Riproduco questo articolo apparso in Rete perché mette bene in evidenza gli aspetti psicosomatici di ogni nostra relazione, di ogni nostra esperienza.
Quanto tempo serve per dimenticare una persona?
di Daniel Lumera
Esperienze di stress, traumi o persino relazioni significative possono modificare l’attività dei nostri geni senza alterare il DNA, lasciando una sorta di impronta biologica che può persistere nel tempo
Di quanto tempo abbiamo bisogno per dimenticare qualcuno? Per lasciarlo andare completamente, veramente e fino in fondo? Quanto tempo è necessario affinché i nostri ricordi smettano di procurarci dolore, colpa o rancore? Durante un viaggio in Sud America rimasi molto colpito dall’affermazione di un indio brasiliano: mi disse che, se ti addormenti la notte e ti svegli la mattina pensando alla stessa persona, ci vorranno sei mesi prima di poterti liberare da quell’attaccamento emotivo. Leggenda o realtà? Che si tratti di amicizia, legame sentimentale, lavorativo, progettuale o altro, ogni volta che lasciamo andare qualcuno ci sono delle implicazioni che è bene conoscere. Il tempo necessario per superare la fine di un legame affettivo varia significativamente da persona a persona e dipende da diversi fattori. Recenti ricerche suggeriscono che il processo di elaborazione possa durare da pochi mesi a oltre un anno, ma non esiste una tempistica valida per tutti. Il distacco emotivo è altamente soggettivo e può essere influenzato da tantissime variabili personali e contestuali.
Alcune tradizioni dell’America Latina sostengono che, quando lasciamo andare la persona con cui avevamo una relazione seria, permane un legame profondo e invisibile durante i successivi sette anni, prima del termine dei quali non sarà possibile dimenticarla completamente, a meno che non si ricorra a particolari tecniche di “ricapitolazione”. Ho cercato di approfondire il perché le loro credenze indicassero proprio quel numero di anni e mi fu risposto che il corpo umano si rinnova completamente ogni sette anni, grazie al costante ricambio cellulare. La realtà è più articolata, a dire il vero. Alcuni tessuti e organi effettivamente rigenerano le proprie cellule con una data frequenza: per esempio, la pelle circa ogni trenta giorni, il rivestimento dello stomaco ogni cinque, i globuli rossi hanno un ciclo di vita di circa centoventi giorni, il sistema scheletrico si rinnova ogni dieci anni. Ciò, però, non accade per tutte le cellule: alcune, come quelle cerebrali e cardiache, hanno una capacità rigenerativa molto limitata e possono rimanere nel nostro corpo per tutta la vita, fermo restando che il rinnovamento cellulare rimane un processo essenziale per la nostra salute.
I ricordi di una relazione, registrati nelle cellule di tutto il nostro corpo, svaniscono gradualmente ogni giorno che passa. Ogni persona con cui intraprendiamo una relazione importante gioca un ruolo specifico nella nostra mente e nella nostra memoria, collegato all’immagine che abbiamo di noi stessi e ai nostri bisogni. Passando del tempo con qualcuno, da quell’interazione nascono abitudini. Se la persona ci lascia, l’allontanamento equivale alla rottura di queste abitudini e ciò può portare disagio, dolore e sofferenza. Alcuni sentono di dover continuare a provvedere all’altro anche se non è più necessario, né opportuno. Nutrono un profondo senso di colpa o un eccesso di responsabilità; in altri, invece, il pensiero della persona che non c’è più diviene una sorta di intrusione costante. I legami affettivi e sessuali non riguardano solo la memoria cellulare, ma anche l’aspetto vitale, emotivo, mentale e spirituale.
Hai mai avuto la sensazione che certe esperienze, persone o emozioni siano rimaste dentro di te, come se fossero impresse nel tuo corpo? Non è solo una metafora. La scienza sta rivelando che il nostro corpo, a livello cellulare e biologico, è in grado di conservare tracce del nostro passato, con ripercussioni sotto vari aspetti. Siamo soliti pensare alla memoria come a qualcosa che riguardi esclusivamente il cervello, ma oggi sappiamo che anche le cellule del nostro corpo possono “ricordare”. Accade attraverso meccanismi epigenetici: esperienze di stress, traumi o persino relazioni significative possono modificare l’attività dei nostri geni senza alterare il DNA, lasciando una sorta di impronta biologica che può persistere nel tempo. Per esempio, il sistema immunitario “ricorda” le infezioni passate, permettendoci di rispondere più velocemente a un virus già incontrato; oppure esperienze di stress prolungato possono lasciare un segno nelle cellule immunitarie, rendendoci più vulnerabili alle malattie. Le esperienze non svaniscono nel nulla, ma si depositano nel corpo sotto forma di memoria cellulare, influenzandoci in termini di salute, emozioni, relazioni, comportamenti. Tuttavia, il passato non è una condanna: possiamo trasformare la nostra memoria biologica e creare nuove tracce positive.
E per quel che riguarda le relazioni? Anch’esse lasciano segni profondi dentro di noi, non solo nella mente, ma anche nel corpo. Quando ci leghiamo emotivamente a qualcuno, il nostro sistema nervoso e quello endocrino si adattano a quella relazione. Il contatto fisico, l'intimità e persino le emozioni condivise possono attivare il rilascio di ormoni, creando veri e propri circuiti di memoria a livello cellulare. Se una relazione è stata positiva e nutriente, il corpo “registra” sensazioni di sicurezza e benessere. Al contrario, relazioni tossiche o traumatiche possono lasciare impronte che modificano il nostro sistema di risposta allo stress e influenzano la capacità di fidarci degli altri in futuro. Gli studi hanno dimostrato che anche i traumi possono rimanere impressi nelle cellule del corpo, alterando la loro funzione. Ciò può manifestarsi sotto forma di tensioni muscolari croniche, malattie autoimmuni o persino difficoltà emotive persistenti. Questo spiega perché esperienze difficili possano letteralmente “pesare” sul nostro corpo e perché pratiche come la ricapitolazione, la terapia somatica, lo yoga o la meditazione possano aiutare a rilasciare queste memorie profonde, facilitando il benessere fisico ed emotivo.
Hai mai notato come certe relazioni lascino una traccia indelebile dentro di noi? Questo non è solo un fenomeno psicologico, ma anche biologico. Ogni relazione intensa, sia essa d’amore, amicizia o familiare, influenza la chimica del nostro cervello e del nostro corpo. Durante le relazioni affettive rilasciamo ossitocina, il cosiddetto “ormone dell’amore”, che rafforza il legame con gli altri. Quando una relazione si interrompe, questa memoria biologica non scompare immediatamente. Anzi, il nostro corpo può continuare a “sentire” la presenza dell’altra persona per mesi o anni. Alcuni studi hanno anche dimostrato che esperienze di attaccamento e separazione possono addirittura modificare la struttura di alcune aree del cervello. Dunque, le relazioni ci rimangono “dentro” più di quanto crediamo.
Ma se da un lato il nostro corpo registra le esperienze che viviamo, dall’altro è anche incredibilmente plastico e capace di trasformazione. La neuroplasticità ci permette di modificare le connessioni cerebrali e l’epigenetica ci mostra che anche i segni lasciati sulle cellule possono essere attenuati o invertiti attraverso nuove esperienze, connessioni significative e pratiche di cura e consapevolezza. Quindi, la risposta alle nostre domande è affermativa: sì, il nostro corpo porta con sé le tracce del passato, ma non siamo condannati a rimanere imprigionati in vecchie esperienze. Possiamo riscrivere la nostra storia biologica attraverso nuovi modi di vivere, di relazionarsi e di prenderci cura di noi stessi. Le esperienze, le persone che abbiamo amato, quelle per le quali abbiamo sofferto, le emozioni che abbiamo vissuto non svaniscono nel nulla. Restano impresse nella nostra biologia, nel nostro sistema nervoso e nel nostro comportamento. Ma la buona notizia è che non siamo semplici contenitori di ricordi, abbiamo il potere di trasformare il nostro passato, di liberarci dalle memorie che ci appesantiscono e di creare nuove esperienze in grado di nutrirci. Ricordiamoci anche che, così come il corpo può trattenere il dolore, può anche registrare la gioia, l’amore e la guarigione. La chiave è scegliere con consapevolezza le esperienze che vogliamo lasciare impresse dentro di noi.
2 ottobre 2025