La presenza mentale
Abbiamo
detto che basta la reciproca presenza per instaurare un collegamento fra
due soggetti (ciò è già verificabile), fra un soggetto e un oggetto, o fra due
oggetti. E quindi, nel secondo caso, se c’è una presenza fisica e una
interazione mentale, il soggetto potrebbe influire sull’oggetto. Però, c’è
presenza e presenza.
Qui
bisogna tornare alla psicologia orientale e alla cosiddetta “presenza mentale”.
La presenza mentale significa vivere
concentrati nel qui e ora, vivere nel momento presente, con mente e corpo
focalizzati su un unico punto, liberarsi
da qualsiasi pensiero sul passato o sul futuro. In sintesi, la presenza mentale può essere vista
come la capacità di essere pienamente consapevoli del momento presente, senza
distrazioni o preoccupazioni.
È chiaro che c’è una bella differenza
rispetto all’abituale attenzione poco concentrata e distratta, o meglio rispetto
all’attenzione diffusa all’ambiente in cui siamo, pronta a tutto e a niente in
particolare. Avere consapevolezza di un oggetto significa concentrarsi su di
esso, ritagliandolo dal contesto generico. Ma occorre anche avere
consapevolezza di sé mentre si ha consapevolezza dell’oggetto, il che implica
una percezione acuta delle proprie emozioni, dei pensieri e delle sensazioni
corporee in relazione all’oggetto. Questo stato di attenzione piena permette di
agire con maggiore intenzionalità, piuttosto che essere trascinati dagli
automatismi quotidiani, dal “pilota automatico”.
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