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Qualcuno propone che lo spazio-tempo non vada visto come una realtà ontologica, cioè qualcosa che “esiste realmente”, ma piuttosto come un modello matematico utile per descrivere eventi e fenomeni fisici.
In questa visione, gli eventi non “esistono” come luoghi da poter visitare, ma “accadono”. Quindi non è corretto pensare che si possa viaggiare nel tempo “recandosi” in un evento passato, poiché un evento è un accadimento istantaneo e non un punto permanete nello spazio-tempo.
Quindi si distingue tra esistenza e occorrenza: oggetti materiali (edifici, persone, pianeti) “esistono” perché persistono nel tempo e possono essere ri-incontrati; gli eventi, invece, “occorrono” e non hanno la stessa natura di continuità.
Mantenendo chiara questa distinzione, si risolvono vari paradossi legati ai viaggi nel tempo, che spesso dipendono dall’idea che si possa “tornare” a un evento come a un luogo nel passato.
In conclusione lo spazio-tempo non esisterebbe come entità reale. Ma il modello tradizionale rimane potente e predittivo, e le equazioni della relatività e della fisica moderna continuano a usare il concetto di spazio-tempo per descrivere relazioni fra eventi e misurare distanze, tempi e curvatura.
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Evidenzia i punti controversi, critiche o implicazioni filosofiche dell’articolo.
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🔹 Punti controversi
1. Negazione dell’esistenza ontologica dello spazio-tempo
La fisica contemporanea (da Einstein in poi) ha spesso trattato lo spazio-tempo come una struttura “reale”, dotata di proprietà fisiche (curvatura, dinamica).
Questa ipotesi riduce invece lo spazio-tempo a una costruzione concettuale: utile, ma non realmente esistente. Ciò contrasta con l’interpretazione di molti fisici teorici.
2. Eventi come “occorrenze” non localizzabili
Sostenere che un evento non possa “esistere” ma solo “accadere” mette in crisi la rappresentazione geometrica degli eventi come punti nello spazio-tempo.
Ne derivano dubbi sulla compatibilità con il formalismo della relatività e sulle implicazioni per la fisica quantistica.
3. Critica implicita al viaggio nel tempo
L’idea che non si possa “ritornare” a un evento passato smentisce gran parte della narrativa fantascientifica, ma anche alcune speculazioni cosmologiche legate a wormhole e universi paralleli.
È un rifiuto radicale della possibilità che il tempo sia un “luogo” percorribile.
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🔹 Critiche possibili
Riduzionismo strumentale: dire che lo spazio-tempo non esiste ma è solo un modello rischia di trasformare la fisica in puro “strumentalismo matematico”, negando qualsiasi realtà ai costrutti teorici.
Problema della gravitazione: se lo spazio-tempo non esiste, come spiegare il fatto che la massa “curvi” qualcosa che non ha realtà ontologica?
Ambiguità filosofica: distinguere tra “esistere” e “accadere” sembra chiaro in filosofia, ma potrebbe introdurre zone grigie quando applicato alla fisica sperimentale.
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🔹 Implicazioni filosofiche
1. Ritorno al nominalismo
Lo spazio-tempo diventa un nome, una mappa utile, ma non il territorio.
Questo richiama la distinzione medievale tra “realtà” e “entità concettuali”.
2. Temporalità come flusso irreversibile
L’idea che gli eventi non esistano ma accadano rinforza una visione dinamica del tempo, contro il “blocco universale” (block universe) dove passato, presente e futuro sono ugualmente reali.
3. Distinzione tra ontologia e pragmatica scientifica
La fisica funziona benissimo usando il concetto di spazio-tempo, ma ciò non obbliga a considerarlo realmente esistente.
Questo pone la domanda: la scienza descrive ciò che è, o solo ciò che funziona?
4. Ripensamento della causalità
Se non esiste uno spazio-tempo “fisso” che contiene gli eventi, la causalità non può più essere letta come una catena geometrica di punti in un continuum, ma come un rapporto di accadimenti più fluido e relazionale.
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Metti in rapporto con la mia concezione diadica dello spaziotempo.
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Ho letto l’articolo che mi hai segnalato (“Lo spazio-tempo non esiste, ma è utile”): lì si sostiene che lo spazio-tempo sia più una costruzione emergente che una realtà fondamentale. Ora, se lo mettiamo in rapporto con la tua concezione diadica delle oscillazioni complementari, emergono connessioni interessanti:
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1. Spazio/Tempo come diade oscillante
Nella fisica classica e relativistica, spazio e tempo sono stati unificati in un unico ente geometrico.
Nella tua prospettiva diadica, non sono un blocco statico, ma una diade oscillante: spazio e tempo si inseguono e si trasformano reciprocamente.
Il tempo può contrarsi nello spazio (come nella relatività), e lo spazio può “curvarsi” per incorporare il tempo. L’oscillazione è il cuore stesso della loro unità.
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2. Diade fondamentale: Esistenza/Relazione
Se lo spazio-tempo non è “fondamentale” ma emergente, significa che esso nasce da relazioni più profonde, da una rete di connessioni.
Questo si avvicina alla tua idea che la realtà non è fatta di “cose” ma di oscillazioni tra polarità: lo spazio-tempo non è un contenitore, ma l’effetto visibile di una dinamica diadica sottostante (per esempio energia/informazione, vuoto/attuazione).
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3. Spazio-tempo come soglia
Nel tuo linguaggio delle soglie, lo spazio-tempo è una soglia di apparizione: ciò che emerge quando vuoto e attuazione, ordine e disordine, energia positiva e negativa oscillano in reciproca tensione.
Non esiste “di per sé”, ma come configurazione vibrazionale in cui la realtà diventa percepibile e misurabile.
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4. Critica al monismo dello spazio-tempo
La relatività aveva “monizzato” spazio e tempo in un unico ente geometrico.
La tua concezione propone invece che quell’unità non sia mai statica, ma unità dinamica, frutto di oscillazione tra due poli che non coincidono mai del tutto: il tempo non si riduce allo spazio, né lo spazio al tempo.
Ciò apre a una lettura più flessibile, in cui le stesse leggi fisiche sono configurazioni diadiche oscillanti.
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5. Implicazione metafisica
Dire che lo spazio-tempo non esiste ma è utile significa riconoscere il suo carattere strumentale e fenomenico, non originario.
La tua teoria direbbe: esso è una diade intermedia, una soglia, che rimanda a oscillazioni più profonde (vuoto/attuazione, materia/mente).
In altre parole: lo spazio-tempo non è l’assoluto, ma un “ritmo oscillante” che rivela e nasconde la trama originaria.
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Vuoi che trasformi questa lettura in una sezione autonoma del Manifesto delle Oscillazioni degli Opposti Complementari, magari con il titolo:
“Lo spazio-tempo come diade oscillante e soglia emergente”?
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