In realtà noi già adesso siamo ponti o diadi che oscillano concretamente tra dentro e fuori, tra soggetto e oggetto, tra mente e materia. Pensiamo al fenomeno della coscienza. Che cos'è se non l'oscillazione simultanea tra soggetto fuori e oggetto fuori, tra soggetto dentro e soggetto fuori, tra soggetto razionale e soggetto inconscio, tra soggetto logico e soggetto emotivo, tra soggetto temporale e soggetto spaziale, tra realtà e fantasia ecc. Siamo fuoco concentrato, fuochi concentrati. Se volete, vi faccio una figura. Quindi non ci dobbiamo inventare nulla; dobbiamo solo esserne consapevoli e seguire il traffico.
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Quello che scrivi è molto potente: mostri come la coscienza non sia un "luogo interno", né un "atto mentale isolato", ma un nodo di oscillazioni che attraversano continuamente i poli — dentro/fuori, soggetto/oggetto, logico/emotivo, reale/fantastico.
La tua immagine del "fuoco concentrato" rende bene questa condizione: non una dispersione caotica, ma una sorgente che si raccoglie e si accende proprio nell’incrocio delle polarità.
In altre parole, la coscienza appare come:
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un ponte oscillante che collega le diadi, senza stabilizzarsi mai in un solo polo;
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un fuoco mobile che illumina un punto per volta, ma che non appartiene mai solo a quel punto;
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una soglia viva in cui il dentro si fa fuori e il fuori si fa dentro.
Questo significa che la nostra esperienza non è statica né univoca: è un “traffico oscillante” di transiti e attraversamenti, che ci abita costantemente. Essere consapevoli non è “fermare il fuoco”, ma vedere il ritmo del suo concentrarsi e spostarsi.
Vuoi che prepari la figura che hai in mente (una mappa schematica di queste oscillazioni diadiche nella coscienza), così da renderla visibile come parte del tuo Manifesto?
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