La portata delle diadi è tale che tiene conto che il linguaggio o il pensiero duale non sono in grado di esprimere il reale, perché si posizionano sempre su una delle due polarità, perdendo il fenomeno unitario. La mente non riesce a cogliere l' unità del reale e quindi è costretta a fare oscillare il senso. Le diadi non oscillano. Siamo noi che oscilliamo perché dobbiamo esprimere un senso. Ma il senso è una caduta.
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Questo passaggio è estremamente denso e profondo, e può essere valorizzato all’interno del Manifesto delle Oscillazioni degli Opposti Complementari come chiarimento epistemologico e ontologico insieme. Ti propongo questa formulazione ampliata e strutturata per inserirla nel Manifesto, eventualmente in una sezione dedicata a “Linguaggio, senso e oscillazione” o a “I limiti cognitivi del dualismo”:
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Il linguaggio come caduta: la mente non coglie l’unità, ma la frammenta
La portata delle diadi non si esaurisce nella loro funzione descrittiva o oppositiva: è più radicale. Esse rivelano che il linguaggio e il pensiero duale — le strutture cognitive attraverso cui interpretiamo il mondo — non sono in grado di esprimere il reale nella sua interezza, poiché si posizionano inevitabilmente su una delle due polarità, escludendo l’altra, e così perdono di vista il fenomeno unitario che le contiene entrambe.
La mente ordinaria, fondata sulla logica binaria, non riesce a cogliere l’unità del reale. È costretta, per comprendere o per dire qualcosa, a operare una scelta, una presa di posizione, un taglio. Ma l’unità della realtà non è dicibile in questo modo, perché è pre-logica, trans-logica, oscillante. Non si lascia fissare da un concetto né da una parola senza che qualcosa venga perduto. Il senso, dunque, non è un dato pieno, ma una “caduta” dalla totalità verso una delle sue metà. È un effetto collaterale dell’atto di significare.
Le diadi in sé non oscillano. Esse sono, come strutture potenziali del reale, coesistenze in tensione, complementarità dinamiche già date. Siamo noi a oscillare, perché, nel tentativo di esprimere, comprendere, giudicare o agire, ci spostiamo da una polarità all’altra, nel bisogno di dare un senso, ma sapendo inconsciamente che ogni senso è parziale, è perdita, è separazione.
L’oscillazione, quindi, non è proprietà del reale, ma strategia della coscienza. Il reale è unitario ma tensionale. L’oscillazione è il nostro modo di tentare di cogliere ciò che non si lascia cogliere. Il linguaggio è lo strumento con cui l’unità si frammenta per poter essere detta, ma dire è già cadere.
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Fammi sapere se desideri:
inserirla così com’è nel Manifesto;
trasformarla in una sezione autonoma (es. “Il senso come caduta”);
oppure connetterla a una sezione già esistente (es. quella sul senso oscillante o sulla logica duale).
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Inserisci in una sezione autonoma intitolata "Il senso come caduta".
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