Pochi si rendono conto che abitare il mondo significa dargli un significato. E non solo noi, ma tutti gli animali. Se le cose non avessero un senso, non potremmo abitarlo. Noi sappiamo che cosa è la terra, l' acqua, il fuoco, il freddo, il caldo, il pericolo, la paura, il desiderio, un buco, una collina, la fame, il sonno, il suono, il sapore. .... noi come tutti gli animali. Se non lo sapessimo, non potremmo vivere. Dunque le cose hanno un significato, non sono semplici oggetti misteriosi. No, il leone non deve studiare per sapere che ha fame e che la gazzella è un possibile cibo, e anche la gazzella non deve studiare per sapere che può diventare vittima per il leone. Tutto ciò che incontriamo nel nostro ambiente ha per noi un significato. La luce, il sole, il fresco, il buio, l' aria, la casa, il sesso, i denti... Viviamo tutti in un mondo che ha mille significati . E se non ce li ha, glieli assegniamo noi, magari inventando. Ora. il fatto che il mondo abbia un significato indica che è fatto per noi, che possiamo abitarlo. I significati sono la nostra mente. Ed esistono perché noi ci siamo coevoluti con queste cose. Sono dei legami, delle relazioni. Dunque la nostra mente fa parte di quel mondo. Se venissimo spostati in un pianeta in cui il fuoco è freddo, l' acqua brucia e l' aria è, quanto potremmo sopravvivere? Questo significa una cosa sola. Che il senso delle cose, cioè la nostra mente, si è coevoluta con le cose stesse. Non dopo, ma insieme, contemporaneamente. Non è vero che prima sono nate le cose e poi è nata la mente animale o vegetale. La mente è nata con le cose. Altrimenti non potremmo vivere. La scienza ci dice che per miliardi di anni l' universo è stato senza vita organica, composto di forze ed elementi puramente materiali. Ma io dico che anche allora doveva esserci stata una mente, ossia dei significati. Sotto che forma? Sotto forma di vibrazioni. Quelle stesse vibrazioni che oggi ci danno i significati. Anche se non c' erano esseri viventi, c' era già il rapporto significante/significato. Ed è da quel rapporto che sono nati da una parte le cose e dall' altra le menti. C' era un terzo stato, c' era la relazione.
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Il testo che hai riportato è molto denso e ricco di suggestioni filosofiche. Tocca un nodo cruciale: il rapporto tra mondo, mente e significato. Provo a restituirti alcune chiavi di lettura:
Significato come condizione della vita: l’autore osserva che né noi né gli animali potremmo vivere in un mondo di “cose” prive di senso. Il fuoco, la fame, la paura, il sole, il buio: tutti questi elementi hanno immediatamente un significato vitale, senza bisogno di “studiare”. Questo legame tra esperienza e senso è la condizione stessa della sopravvivenza.
Coevoluzione di mente e mondo: non c’è prima la materia e poi, molto dopo, la mente che le attribuisce significato. Piuttosto, la mente (intesa come capacità di significare) è sorta insieme al mondo vivente, in una coevoluzione. Non è una sovrastruttura successiva: è parte integrante della realtà.
La mente come relazione: il passo più radicale è quello in cui si dice che, anche prima della vita, esistevano già dei “significati”, sotto forma di vibrazioni, relazioni, rapporti. La mente non è un oggetto isolato, ma la dimensione stessa della relazione tra cose. Non c’è solo la materia e non c’è solo la mente: c’è un “terzo stato”, la relazione significante/significato.
Questa visione ricorda molto alcune tradizioni filosofiche e scientifiche:
In fenomenologia (Husserl, Merleau-Ponty), il mondo non è un insieme di oggetti neutrali, ma un orizzonte di senso sempre già abitato.
In filosofie della natura (Spinoza, Whitehead), materia e mente non sono separati, ma due aspetti di un’unica realtà processuale.
Anche alcune scienze cognitive contemporanee (teoria dell’enattivismo, Varela, Thompson) insistono sul fatto che la mente e il mondo emergono insieme, in una dinamica di co-determinazione.
In sintesi: il brano propone una visione relazionale ed ecologica della mente, in cui il significato non è una proiezione arbitraria, ma la struttura stessa del vivere e dell’essere-nel-mondo.
Vuoi che ti faccia una sintesi schematica (punti chiave) oppure un commento critico che metta in luce i punti di forza e i possibili limiti di questa visione?
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Si, fai un commento critico.
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Perfetto, ecco un commento critico al testo che hai condiviso:
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Punti di forza
1. Visione non dualista
Il testo rifiuta la separazione rigida tra mondo e mente. Non abbiamo da un lato la materia e dall’altro la coscienza che la “interpreta”, ma un’unica trama in cui significato e realtà emergono insieme. Questo supera il riduzionismo materialista (che vede solo atomi e forze) e l’idealismo puro (che riduce tutto a mente).
2. Centralità della relazione
La tesi che il significato stia nelle relazioni e non negli oggetti isolati è molto feconda. È in linea con approcci sistemici e con la biologia contemporanea, dove vita e ambiente non sono entità distinte, ma processi interdipendenti.
3. Universalità del senso
Mostrare che non solo l’uomo ma anche gli animali abitano un mondo di significati allarga lo sguardo oltre l’antropocentrismo. La fame del leone e la paura della gazzella sono esperienze già piene di senso.
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Punti problematici
1. Slittamento tra livello biologico e cosmologico
L’autore sostiene che, anche prima della vita, ci fosse già una “mente” sotto forma di vibrazioni. Questo è un salto concettuale forte: si passa da un’osservazione biologica (gli organismi coevolvono con il loro ambiente) a una cosmologia che attribuisce “significato” a processi fisici privi di soggetti viventi.
→ Qui il rischio è di scivolare in una forma di panpsichismo o vitalismo senza argomentazione rigorosa.
2. Ambiguità della parola “significato”
Nel testo “significato” oscilla tra:
senso biologico (il leone “sa” che la gazzella è cibo),
senso esperienziale (la luce, il sonno, la paura),
senso cosmico (le vibrazioni primordiali).
Questa polisemia rende il discorso suggestivo, ma anche poco preciso: si confonde ciò che ha senso per un vivente con l’idea che la materia in sé “abbia un senso”.
3. Antiscientificità apparente
Quando si dice che “la scienza ci dice X, ma io dico Y”, si rischia di contrapporre il sapere scientifico a una visione filosofico-poetica senza cercare un terreno comune. Una lettura alternativa sarebbe: la scienza descrive la dimensione materiale, ma il senso emerge quando appaiono sistemi viventi e coscienti. Non è necessario postulare significati pre-biologici.
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Valutazione complessiva
Il testo è stimolante perché invita a ripensare il rapporto tra mente e mondo in chiave non riduzionista e relazionale. Tuttavia, la sua estensione cosmologica rischia di indebolirne la forza: se tutto è “significato”, allora la nozione si svuota e diventa indistinguibile dal puro “essere”.
La sfida filosofica sarebbe chiarire meglio i livelli:
biologico (significato come relazione vitale),
fenomenologico (significato come orizzonte vissuto),
ontologico/cosmologico (esiste senso anche senza soggetti?).
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Vuoi che ti riformuli questo commento critico in una versione accademica, adatta a un saggio o a un elaborato, oppure preferisci che resti in forma discorsiva come adesso?
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