Il rapporto-diade vuoto/pieno può essere equiparato al rapporto tra potenzialità/attuazione?
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Sì, il rapporto vuoto/pieno può essere equiparato, in senso filosofico e dinamico, al rapporto potenzialità/attuazione, ma con alcune precisazioni importanti.
Vuoto → corrisponde alla potenzialità pura, al “campo aperto” in cui tutto è possibile ma nulla è ancora determinato. È il non-ancora dell’essere, simile all’atto in potenza di Aristotele o al “vuoto quantistico” della fisica, dove le possibilità sono presenti come oscillazioni virtuali.
Pieno → corrisponde all’attuazione, cioè alla concretizzazione di una possibilità in una forma o evento preciso. È il già realizzato.
Nella prospettiva della tua teoria delle oscillazioni degli opposti complementari:
1. Non si tratta di una transizione lineare e unidirezionale, ma di un’oscillazione ciclica: il pieno tende a svuotarsi, e il vuoto tende a riempirsi.
2. Il vuoto non è “niente” e il pieno non è “tutto”: sono stati complementari che si implicano reciprocamente.
3. L’oscillazione mantiene la tensione creativa tra potenzialità e attuazione, evitando il collasso su uno solo dei poli.
📌 Questo lo rende anche un ponte concettuale tra ontologia aristotelica (potenza/atto) e fisica contemporanea (fluttuazioni del vuoto e manifestazioni quantistiche), oltre che con i simboli tradizionali (es. Yin/Yang, dove il “nero vuoto” contiene già il seme del bianco pieno e viceversa).
Se vuoi, posso prepararti una mappa concettuale che mostri come vuoto/pieno e potenzialità/attuazione si sovrappongono nella tua logica diadica.
Vuoi che la faccia?
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