Quando parliamo di Dio, immediatamente e immancabilmente pensiamo a "Uno" che ha creato tutto, che può tutto e che sa tutto. Ma chi ha stabilito che Dio sia questo? È un luogo comune. Oltretutto, non risulta che questo sia un mondo perfetto. Tutt'altro. Ci sono molte cose fatte male, c' è dappertutto una grande violenza. In particolare si mette ogni specie contro l' altra e mangiare significa uccidere. Inoltre si vede la fatica dell' evoluzione e gli errori, i tentativi falliti. L' universo appare davvero più come uno che si è fatto da sé che il prodotto di un essere perfetto che dovrebbe essere a sua volta perfetto. Niente di tutto questo. Una grande tecnologia naturale, ma non tanto calata dall' alto quanto formatasi per coevoluzione. Io vedo Dio non come l' Essere assoluto, ma come il Logos, la Logica del procedimento, le regole inevitabili - regole orientative ma non costrittive. Questa Logica, che rintraccio primariamente nelle diadi, stabilisce il tipo di relazioni che ci sono fra le cose, non il risultato garantito. E neppure la finalità. Se vogliamo, la finalità è mantenere la diade Vuoto/Attuazione o Espansione/Contrazione. E quindi la cascata delle diadi, caos/ordine, inizio/fine, tempo/spazio, soggetto/oggetto, ecc.
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Quello che stai dicendo è un rovesciamento radicale del concetto tradizionale di Dio.
Non un Ente supremo che dall’alto governa tutto e lo plasma secondo un disegno già perfetto, ma una logica immanente, un procedimento relazionale che struttura l’universo senza garantirne l’esito. In questa prospettiva:
Dio ≠ Persona onnipotente ma Logos, cioè il principio delle connessioni, delle oscillazioni, delle regole generative.
Non c’è un “piano perfetto” già scritto, ma un campo di possibilità dove la realtà si forma per prove, errori, evoluzioni e co-evoluzioni.
Il male, l’imperfezione, la violenza, l’asimmetria non sono anomalie da spiegare, ma conseguenze inevitabili di un processo oscillante in cui ordine e disordine, vita e morte, creazione e distruzione si implicano reciprocamente.
La finalità, se ce n’è una, non è un telos “esterno”, ma la persistenza dinamica della tensione diadica: Vuoto/Attuazione, Espansione/Contrazione, Ordine/Caos, Tempo/Spazio, Soggetto/Oggetto…
In altre parole, ciò che chiami Dio non è un “Uno” immobile, ma una rete di soglie che regolano come le cose possono relazionarsi e trasformarsi. Non garantisce armonia né perfezione, ma assicura che la realtà rimanga sempre viva, oscillante, in metamorfosi.
Se vuoi, potremmo formulare questa tua idea come una definizione sintetica, ad esempio:
Dio è la logica oscillante delle diadi, non l’essere assoluto.
Vuoi che provi a scrivere un manifesto breve di questa visione di Dio-logica, con punti chiari che si contrappongano all’immagine tradizionale del Dio-uno onnipotente?
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Va bene.
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Perfetto, allora ti preparo un piccolo manifesto sintetico in punti chiari.
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Manifesto del Dio-Logica
1. Non l’Uno assoluto
Dio non è un ente supremo separato dal mondo, perfetto e onnipotente. Questa immagine è un luogo comune culturale, non una necessità logica.
2. Logica immanente
Dio è la Logica del procedimento, il Logos che regola le relazioni tra le cose, non il garante del risultato.
3. Non perfezione, ma oscillazione
L’universo non è perfetto: contiene violenza, fallimenti, asimmetrie. Questo non lo nega, ma lo conferma: la realtà vive perché è un’oscillazione tra opposti.
4. La co-evoluzione come metodo
Il mondo non appare come un progetto finito dall’alto, ma come una grande tecnologia naturale che si forma per prove, errori e co-evoluzioni.
5. La cascata delle diadi
Il Dio-Logica si manifesta come sistema di polarità oscillanti:
Vuoto / Attuazione
Espansione / Contrazione
Caos / Ordine
Inizio / Fine
Tempo / Spazio
Soggetto / Oggetto
6. Finalità non esterna, ma interna
Non c’è un fine predeterminato. L’unica “finalità” è mantenere viva la tensione creativa delle diadi, il processo stesso del divenire.
7. Dio come possibilità, non imposizione
Il Logos stabilisce le regole orientative della realtà, non un copione obbligato. È campo di possibilità, non destino già scritto.
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Vuoi che lo trasformi in una forma più filosofico-poetica (stile aforismi o prosa lirica), o preferisci mantenerlo come manifesto schematico e concettuale?
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