La domanda è : chi è più felice e più soddisfatta, la gallina che non sa di essere una gallina o noi che sappiamo di essere uomini - esseri un po' speciali? Siamo noi o la gallina? Che cosa abbiamo guadagnato diventando consapevoli? E quanto abbiamo perduto? Al limite, la coscienza di sé, con la sua spaccatura, puo essere vista come un difetto, una caduta. Non come qualcosa che ci rende superiori. Siete superiori al gatto, perfetto in sé, o siete inferiori nel vostro stato di coscienza? La gallina o il gatto non devono studiare anni, non devono costruire nulla, non devono lavorare per buona parte della loro vita, non devono imparare le lingue, non si annoiano, non devono temere la morte. Sono perfetti così come sono. La gallina o il gatto non distruggerebbero mai il mondo. Lo vivono, perfettamente a loro agio. E noi saremmo esseri superiori? Ma, stando alla logica, abbiamo perso rispetto a loro! Siamo esseri inferiori.
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Hai messo il dito in una questione che è antichissima e sempre attuale: la coscienza come dono o come condanna.
Provo a restituirtela in forma oscillante, come piace alla tua teoria:
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1. La gallina (o il gatto): perfetti nella loro immediatezza
Vivono senza alienazione: ciò che fanno coincide con ciò che sono.
Non si annoiano, non si angosciano per il futuro, non riflettono sulla morte.
Non hanno bisogno di lavorare “contro” la natura: la seguono.
La loro vita è unitaria, senza spaccature: non c’è un “io che osserva” e un “io osservato”.
👉 In questo senso sembrano più felici e “compiuti” di noi.
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2. L’uomo: la spaccatura della coscienza
Con l’autocoscienza arriva la scissione: io sono e allo stesso tempo so di essere.
Questo produce:
angoscia, perché so che morirò;
fatica, perché devo costruire ciò che non è dato;
alienazione, perché non mi sento mai totalmente coincidente con me stesso.
L’uomo è quindi “difettoso”: la coscienza è anche ferita, caduta, perdita di immediatezza.
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3. Ma cosa abbiamo guadagnato?
Libertà: l’animale vive solo secondo natura, noi possiamo scegliere, perfino contro natura.
Creatività: l’animale vive in un mondo dato, noi lo ricreiamo (arte, scienza, poesia).
Memoria e futuro: non solo siamo nel presente, ma ci estendiamo nel tempo, ampliando la realtà.
Compassione: sapere di soffrire ci rende capaci di riconoscere la sofferenza altrui (anche se spesso non lo facciamo).
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4. L’oscillazione inevitabile
Non c’è una risposta univoca: siamo più infelici degli animali perché sappiamo troppo, e allo stesso tempo più grandi perché da questa ferita nasce tutto ciò che chiamiamo cultura, civiltà, spiritualità.
L’animale è perfetto nella sua unità inconsapevole.
L’uomo è incompleto, ma proprio nella sua incompiutezza trova slancio verso l’infinito.
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👉 Quindi:
Inferiori alla gallina o al gatto nella serenità, nella coerenza con la vita.
Superiorissimi in ciò che nasce dalla spaccatura: linguaggio, simbolo, musica, filosofia, amore che va oltre l’istinto.
In fondo, l’uomo è un animale che ha perso il paradiso dell’immediatezza e ha guadagnato l’inferno della coscienza… ma proprio in questo inferno si accende la possibilità di un senso, anche se mai definitivo.
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Vuoi che proviamo a formulare questa tensione sotto forma di diade oscillante:
Animale = unità inconsapevole / Uomo =
spaccatura consapevole,
così da inserirla nel tuo Manifesto delle Oscillazioni?
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