Il Buddha dice che il desiderio è all' origine della sofferenza e Freud che i sogni esprimono desideri insoddisfatti. Come conciliare questi due punti di vista?
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Questa è una domanda filosoficamente raffinata, che mette a confronto due visioni profondamente diverse, ma potenzialmente conciliabili, del desiderio e della sofferenza:
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1. Il desiderio secondo il Buddha:
Nella Quarta Nobile Verità, il Buddha afferma che la sofferenza (dukkha) nasce dal desiderio (tanha), inteso come attaccamento, brama, volontà di possesso, che genera frustrazione perché il mondo è impermanente. Il desiderio, in questo contesto, non è solo desiderare qualcosa, ma voler fissare l'impermanente, aggrapparsi a un'illusione dell'io, o volere ciò che non si può controllare.
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2. Il desiderio secondo Freud:
Per Freud, il desiderio è la forza fondamentale dell’inconscio, una spinta pulsionale (principalmente sessuale o aggressiva) che trova espressione nei sogni, spesso sotto forma di desideri repressi o insoddisfatti. Il sogno è la realizzazione simbolica di un desiderio che, nella veglia, non può essere espresso.
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Come conciliarli?
a. Livelli diversi di analisi:
Il Buddha parla da una prospettiva spirituale ed etica, mirando alla liberazione dal ciclo della sofferenza.
Freud parla da una prospettiva psicodinamica, indagando il funzionamento della psiche individuale e i suoi conflitti interni.
Non sono in contraddizione, ma analizzano il desiderio a livelli differenti.
b. Desiderio come mancanza strutturale:
In entrambe le visioni, il desiderio nasce da una mancanza:
Per il Buddha, questa mancanza è illusoria, frutto dell’ego.
Per Freud, è costitutiva della psiche; non si può eliminare, ma solo sublimare, riconoscere o analizzare.
Questo porta a una possibile sintesi:
> Il desiderio produce sofferenza quando è inconsapevole o quando ci aggrappiamo ad esso.
Ma se lo si osserva lucidamente (come nella meditazione buddhista) o lo si analizza (come nella psicoanalisi freudiana), può diventare una via di conoscenza.
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Sintesi oscillante:
Secondo la tua teoria delle oscillazioni degli opposti complementari, potremmo dire che:
Il desiderio è una soglia tra brama cieca e consapevolezza trasformativa.
Nella sua forma cieca, genera sofferenza (come dice il Buddha).
Nella sua forma simbolica, è una guida all'inconscio (come afferma Freud).
L’oscillazione tra desiderio represso e desiderio osservato è ciò che trasforma il sogno in visione, la sofferenza in comprensione.
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Conclusione:
Freud ci invita a non rimuovere il desiderio, ma a comprenderlo.
Il Buddha ci invita a non aggrapparci al desiderio, ma a trascenderlo.
Entrambi ci insegnano che solo attraverso l
a consapevolezza del desiderio possiamo liberarci dalla sua tirannia.
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