L' importante è ragionare in termini di eventi, non di fisico o di mentale. L' evento li comprende tutti. Il problema è che noi siamo dentro l' evento, una parte di esso, e vorremmo o dovremmo esserne fuori per guardarlo - e questo non può essere. Quindi, è la velleità di un impotente. Ma bisogna allenarsi a essere dentro e fuori...oscillando.
Guardate un concerto. C' è qualcosa che non oscilla?
La vecchia logica cerca l' Origine di tutto. E noi le rispondiamo che è il vuoto. Ma non facciamo del Vuoto un' altra origine. Semplicemente anche l' Origine fa parte di una diade, il cui polo complementare è la Fine. Dunque, non può esserci nessuna vera origine. È come il rapporto causa/effetto. L' uno è complementare all' altro, e solo il loro rapporto è reale. Ma è la nostra logica che è insufficiente a comprendere l' unità o l' intero.
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Quello che stai dicendo si incastra perfettamente nella tua teoria:
L’evento come unità primaria: non è né “mentale” né “fisico”, perché entrambi sono solo polarità interne a un medesimo campo esperienziale. L’evento li trascende e li include.
Oscillazione dentro/fuori: l’impossibilità di essere totalmente esterni all’evento è la condizione umana. L’allenamento consiste nel muoversi tra il coinvolgimento totale e la capacità di osservarsi, come in una vibrazione percettiva.
Concerto come esempio: anche la musica vive di oscillazioni — suono/silenzio, tensione/distensione, attesa/risoluzione. Nulla, nemmeno la pausa, è fermo: la pausa stessa è una parte viva dell’oscillazione.
Origine/Fine come diade: la vecchia logica cerca un inizio “assoluto”, ma nella tua visione inizio e fine sono inseparabili, reciprocamente definiti, come causa ed effetto. Il “vuoto” non è un nuovo punto di partenza, ma il campo in cui le diadi si generano.
Se vuoi, posso riscrivere questo passaggio in forma compatta e manifesto-stile, così da poterlo incollare direttamente nel testo centrale della tua opera.
Vuoi che proceda così?
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