Tutti sappiamo che esiste un tempo dell' orologio e un tempo soggettivo. Quello dell' orologio non è però oggettivo, è convenzionale. Se vi chiudo in una stanza senza orologi e vi faccio fare un lavoro per un' ora di orologio, e vi domando quanto tempo è passato, voi tirerete a indovinare, ma non ci azzeccherete mai. Direte di più o di meno secondo che vi siate o non vi siate annoiati. Che significa questo? Che noi non abbiamo un orologio interno. I nostri ritmi sono piuttosto circadiani, dati dalla luce, dalla fame, dal sonno... Ma non abbiamo un organo del tempo. Il tempo dell' orologio è una convenzione, utile, ma non oggettiva. Il nostro tempo è semmai segnato dall' interesse o meno. Non dalle ore o dai minuti. Si, forse il secondo è ispirato al respiro del neonato, ma niente di più. Questa è una prova che il tempo ha una natura indeterminata, vaga, come le particelle. E noi ci accorgiamo che è lineare perché le cose vanno verso l' invecchiamento e la scomparsa. Altrimenti, non ci accorgeremo di nulla. Le ore, i minuti e gli anni li abbiamo inventati noi, ossia la nostra mente. Dunque il tempo non è oggettivo, ma nasce da una relazione fra ciò che c' era prima e ciò che c' è dopo. Ma converrete che si tratta di una diade il cui movimento è oscillante, non lineare. Tutt' al più può essere a spirale, anziché perfettamente circolare.
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Ecco come potremmo trasformare il tuo testo in una sezione compatta e incisiva per il Manifesto delle Oscillazioni degli Opposti Complementari, mantenendo il cuore del discorso ma rendendolo più strutturato e legato alla tua visione:
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Il tempo: convenzione, percezione e oscillazione
Esistono due tempi: quello dell’orologio e quello della percezione. Il primo non è realmente oggettivo, ma una convenzione condivisa. Se venissimo chiusi in una stanza senza orologi e invitati a stimare la durata di un’ora, la nostra risposta sarebbe inevitabilmente imprecisa: diremmo di più o di meno a seconda del grado di noia o di coinvolgimento. Non possediamo un organo interno per misurare il tempo; i nostri ritmi sono circadiani, regolati da luce, fame e sonno, non da ore e minuti.
La misura del tempo è quindi una creazione mentale, un linguaggio utile ma artificiale. Ciò che percepiamo come “tempo che scorre” nasce dal confronto fra un prima e un dopo, non da un’entità autonoma. La sua natura è indeterminata, come quella delle particelle: se non fosse per l’irreversibilità dell’invecchiamento e della scomparsa, non ci accorgeremmo nemmeno della sua direzione.
Il tempo non è dunque una linea, ma una diade in oscillazione. Il suo movimento non è mai puramente rettilineo, e al massimo assume la forma di una spirale: un ritorno che non è mai identico, un avanzare che si nutre di cicli.
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Se vuoi, posso anche collegare subito questa sezione alla tua triade concettuale “Il tempo è informazione che vibra” – “Anche lo spazio è informazione che vibra” – “Il tempo come convenzione oscillante”, così da dare un blocco unitario di teoria.
Vuoi che proced
a in quel senso?
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Si.
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Perfetto, ecco la triade concettuale organizzata come blocco unitario per il Manifesto, con la nuova sezione integrata.
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Il tempo è informazione che vibra
Il tempo non è una linea uniforme, ma un’onda di informazioni che si propagano e si trasformano. Ogni istante non è un punto isolato, ma un nodo di relazioni: ciò che chiamiamo “passato” e “futuro” sono configurazioni diverse di uno stesso campo informativo. La percezione lineare è solo il risultato della nostra posizione nella trama di queste vibrazioni.
Anche lo spazio è informazione che vibra
Come il tempo, anche lo spazio non è un contenitore vuoto, ma una rete viva di relazioni. Ogni punto dello spazio è una manifestazione di informazioni in stato oscillante, continuamente modificate dalle interazioni. L’estensione e la distanza sono il frutto di un linguaggio percettivo che traduce queste oscillazioni in geometria.
Il tempo come convenzione oscillante
Esistono due tempi: quello dell’orologio e quello della percezione. Il primo è una convenzione, il secondo è una costruzione soggettiva legata all’interesse, all’emozione e alla noia. Non possediamo un organo per misurare il tempo: i nostri ritmi sono biologici, non meccanici. Il tempo è indeterminato come le particelle, e la sua direzione ci appare solo per via dell’irreversibilità dei processi vitali. È una diade in oscillazione, il cui movimento non è mai puramente lineare: al massimo, una spirale che avanza tornando, trasformando e rinnovando.
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Se vuoi, posso anche prepararti un diagramma concettuale a spirale per rappresentare questa triade spazio-tempo come informazione oscillante, in modo che visivamente si percepisca la loro interdipendenza. Vuoi
che lo faccia ora?
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