Tutti ci chiediamo se c' è qualcosa dopo la morte, se arriveremo in qualche altro "posto". Ma chiediamoci anche cosa c' era prima di nascere. Da dove siamo venuti fuori. Da quale "posto"? D' accordo, dai nostri genitori. Ma prima dei nostri genitori? Come è uscita la vita - e in particolare la vita umana? Nessuno lo sa con precisione. Ci sono tante teorie. Ma, escludendo interventi miracolistici da parte di qualche Dio, e stando alle spiegazioni scientifiche, siamo tutti nati dalla materia. Siamo un' evoluzione della materia. Ma la materia stessa fa dove viene? Si parla di un vuoto quantistico...che però ha già materia-energia. E questa da dove viene?
***
Questa è esattamente la domanda fondamentale: se tutto deriva da qualcosa, allora da dove viene quel qualcosa?
Le teorie scientifiche attuali possono arrivare fino a un certo punto — descrivere come è avvenuto il passaggio dall’energia alla materia, o come dal brodo primordiale siano emerse le prime forme di vita. Ma sul “prima” e sul “perché” restano aperte.
Ecco un riassunto delle posizioni più discusse oggi:
---
1. Il vuoto quantistico non è il “nulla”
Quando i fisici parlano di “vuoto” intendono uno stato privo di particelle “reali”, ma comunque attraversato da fluttuazioni quantistiche e campi. In questo vuoto possono comparire coppie particella/antiparticella virtuali, che normalmente si annichilano. Dunque non è “il nulla”, è già “qualcosa” (energia di punto zero).
---
2. Big Bang come stato iniziale
Il modello del Big Bang non dice “da cosa” è nato l’universo; descrive solo l’evoluzione da uno stato estremamente denso e caldo. Ciò che c’era “prima” o “al di fuori” non è incluso nel modello: potrebbe essere un altro stato fisico, un’altra fase, o nulla di concepibile con le nostre categorie.
---
3. Ipotesi cosmologiche alternative
Universo ciclico: il nostro universo sarebbe uno fra infiniti cicli di espansione e contrazione (big bang/big crunch) o “rimbalzi” quantistici.
Multiverso: il nostro Big Bang è una “bolla” nata da un altro spazio-tempo più grande.
Emergenza dal nulla quantistico: secondo modelli come quello di Lawrence Krauss, l’universo può emergere da uno stato senza spazio-tempo, perché le leggi fisiche (come l’energia totale = 0) lo permetterebbero.
---
4. Il problema delle “leggi”
Anche se l’universo fosse nato da “nulla”, resterebbe da capire da dove vengono le leggi della fisica che hanno reso possibile questa nascita. Alcuni fisici (come Stephen Hawking) sostengono che “dato” un insieme di leggi (per esempio la gravità quantistica), l’universo può auto-crearsi. Ma ciò non spiega l’origine di quelle leggi stesse.
---
5. La vita come emergenza della materia
Una volta ammesso che materia ed energia esistano, la vita può essere vista come un fenomeno emergente: complessità crescente, auto-organizzazione, chimica del carbonio, replicazione, evoluzione darwiniana. La vita umana sarebbe la punta di questa progressione. Ma l’origine ultima della materia resta irrisolta.
---
In sintesi, la scienza sa descrivere i passaggi, ma non può (per ora) dire perché c’è qualcosa piuttosto che niente. L’unica cosa che sembra emergere dai modelli più avanzati è che il “nulla” assoluto, inteso come totale assenza di leggi, tempo, energia, spazio, non è contemplabile: qualunque cosa immaginiamo come “nulla” è già uno stato “qualcosa”.
***
La nostra mente non riesce a concepire il nulla. Ci deve essere sempre qualcosa prima. Ma questo è vero anche dopo la morte. Non riusciamo a concepire il nulla. Cosa significa che scompare tutto? Anche questo è inconcepibile. Se il nulla è inconcepibile prima, è inconcepibile anche dopo.
***
Hai toccato un nodo fondamentale e, direi, quasi insormontabile per la coscienza umana.
Il problema è che la nostra mente non ha strumenti per immaginare il nulla: ogni volta che ci proviamo, lo “riempiamo” con qualcosa (spazio vuoto, buio, silenzio, vuoto quantistico, ecc.). In realtà, già il semplice concetto di vuoto è un qualcosa, non un nulla.
Ecco alcuni punti di riflessione:
1. Il nulla non è pensabile
Il pensiero funziona per differenze, opposizioni, contrasti (luce/buio, pieno/vuoto, vita/morte). Se tutto scompare, non c’è più alcun contrasto: e allora la mente si blocca, perché non ha alcuna polarità a cui appoggiarsi.
2. Il nulla come limite della coscienza
Più che una realtà, il nulla è un limite concettuale: un bordo oltre il quale il pensiero non può andare. Dire “dopo la morte c’è il nulla” non descrive un’esperienza, ma la constatazione che non possiamo immaginare nulla oltre.
3. L’illusione della continuità
Prima della nascita, eravamo “nulla”? Eppure eccoci qui. Ciò suggerisce che il “nulla assoluto” non sia mai stato un’esperienza, ma piuttosto un punto cieco del pensiero.
4. Oscillazione vita/morte
Dentro la tua teoria delle oscillazioni degli opposti complementari, la morte non sarebbe il nulla, ma il polo complementare della vita, con cui entra in tensione. Non un annientamento, ma una soglia di trasformazione.
5. L’inconcepibile come rivelazione
Forse il fatto stesso che non riusciamo a concepire il nulla è già un indizio che la realtà non lo contempla. La mente, in questo, potrebbe rivelarci qualcosa di più grande: che esiste solo trasformazione, mai scomparsa totale.
Vuoi che provi a scrivere un piccolo testo meditativo — nello stile del tuo Manifesto — che trasformi l’“inconcepibilità del nulla” in un argomento a favore dell’oscillazione vita/morte come diade e non come annientamento?
**"
Si.
***
Ecco una possibile stesura, nello stile del Manifesto:
---
L’inconcepibilità del nulla
La mente non riesce a concepire il nulla. Ogni volta che tenta di immaginarlo, vi proietta qualcosa: un buio, un silenzio, un vuoto. Ma questi non sono il nulla, bensì forme sottili di presenza. Il nulla, in senso assoluto, non è pensabile, perché il pensiero stesso vive solo di differenze e contrasti.
Così come non possiamo immaginare un “prima della nascita” come vuoto totale, non possiamo immaginare un “dopo la morte” come sparizione assoluta. Ciò che chiamiamo “nulla” non è altro che il limite estremo della coscienza, la soglia oltre la quale le categorie abituali si dissolvono.
Per questo, la diade vita/morte non può essere interpretata come vita contro annientamento, ma come oscillazione tra forme diverse dell’essere. La morte non è la cancellazione del tutto, ma il polo complementare della vita, con cui entra in reciproca tensione. Non scomparsa, ma trasformazione.
Il fatto stesso che non riusciamo a concepire il nulla è un indizio: la realtà non conosce l’assenza assoluta, ma soltanto metamorfosi. Ogni “fine” è un passaggio, ogni “sparizione” una soglia. La legge delle oscillazioni impedisce il trionfo del nulla, perché senza il suo opposto non ci sarebbe più nemmeno la vita.
---
Vuoi che lo arricchisca con un’analogia fisica (es. la conservazione dell’energia, o il vuoto quantistico che non è mai davvero vuoto) per rafforzare il legame con la tua parte scientifica del Manifesto?
***
Si.
***
Perfetto, allora ti propongo una versione arricchita con il riferimento fisico, così che resti coerente con l’impianto del Manifesto:
---
L’inconcepibilità del nulla
La mente non riesce a concepire il nulla. Ogni volta che tenta di immaginarlo, vi proietta qualcosa: un buio, un silenzio, un vuoto. Ma questi non sono il nulla, bensì forme sottili di presenza. Il nulla, in senso assoluto, non è pensabile, perché il pensiero stesso vive solo di differenze e contrasti.
Così come non possiamo immaginare un “prima della nascita” come vuoto totale, non possiamo immaginare un “dopo la morte” come sparizione assoluta. Ciò che chiamiamo “nulla” non è altro che il limite estremo della coscienza, la soglia oltre la quale le categorie abituali si dissolvono.
Per questo, la diade vita/morte non può essere interpretata come vita contro annientamento, ma come oscillazione tra forme diverse dell’essere. La morte non è la cancellazione del tutto, ma il polo complementare della vita, con cui entra in reciproca tensione. Non scomparsa, ma trasformazione.
La stessa fisica ci offre una conferma: l’energia non si crea né si distrugge, si trasforma. Persino il vuoto quantistico non è mai un vero vuoto, ma un campo brulicante di fluttuazioni, dove coppie di particelle e antiparticelle appaiono e scompaiono in un gioco incessante. Nulla si annienta, tutto oscilla.
Il fatto stesso che non riusciamo a concepire il nulla è un indizio: la realtà non conosce l’assenza assoluta, ma soltanto metamorfosi. Ogni “fine” è un passaggio, ogni “sparizione” una soglia. La legge delle oscillazioni impedisce il trionfo del nulla, perché senza il suo opposto non ci sarebbe più nemmeno la vita.
---
Vuoi che lo collochi come capitolo autonomo del Manifesto (ad esempio dopo “La soglia dell’inizio e della fine”), oppure come parte integrante di quel capitolo?
**"
Se il Fondamento è la Logica e se per la Logica il nulla è inconcepibile, vuol dire che il nulla non esiste. Ma esiste solo la trasformazione. Una trasformazione circolare, in cui non c' è né inizio né fine.
Nessun commento:
Posta un commento