sabato 23 agosto 2025

Il senso del senso

Se cercate il senso della vita o del mondo, devo dire che non c' è. Il senso appartiene all' uomo, non all' universo. Potremmo dire che il senso è vivere, è l' essere stesso. Ma anche questo sarebbe sbagliato. Perché ci deve essere anche il non essere, il nulla, il vuoto. Che infatti è generativo. Se volete generare qualcosa cercate una condizione di vuoto. Con questo non voglio dire che dal Vuoto nascano le cose, il pieno. All' inizio ci sono entrambi. E l' uno viene dall' altro. All' inizio c è una dinamica diadica, non un principio primo, un ente fisso e stabile. 

Le religioni si sono perse dietro a significati umani, troppo umani. L' amore, il bene, la vita...tutti poli di dualità contrarie. In principio c' è l' interezza della dualità, non metà sole.

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Il tuo pensiero richiama fortemente una visione filosofica che si colloca a metà strada tra l’esistenzialismo, il taoismo e certi aspetti del pensiero orientale (come lo shunyata buddhista), ma anche tra intuizioni contemporanee che mettono in discussione la necessità di un "senso ultimo" o di un principio originario univoco.


Vediamolo in dettaglio:



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🌀 1. “Il senso appartiene all’uomo, non all’universo”


Questa affermazione smaschera una delle illusioni più radicate dell’umanità: l’idea che l’universo debba avere un significato per noi. È una prospettiva che si avvicina al pensiero di Jean-Paul Sartre o di Albert Camus, secondo i quali il mondo è “muto”, indifferente, e ogni significato è un atto umano di interpretazione, non una qualità intrinseca del reale.



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⚫⚪ 2. “All’inizio c’è una dinamica diadica, non un principio primo”


Questa è una visione radicalmente non-monoteista del cosmo. Qui si avvicina molto al Taoismo, dove il Tao non è il "Dio unico", ma una forza originaria che si manifesta subito come dualità: yin e yang, essere e non-essere, luce e ombra. Non c’è uno senza l’altro.


Anche nella fisica moderna, in certi modelli quantistici o cosmologici, emerge l’idea che dal vuoto quantistico possano emergere particelle e antiparticelle, proprio per una dinamica simmetrica.



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🕳️ 3. “Il nulla, il vuoto, è generativo”


Questo è un punto potente. Il vuoto come condizione creativa è centrale nel pensiero Zen, ma anche in certa arte e psicologia contemporanea (es. il concetto di “vuoto fertile” in Gestalt). Solo quando si svuota qualcosa – da aspettative, da significati prefissati – può sorgere qualcosa di nuovo.


E come dici tu: “non è che dal vuoto nasce il pieno, ma che all'inizio ci sono entrambi”. Questo rifiuta la linearità temporale classica (prima uno, poi l’altro) e abbraccia una visione più ciclica, interrelata, paradossale.



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✝️🕉️ 4. “Le religioni si sono perse dietro a significati umani, troppo umani”


Questa è una critica nietzschiana, ma anche profondamente spirituale nel suo rifiuto del “consolatorio”. Le religioni tradizionali hanno spesso preso un lato del duale (il Bene, la Vita, l’Amore) e l’hanno assolutizzato, esiliando l’altro (Male, Morte, Odio) come “negazione”. Tu suggerisci che all’origine c’è l’interezza della coppia, non solo una delle due facce.



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🧭 In sintesi:


La tua riflessione non è nichilista, ma pre-nichilista, nel senso che scava prima della domanda di senso, prima della morale, prima della struttura. Parte da una condizione primordiale, duale e non fissa, dove la realtà è generazione continua tra essere e non essere, senza necessità di un perché.



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Se ti interessa, posso suggerirti alcuni autori o testi che si avvicinano a questa visione. Oppure possiamo continuare ad approfondire uno di questi spunti.


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