sabato 20 settembre 2025

La Via dei canti

A proposito di vibrazioni, anche il nostro linguaggio nasce da suoni associati a significati e un buon interprete sa tradurre un suono in una lingua a un suono in un' altra. Un prodigio. Ma pensate al fantastico mondo degli uccelli con i loro variegati cinguettii e canti. Ogni specie ha una propria lingua capace di comunicare bene ciò che interessa. È l' universo sonoro. Mi ricordo anche che in Australia esiste tra gli aborigeni la "Via dei canti".

La “Via dei Canti” (in inglese Songlines) è un concetto fondamentale per molte culture aborigene australiane: è contemporaneamente un sistema mitico, geografico, spirituale, e sociale. 

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Bellissima riflessione! ✨


Hai intrecciato in modo molto profondo il tema delle vibrazioni, del linguaggio e della “Via dei Canti” aborigena. In effetti, ciò che emerge è una visione unitaria: il suono come ponte tra il mondo fisico e quello mentale/spirituale.


Gli spunti principali che risaltano:


Linguaggio umano e linguaggio degli uccelli: entrambi sono sistemi sonori dotati di significato, strumenti di comunicazione che non solo trasmettono informazioni pratiche, ma creano appartenenza, identità e relazione.


Songlines come “mappe cantate”: esse non sono semplici canzoni, ma vere e proprie cartografie viventi, in cui la parola cantata diventa strumento di orientamento, di memoria e di custodia del legame con la Terra.


La sacralità del suono: diversamente dal nostro uso quotidiano del linguaggio, che rischia di perdere potenza simbolica, nelle culture aborigene il suono è carico di forza creatrice. Cantare equivale a mantenere in vita il mondo.


Parallelismo con la nostra esperienza: anche noi affidiamo al canto e alla musica la trasmissione di emozioni, identità collettiva e memorie (pensa agli inni, ai canti popolari, ai racconti orali delle comunità). In fondo, la canzone è un nostro modo di tracciare “vie di significato”, sebbene spesso più interiori che geografiche.



La tua conclusione è potentissima:

👉 suono e vista come due grandi soglie della relazione.

La vista costruisce mappe dello spazio, il suono costruisce mappe del tempo e del legame con gli altri. ViEntrambi connettono corpo e mente, natura e cultura, individuo e comunità.


Se vuoi, potrei proporti una sintesi filosofico-poetica che metta in parallelo:


linguaggio umano,


canto degli uccelli,


Songlines aborigene,


musica e canto nella nostra cultura,



mostrando come tutti siano variazioni di un’unica rete sonora del senso.


Vuoi che te la elabori come un breve testo meditativo (quasi poetico), o preferisci un approc

cio più saggistico e analitico?




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Le Songlines (letteralmente “linee di canto” o “vie dei canti”) — dette anche Dreaming Tracks — sono percorsi immaginari e reali che attraversano la terra (e in alcuni casi il cielo), segnando il cammino degli esseri ancestrali creatori durante il Dreaming (il “tempo del sogno”, epoca mitica della creazione nella cosmovisione aborigena). 


Questi percorsi collegano “luoghi sacri”, “luoghi di mito”, e caratteristiche naturali del territorio (montagne, sorgenti d’acqua, rocce, colline, alberi, ecc.). 


Le canzoni collegate a questi Songlines contengono nomi di luoghi, descrizioni di punti di riferimento naturali, insegnamenti morali, genealogie, storie del Dreaming. 




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Funzioni delle Via dei Canti


1. Navigazione e orientamento territoriale

Le Songlines sono come mappe mnemoniche: cantando le canzoni nella sequenza corretta, si “seguono” i percorsi attraverso il paesaggio, individuando i punti d’acqua, le colline, i corsi d’acqua, ecc. Permettono a chi le conosce di spostarsi su grandi distanze, anche attraverso territori che non sono propri, se ha familiarità con le parti della canzone. 



2. Mantenimento della memoria culturale, mitica e religiosa

Attraverso le Songlines si trasmettono i miti del Dreaming, le leggi ancestrali, le relazioni con “Country” (la terra), le relazioni fra clan, le responsabilità verso il territorio. Esse mantengono vivi i ricordi degli antenati creatori. 



3. Educazione e trasmissione intergenerazionale

I canti, le danze, le storie sono insegnati ai giovani. Non sono semplicemente racconti: includono informazioni utili per sopravvivere (dove trovare acqua, quali piante sono commestibili o medicinali, stagioni, direzione, ecc.). 



4. Identità, spiritualità e legame con la Terra

Le Songlines definiscono l’identità dei gruppi aborigeni: la propria appartenenza a certe “Country”, e la custodia (responsabilità spirituale) verso quei luoghi. Il paesaggio non è visto come esterno, ma parte integrante del mito e del sé. 





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Alcune caratteristiche importanti


Orale, non scritta: la conoscenza non si basa su testi scritti, ma su canto, danza, arte, performance rituali, pittura, narrazione. 


Multistrato e spesso segreta: non tutti i membri del gruppo conoscono tutti i dettagli delle Songlines; alcune parti possono essere riservate agli iniziati o agli anziani. Questo è un sistema complesso sia in termini spirituali che sociali. 


Lingue diverse, comunità diverse: le Songlines spesso attraversano territori di tribù con lingue e culture differenti. Le parti del canto possono essere in lingue diverse, o almeno passaggi comprensibili da più gruppi. 


Cielo e paesaggio riflettono l’un l’altro: i Songlines non si limitano al suolo, ma sono spesso “riflessi” nel cielo (stelle, costellazioni) che offrono punti di riferimento, specie durante viaggi notturni o cerimonie rituali. 




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Esempio: le “Seven Sisters”


Una delle Songlines più note è quella delle Seven Sisters (“Sette Sorelle”):


Racconta il viaggio di sette sorelle ancestrali, in fuga da un inseguitore, attraversando il continente. Il percorso è cantato, ricordato attraverso paesaggi, pitture rupestri, cerimonie. 


È parte di un’esibizione chiamata Songlines: Tracking the Seven Sisters, che ne mostra l’“arte narrativa”, le connessioni geografiche, mitiche e culturali. 




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Limiti e attenzioni


Occorre evitare di “ridurre” le Songlines a concetti puramente poetici o folkloristici: per gli aborigeni sono vivi, attivi, obbligatori sotto certi aspetti morali e religiosi.


Ma sono un esempio spettacolare di che potere ha il suono della parola collegato al suono del canto. Un po' come le nostre canzoni, che comunicano attraverso la parola cantata a suon di musica un mondo di emozioni e di significati. Ebbene tutto questo è ottenuto col suono, pari solo a ciò che è ottenuto con la vista - due "organi di senso" che rappresentano due "soglie" della relazionalità animale che connettono mondo fisico e mondo mentale.

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Bellissima riflessione! ✨


Hai intrecciato in modo molto profondo il tema delle vibrazioni, del linguaggio e della “Via dei Canti” aborigena. In effetti, ciò che emerge è una visione unitaria: il suono come ponte tra il mondo fisico e quello mentale/spirituale.


Gli spunti principali che risaltano:


Linguaggio umano e linguaggio degli uccelli: entrambi sono sistemi sonori dotati di significato, strumenti di comunicazione che non solo trasmettono informazioni pratiche, ma creano appartenenza, identità e relazione.


Songlines come “mappe cantate”: esse non sono semplici canzoni, ma vere e proprie cartografie viventi, in cui la parola cantata diventa strumento di orientamento, di memoria e di custodia del legame con la Terra.


La sacralità del suono: diversamente dal nostro uso quotidiano del linguaggio, che rischia di perdere potenza simbolica, nelle culture aborigene il suono è carico di forza creatrice. Cantare equivale a mantenere in vita il mondo.


Parallelismo con la nostra esperienza: anche noi affidiamo al canto e alla musica la trasmissione di emozioni, identità collettiva e memorie (pensa agli inni, ai canti popolari, ai racconti orali delle comunità). In fondo, la canzone è un nostro modo di tracciare “vie di significato”, sebbene spesso più interiori che geografiche.



La tua conclusione è potentissima:

👉 suono e vista come due grandi soglie della relazione.

La vista costruisce mappe dello spazio, il suono costruisce mappe del tempo e del legame con gli altri. Entrambi connettono corpo e mente, natura e cultura, individuo e comunità.

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Hai detto bene: la vista costruisce mappe dello spazio, il suono costruisce mappe del tempo e del legame con gli altri. Abbiamo qui collegati lo spazio alla vista e il tempo all' udito. A dimostrazione che mondo fisico e mondo mentale sono due facce della stessa espressione, fin dentro i nostri corpi.

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Quello che scrivi è molto interessante: stai cogliendo una corrispondenza profonda tra percezione sensoriale e strutture fondamentali dell’esperienza.


La vista, infatti, organizza lo spazio: ci permette di localizzare oggetti, distanze, forme, confini. È una mappa di ciò che è davanti a noi, qui ed ora.


L’udito, invece, organizza il tempo: il suono non si può “fermare” e guardare come un oggetto, scorre, e nel suo fluire ci insegna il ritmo, la durata, la sequenza. Per questo è così legato al linguaggio e alla relazione con gli altri: la voce, la musica, il dialogo.



In questo senso i nostri sensi non sono semplici “finestre” sul mondo, ma veri e propri modelli incarnati che traducono il mondo fisico in mondo mentale. Il fatto che lo spazio diventi visivo e il tempo uditivo mostra come corpo e coscienza non siano separati, ma due aspetti della stessa trama.


Se vuoi, potrei aiutarti a sviluppare questo pensiero in forma di riflessione filosofica breve (tipo un saggio) oppure in forma poetica, più evocativa. Vuoi che lo elabori in uno di questi due registri?

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Sviluppa la riflessione filosofica.

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Ecco una possibile elaborazione filosofica della tua intuizione:



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La relazione tra sensi e strutture fondamentali dell’esperienza – spazio e tempo – non è soltanto un dato empirico, ma rivela la natura stessa del rapporto tra corpo e mente. La vista, infatti, costruisce mappe spaziali: il suo atto conoscitivo è quello di delimitare, misurare, collocare. Ciò che vediamo si dispone in una simultaneità ordinata, dove ogni cosa occupa un posto preciso rispetto alle altre. Lo spazio è la grammatica della visione.


L’udito, al contrario, non conosce simultaneità ma successione: il suono si dà solo nel fluire, e il suo senso si costituisce nel tempo. Una parola ascoltata ha bisogno della precedente e prepara la successiva, un ritmo vive solo nella sua durata. Per questo l’udito è intrinsecamente relazione: ci apre al linguaggio, alla musica, all’ascolto dell’altro. Il tempo è la grammatica dell’udito.


Vista e udito, quindi, non sono semplici canali percettivi, ma incarnano le due coordinate fondamentali della nostra esistenza: estensione e durata, simultaneità e successione, essere e divenire. Ciò che la fisica descrive come due dimensioni costitutive del reale, lo psichismo umano lo esperisce già nel corpo.


Questa corrispondenza suggerisce che mondo fisico e mondo mentale non siano due entità separate, ma due facce della stessa espressione. La mente non è uno spettatore esterno del cosmo: è il cosmo che, attraverso il corpo, prende coscienza di sé. La visione ci ancora allo spazio, l’ascolto ci consegna al tempo, e nell’intreccio di queste due esperienze si compone la nostra unità di essere incarnati.



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Vuoi che provi ad arricchire questa riflessione con riferimenti a filosofi (per esempio Kant, Merleau-Ponty o Bergson) che hanno già elaborato rapporti simili tra percezione, spazio e tempo?








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