In una recente intervista, Umberto
Galimberti, psicoanalista e filosofo, ha spiegato che, con l’uso massiccio dei computer e
dei social, stiamo passando dall’era dell’Homo
sapiens all’era dell’Homo videns,
con una riduzione delle capacità intellettive, dato che l’uso delle immagini, a
scapito del ragionamento logico e di una cultura critica, produce una perdita
di neuroni.
Il computer lavora con un
codice binario: o sì o no. E non capisce altro. Quindi l’umanità diventa gregge, e il gregge vuole
un capo-padrone: colui che decide per tutti… e fa quel che vuole. Il caso dei
tanti voti dati a Meloni e a Salvini, che lavorano per istituire un regime
autoritario e nazionalista, con il progetto del premierato, è un caso classico
di questa deriva verso il capo supremo, che fa perdere il senso della vera
democrazia, che – lo ricordo – vuol dire la partecipazione di tutti alla
gestione della cosa pubblica.
Il gregge umano vuole invece
il capobranco... che di solito è il più feroce e furbo.
Non a caso anche nei
Vangeli si paria di pecore e di buoni pastori; è la cultura cattolica che ci
induce a cercare il Salvatore, padre-padrone. Tant’è vero che i nostri aspiranti
dittatori si appellano sempre al fatto di essere cristiani.
Ma, se il pastore è cattivo
e fa solo i suoi interessi, e non gli interessi di tutti, chi salverà il
gregge dalle sue grinfie? Un voto ogni cinque anni? Questa non è democrazia.
Ma, certo, per una vera
democrazia, ci vorrebbe un popolo non ignorante, non bue.
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