?
Siamo come tanti fili o nodi di un tessuto o di una rete.
Ecco come siamo.
Ma le piante, così utili, sono destinate a essere mangiate
dagli altri animali o insetti; e anche i minerali vengono assimilati con il
cibo.
Non so chi abbia fatto questo mondo (spero non un Dio
feroce), ma questo è il meccanismo della vita. Qualcuno deve essere ucciso per
essere mangiato e far vivere gli altri. Divorare e essere divorati: non ci vedo
un Dio tanto misericordioso.
Avete mai visto come un leone sbrana una gazzella? Non è cattivo,
ma deve mangiare. E anche noi facciamo lo stesso con gli altri animali e le
piante. Questo non è un mondo per anime delicate. È un mondo di assassini!
Anche noi, quando esaleremo l’ultimo respiro-ossigeno,
finiremo ad alimentare vermi, larve e altri insetti poco piacevoli. Ma neppure loro
sono cattivi. Devono mangiare.
Il sacrificio è la cifra di questo mondo, tant’è vero che i
cristiani “mangiano” il loro Dio.
Mangiare è un meccanismo molto intimo, perché con esso si
assimila nel nostro organismo ciò che ci piace. Anche in amore, dove ci si
vorrebbe mangiare e ci si bacia, cioè si cerca di assimilare nella nostra carne
e nel nostro sangue chi si ama. E non mangiamo il latte di nostra madre?
Vedete voi: qualcuno deve farsi mangiare. Ma non venitemi a
parlare di un Dio tanto buono. Semmai, è un macellaio!
Io, da semplice ometto senza pretese di onnipotenza e onniscienza,
avrei studiato un altro metodo per mandare avanti la vita. Ma bisognerebbe sentire
le ragioni di Dio. Che però non mi risponda come al povero Giobbe: “Che vuoi
sapere tu? Io sono io, e tu sei….” Questa è arroganza!
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