martedì 2 luglio 2024
I collegamenti fra soggetto e oggetto
Com’è
possibile essere il soggetto e l’oggetto di volta in volta? Come è possibile
essere alternativamente l’osservatore e l’osservato? Sembra una contraddizione
logica! Eppure questo avviene continuamente… , nei dualismi della natura e
nel dualismo della nostra coscienza. C’è un soggetto che osserva e un soggetto
(dunque diventato un oggetto) che è osservato, di volta in volta. Così funziona
la nostra coscienza. È come un gioco di specchi, l’uno messo di fronte
all’altro.
Il
fatto è che la logica della natura non è affatto la nostra logica lineare, dove
una cosa avviene escludendo l’altra, e quindi o c’è luna o c’è
l’altra. La logica della natura è circolare, e perciò c’è una cosa e
l’altra, se c’è una cosa polare c’è il suo contrario. Non è una logica che
esclude, ma una logica che include.
Questo
è evidente nelle antinomie: se c’è il bello, c’è il brutto; se c’è il caldo,
c’è il freddo; se c’è la luce, c’è il buio, e viceversa. L’espirazione non può
esistere senza l’inspirazione, e viceversa. Perché tra i due movimenti c’è un
rapporto indissolubile: se c’è l’uno c’è anche l’altro. Questo perché le forze
vanno a due a due, se c’è un’azione c’è una reazione. Se c’è il venire, ci deve
essere l’andare; se c’è l’attrazione, c’è la repulsione, ecc. I due opposti
sono entangled, uniti, anche se si
alternano con un movimento oscillante o altalenante. Vanno visti come complementari,
come le due pale di un’elica (chissà perché il DNA ha questa forma a doppia
elica) o come due facce di una stessa moneta. Potete immaginarvi una moneta con
un’unica faccia o con tre facce?
È
vero che avvengono l’uno dopo l’altro, ma sono comunque legati. Dunque,
esistono l’uno per l’altro. Nella coscienza, questo è evidente. Nel momento in
cui l’io A (soggetto) è cosciente dell’io B (oggetto), l’io B è cosciente
dell’io A. Forse c’è la differenza di un attimo quando mi metto deliberatamente
a essere cosciente del mio essere cosciente, ma nella pratica sono indispensabili
l’uno all’altro.
Tra
il toccare e essere coscienti del tocco quanto passerà?
Analogamente,
il bene e il male avvengono l’uno dopo l’altro, l’uno per l’altro. L’amore
sembra escludere l’odio, ma in realtà lo include originariamente. Si
differenziano in quanto uniti; e si uniscono perché sono differenziati in modo
complementare. L’uno non può fare a meno dell’altro, l’uno dà vita all’altro. Nel
momento in cui sono innamorato, sembra impossibile che esista l’odio; ma basta
un attimo (un tradimento o una discrepanza) e l’odio salta fuori.
Se
il soggetto è legato all’oggetto-coscienza nella coscienza, è anche legato
all’oggetto-oggetto nella natura. E questo perché tutti hanno un’origine
comune. L’ho già chiarito. Se io posso osservare un oggetto, vuol dire che in
quel momento sono legato e creo in un certo senso quell’oggetto, ovvero
il soggetto e l’oggetto si creano insieme.
Il soggetto e l’oggetto
possono essere legati sia concettualmente che materialmente, a seconda del
contesto. Concettualmente, il soggetto può essere collegato all’oggetto
attraverso idee, relazioni o significati. Materialmente, il legame può
riguardare la fisicità o la presenza tangibile dell’oggetto. Ad esempio, se
parliamo di un libro, il soggetto (lettore) è collegato all’oggetto (libro) sia
concettualmente (attraverso la lettura e la comprensione) che materialmente (scrivendo,
costruendo e tenendo il libro in mano).
Però,
attenzione, il particolare collegamento tra soggetto e oggetto è già stato posto
al momento della creazione dei soggetti e degli oggetti. Dunque, questo
collegamento è già definito in quanto soggetto/oggetto. “Tu sei l’oggetto e io
sono il soggetto!” Ma è definito genericamente per il soggetto e per l’oggetto.
Se
un gatto gioca con un gomitolo di lana, per lui quell’oggetto diventa una
palla. Ovvero una palla può essere usata per vari giochi, assumendo varie
funzioni.
Quindi,
è possibile ridefinirlo, Una scultura, per esempio, è pur sempre un oggetto
ridefinito che assume una nuova forma e un nuovo significato ad opera di un
uomo. È un pezzo di natura (argilla, marmo, pietra, oro. ecc.) che viene
manipolato dall’uomo. L’intenzione-interazione di un dato uomo trasforma
quell’oggetto. Cioè, il rapporto soggetto/oggetto era già definito in quanto
tale, ma non quel particolare rapporto tra un soggetto e un oggetto.
Ma
qui subentra la manipolazione dell’uomo, che può sempre entrare in
azione prima mentalmente e poi materialmente (per costruire per esempio una
sedia, un’auto o qualsiasi manufatto). Però domandiamoci: l’uomo in quanto
soggetto avente un’intenzione può influire sull’oggetto senza manipolarlo
direttamente?
Teoricamente,
sì. Che cosa manca infatti al soggetto che ha un’intenzione di modificare un
oggetto? Ovviamente il collegamento manuale, fisico, la “manipolazione”
appunto. Se voglio far oscillare un pendolo immobile, gli do una spinta. Ma ho
già osservato che l’osservazione crea un campo comune fra me
soggetto e l’oggetto. Se fossi altrove, se non lo vedessi o se dormissi, quel
campo non si formerebbe.
Sembra
incredibile, ma l’osservazione o anche solo la presenza è una
forza che connette, che crea un legame, seppur debole. Questo è evidente quando
due soggetti animati entrano in interazione. Però deve avvenire anche nell’interazione
fra un soggetto animato e un oggetto inanimato.
Il
motivo è dato dal rapporto soggetto/oggetto, che è una diade – e dunque
connette già due cose contrapposte e legate. Se non ci fosse questo legame
iniziale, le due cose non esisterebbero. E, se esistono, è perché sono collegate
o collegabili. Tutti i soggetti e tutti gli oggetti sono collegati o collegabili,
ossia possono entrare in relazione. Se io guardo e osservo un cane e se il cane
guarda e osserva me, tra i due si instaura un collegamento.
Ma
lo stesso succede se io guardo e osservo un sasso.
Naturalmente,
noi diciamo che il sasso non ha organi sensoriali. E non può reagire o
contraccambiare. Ma, allora, perché è presente? Basta la presenza per creare un
collegamento. Non altro.
Uno
scienziato direbbe che non basta la presenza per costruire un collegamento fra
due enti. Egli penserebbe che, affinché vi sia un collegamento tra due entità,
è generalmente necessaria un'interazione o una relazione che le leghi in
qualche modo, come ad esempio un contratto, un accordo, una transazione, una
comunicazione o una connessione fisica o logica. La presenza di due enti può
essere un prerequisito per la creazione di un collegamento, ma di per sé non
garantisce che tale collegamento effettivamente esista.
Però, tale connessione già esiste, sia a livello “logico”
sia a livello di presenza. E, quindi, lo scienziato dovrebbe convenire che, se
il collegamento tra due entità esiste sia a livello logico sia a livello di
presenza, allora è più probabile che le due entità siano effettivamente
collegate in qualche modo. Quando si parla di collegamento a livello logico, ci
si riferisce spesso a relazioni concettuali o virtuali tra entità, come ad
esempio le dipendenze funzionali in un o le relazioni tra oggetti in un modello
concettuale. D'altra parte, il collegamento a livello di presenza potrebbe
indicare che esiste una connessione fisica o materiale tra le entità, come ad
esempio una rete informatica fisica che collega due dispositivi. Pertanto, se
hai verificato che esiste un collegamento sia a livello logico sia a livello di
presenza tra due entità, è probabile che le entità siano effettivamente
collegate in maniera significativa. Tuttavia, è importante chiarire il tipo di
collegamento e capire come influisce sulle entità coinvolte per comprenderne
appieno la natura e le implicazioni.
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