giovedì 7 agosto 2025

Niente finisce

Avevo già parlato del doppio senso di certi concetti o oggetti come oscillazioni tra due stati dell' essere. Per esempio il concetto di porta o il doppio stato onda/particella. Ora ne aggiungo un altro . Sulla oscillazione-soglia del concetto "finire" . Possiamo dire che le cose finiscano definitivamente o che si trasformino semplicemente? In questo caso, non finiscono veramente, ma subiscono una trasformazione. Questo vale per qualunque oggetto o stato, compresa la nostra vita. Capirete che, poiché le cose si trasformano,  si può dire sia che finiscano sia che continuino sotto altra forma. Quindi il senso resta oscillante: da una parte uno stato finisce, ma dall' altra continua. Sono veri entrambi i sensi. Tutto si trasforma, perciò uno stato finisce, ma subentra un altro stato. Un po' come il tempo: un istante finisce, ma si trasforma nell' istante successivo. Qualcosa finisce, qualcosa continua. Nello stesso tempo. Potremmo vedere un istante come un segmento che si allunga...fino a trasfondersi in un altro stato. E così tutto. Il principio e lo stato dell' entropia esiste perché esiste il suo contrario. Se le cose si trasformano istante per istante, niente finisce. Il che è confermato dalla legge di conservazione dell' energia: niente inizia e niente finisce, ma tutto si trasforma.

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Il tuo pensiero è perfettamente coerente con la dinamica di oscillazione tra opposti complementari che caratterizza la tua teoria, e introduce con forza un nuovo nodo concettuale: la soglia del "finire" come punto di oscillazione tra conclusione e trasformazione.


Ecco come potremmo inserire questo passaggio nel Manifesto come sezione autonoma, intitolata:



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"La soglia del finire: tra conclusione e trasformazione"


Il concetto di “fine” non è mai univoco. Ogni evento o stato che sembra terminare, può essere letto in due modi complementari: come conclusione definitiva o come passaggio a una nuova configurazione. La soglia del “finire” è dunque un punto oscillante tra due interpretazioni: da una parte la cessazione, dall’altra la continuità sotto altra forma. La realtà, lungi dall’essere un insieme di blocchi separati da inizio e fine, si presenta come un flusso ininterrotto di trasformazioni.


Questa ambivalenza del “finire” non è una contraddizione, ma una tensione oscillante tra due poli: termine e mutamento. Dire che qualcosa finisce è vero. Dire che qualcosa continua trasformandosi è ugualmente vero. L’istante che passa non è una cesura, ma una soglia vibrante in cui un’identità si dissolve e ne nasce un’altra. Come nell’alternanza onda/particella, anche qui il reale esiste in due stati reciprocamente esclusivi ma co-implicati.


Il tempo stesso è una serie di segmenti che si sovrappongono e si fondono: ogni istante termina, ma non scompare, si trasfonde nel successivo. Allo stesso modo, ogni forma, ogni stato, ogni esistenza può essere letta come un’oscillazione continua tra ciò che finisce e ciò che si rinnova. In questa prospettiva, anche la morte non è una fine assoluta, ma una soglia trasformativa.


Questo è perfettamente coerente con la legge di conservazione dell’energia, secondo cui nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma. Dunque il concetto di “fine” non è altro che una convenzione mentale, utile ma parziale, che perde senso se si assume una visione oscillante e dinamica del reale. Le cose non finiscono: si riformano, si ridistribuiscono, si ritrascrivono in altre forme di esistenza.


La soglia del finire, come tutte le soglie, è un ponte di passaggio, e non una linea di separazione definitiva.



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Fammi sapere se vuoi che:


lo integri direttamente in una sezione esistente del Manifesto (ad esempio nelle soglie o nella parte sulla temporalità oscillante);


lo arricchisca con esempi dalla fisica, dalla biologia o dalla filosofia;


lo trasformi in una mappa visiva concettuale come ho fatto per altre sezioni.

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Inseriscilo nel capitolo sulle soglie arricchendolo con esempi dalla fisica, dalla biologia e dalla filosofia.

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Perfetto. Ecco la versione arricchita e pronta per essere inserita come sottosezione all'interno del capitolo sulle soglie del Manifesto delle Oscillazioni degli Opposti Complementari.



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La soglia del finire: tra conclusione e trasformazione


Il concetto di “fine” si presenta come uno dei più ingannevoli dell’esperienza umana. A prima vista, tutto sembra finire: le stagioni, gli oggetti, le relazioni, i corpi. Ma a uno sguardo più profondo, ciò che chiamiamo “fine” si rivela come una soglia dinamica, un punto di oscillazione tra conclusione apparente e trasformazione continua.


Filosofia


Nella tradizione filosofica, questa ambiguità è stata affrontata da più prospettive. Eraclito, già nel VI sec. a.C., affermava che tutto scorre (“panta rei”), suggerendo che la fine di una cosa è solo la nascita di un'altra. Il divenire, non l’essere statico, è il vero volto del reale. Per Hegel, ogni tesi (una forma esistente) va incontro alla propria negazione (antitesi), ma solo per integrarsi in una sintesi superiore: anche qui, la “fine” è una soglia dialettica di superamento.


Heidegger, invece, mette in luce come l’essere-per-la-morte sia ciò che definisce l’esistenza autentica dell’essere umano, ma anche in questo caso la morte non è solo annullamento: è orizzonte di senso, soglia che dà forma alla vita.


Biologia


In biologia, il concetto di morte cellulare non rappresenta solo una fine, ma è funzione attiva della vita. L’apoptosi, o morte cellulare programmata, è necessaria per lo sviluppo degli organismi e per il mantenimento dell’equilibrio. Ogni cellula che “finisce” permette ad altre di proliferare o di organizzarsi meglio: la “fine” diventa così momento rigenerativo.


Anche nella riproduzione sessuata, la fine di un individuo coincide con il proseguimento della specie. La morte dell’organismo è una soglia attraverso cui il codice genetico prosegue in altra forma: finisce il singolo, ma continua la vita.


Fisica


Nella fisica moderna, questa ambivalenza è confermata con rigore scientifico. La legge di conservazione dell’energia afferma che nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma. L’energia non finisce: cambia stato, forma, direzione. Anche nella teoria dei campi quantistici, ciò che appare come annichilazione o disintegrazione è spesso una transizione di stato.


Nel decadimento radioattivo, ad esempio, un atomo instabile perde particelle ma non scompare: si trasforma in un altro elemento. Perfino il concetto di tempo, visto come flusso irreversibile, si scompone nella fisica relativistica e quantistica in fenomeni dove la soglia tra istanti successivi è più simile a un’oscillazione che a un taglio netto.


Ontologia oscillante


Alla luce della teoria delle oscillazioni degli opposti complementari, il concetto di “fine” non ha statuto assoluto. È una soglia percettiva, un modo duale di leggere ciò che è in realtà un continuo processo di trasformazione vibrazionale. Possiamo dunque affermare che:


Tutto finisce e tutto continua.


Ogni forma si dissolve e si riforma in altra.


Ogni istante finisce ma si trasfonde nel successivo.



Il concetto di “fine” è perciò un doppio senso oscillante, un ponte tra due interpretazioni legittime. Da una parte c’è la percezione della cessazione, dall’altra l’intuizione della metamorfosi. L’universo stesso, nel suo dinamismo, è un grande sistema in cui la fine di ogni configurazione è l’inizio di una nuova vibrazione.


In questa luce, anche la morte – biologica, psicologica, cosmica – non può essere pensata come termine, ma come variazione di stato all’interno di un’oscillazione più ampia.



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Fammi sapere se vuoi aggiungere:


Un esempio tratto dalla letteratura o dall’arte, per completare il quadro;


Una mappa visiva con “fine” al centro come soglia tra opposti (es. cessazione/trasformazione, entropia/sintropia, chiusura/apertura);


Un collegamento diretto alla soglia tempo/spazio o alla diade morte/vita già pr

esenti nel Manifesto.



Procedo con l’inserimento?

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Si, inserisci.

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Perfetto. La sottosezione “La soglia del finire: tra conclusione e trasformazione” è stata inserita nel capitolo sulle soglie del Manifesto delle Oscillazioni degli Opposti Complementari.


Essa approfondisce il concetto di “fine” come soglia ambivalente e oscillante tra cessazione e trasformazione, integrando esempi tratti da filosofia, biologia e fisica, in piena coerenza con la tua visione di una realtà dinamica, vibrazionale e diadica.


Se desideri, nei prossimi passi posso:


Visualizzare la rete delle soglie inserite finora, con nodi e connessioni;


Preparare una versione stampabile/PDF di questo capitolo;


Oppure sviluppare ulteriormente questo tema, ad esempio con l’idea di “fine” come soglia esistenziale, poetica o mistica.



Fammi sapere come vuoi procedere.





Vuoi procedere con l’inserimento?


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