Come
funziona la coscienza? Mettiamo che ci siano due gemelli siamesi uniti per il
corpo ma con due teste e due cervelli; ora mettiamo che i due cervelli siano
collegati: i due condividerebbero molti pensieri, ma non tutti. E comunque
desidererebbero essere separati. Però non è possibile. I due si amerebbero e si
odierebbero nello stesso tempo.
Ora mettiamo
che anche le due teste fossero fuse insieme. Che cosa succederebbe?
Succederebbe quello che succede a tutti noi: avremmo un unico corpo e due
cervelli: due emisferi collegati.
I due
emisferi collegati si sono spartiti i compiti per non litigare continuamente: l’uno
controlla la parte destra del corpo e l’altro la parte sinistra. Inoltre l'emisfero
sinistro è spesso associato a funzioni come il linguaggio, la logica, il
pensiero analitico e la matematica. Mentre l'emisfero destro è solitamente
responsabile delle abilità visivo-spaziali, della creatività, dell'intuizione,
della percezione delle emozioni e a quella della musica. Ma non sempre è così: qualche
volta i comandi si sovrappongono e si scambiano, qualche volta litigano – e ognuno
controlla l’altro, in una specie di accordo/disaccordo che crea una tensione
continua.
Così
funziona la nostra coscienza, che significa che siamo due in uno.
Questo si riflette
sia nella struttura duale del corpo (due occhi, due braccia, due polmoni…) sia
nella dualità cervello-mente, sia nella dualità degli io. Quando il mio primo
io, pensa o dice: “Io sono questo”, il secondo dice: “No, io sono quest’altro”.
Come la mettiamo? Chi ha ragione e chi ha torto? Inoltre, ogni io è diviso
anche al suo interno, tra parte coscia e parte inconscia, tra un cervello
antico e uno più recente.
In un certo
senso possiamo dire che abbiamo “due cervelli" che lavorano e si scontrano
insieme all'interno del nostro organismo. L'emisfero destro e l'emisfero
sinistro sono specializzati in diverse funzioni e compiti, e possono essere
considerati come due sistemi separati che collaborano per supportare le nostre
capacità cognitive e comportamentali complesse.
Per esempio,
l'emisfero destro è spesso associato alla creatività, all'immaginazione e alla
percezione emotiva, mentre l'emisfero sinistro è coinvolto in compiti come il
linguaggio, la logica e il pensiero analitico. Questi due emisferi comunicano
costantemente attraverso il corpo calloso, consentendo una cooperazione e una
integrazione delle diverse funzioni cerebrali.
In
definitiva, è chiaro che i due emisferi hanno specializzazioni cognitive
diverse e possono operare quasi indipendentemente in alcune circostanze, il che
porta alla sensazione di avere due identità separate in una persona. E questa
divisione determina quella attività duale che è la coscienza.
Ma perché
questo dualismo, più o meno accentuato? Dobbiamo risalire al concepimento dell’essere
umano, che richiede due individui: un maschio e una femmina. Il patrimonio
genetico del maschio ha due cromosomi X e Y, mentre quello della femmina ha due
cromosomi X e X. Nel concepimento, ognuno dei due dà al nascituro metà del
proprio patrimonio genetico.
I cromosomi
sono strutture complesse nel nucleo delle cellule eucariotiche, come le cellule
umane. Ogni specie ha un numero caratteristico di cromosomi che porta le
informazioni genetiche ereditarie. Nei mammiferi, compresi gli esseri umani, le
cellule somatiche contengono normalmente 23 coppie di cromosomi, per un totale
di 46 cromosomi.
I cromosomi
sono composti da una lunga molecola di acido desossiribonucleico (DNA), che
contiene i geni necessari per determinare le caratteristiche ereditarie di un
individuo, come il colore degli occhi, la forma del corpo e molte altre
caratteristiche fisiche e biologiche. Ogni cromosoma contiene molteplici geni
che si trovano in posizioni specifiche chiamate loci.
Durante il
processo di divisione cellulare, i cromosomi si condensano e si dividono in
modo da poter essere distribuiti in modo equo tra le cellule figlie. Questo
assicura che ogni cellula abbia lo stesso corredo genetico. I cromosomi sono
fondamentali per la trasmissione dell'ereditarietà genetica da una generazione
all'altra.
Ogni figlio
ha dunque metà del proprio DNA di origine materna e metà di origine paterna. Il DNA è composto da due filamenti che si
avvolgono l’uno intorno all’altro formando una struttura a doppia elica. Ogni
filamento è composto da una sequenza di nucleotidi, e i due filamenti sono
tenuti insieme da legami a idrogeno tra basi azotate complementari. Questa
struttura è stata descritta per la prima volta da James Watson e Francis Crick
nel 1953.
Escludendo alcuni
virus, il DNA è sempre formato da due filamenti appaiati. Questi filamenti sono
antiparalleli, il che significa che corrono in direzioni opposte l’uno
all’altro. La complementarità delle basi azotate (adenina con timina e guanina
con citosina) permette la duplicazione del DNA durante la replicazione
cellulare, assicurando che ogni nuova cellula riceva una copia esatta del DNA.
Il codice genetico utilizza
un sistema di triplette, o codoni, per codificare gli amminoacidi che
costituiscono le proteine. Ogni codone è composto da tre nucleotidi, e poiché
ci sono quattro tipi di basi azotate nel DNA (adenina, citosina, guanina e
timina), ci sono 64
combinazioni
possibili di codoni
Queste 64 combinazioni sono più che sufficienti
per codificare i 20 amminoacidi standard utilizzati dagli organismi viventi per
costruire le loro proteine. Di queste 64 triplette, 61 codificano per
amminoacidi, mentre le restanti 3 sono codoni di stop, che segnalano la fine della
traduzione di una proteina.
Il codice genetico
è universale, il che significa che quasi tutti gli organismi viventi utilizzano
lo stesso codice per tradurre le informazioni genetiche in proteine.
Avete notato qualcosa in
questa descrizione? Vi ricordate di come si combinano le due forze fondamentali
(yang e yin, maschile e femminile…) nell’antico codice dell’I Chig, dove le due
linee (intera e spezzata) portavano a quattro combinazioni che, organizzate in
gruppi di tre (trigrammi) davano origine a 64 esagrammi? I numeri sono gli
stessi!
Perfino la forma di elica è
rappresentata dal simbolo dello yang-yin, che è anche simbolo di infinito.
Il che è logico, perché
abbiamo a che fare con due forze fondamentali di partenza, quattro combinazioni
possibili e 64 combinazioni finali.
Non può essere una semplice coincidenza. In un mondo duale si
arriva sempre a questi calcoli e a questi numeri. Avevo già fatto notare in un
post precedente che il numero 64 ricorre in parecchi sistemi: l’alfabeto
Braille, composto dalla disposizione di sei punti in rilievo, ha 64
combinazioni possibili. Una scacchiera è composta da 64 caselle (tanto che i
primi esperimenti di Alan Turing riguardarono proprio il gioco degli scacchi).
In un sistema binario a 6 bit, ci sono 64 possibili combinazioni. Nelle
combinazioni di 6 oggetti distinti presi 2 alla volta, ci sono esattamente 64
possibili combinazioni. In un sistema numerico a base 4, ogni posizione può
rappresentare 4 possibili valori (0, 1, 2, 3); quindi, se hai un numero a 3
cifre in base 4, ci saranno 64 possibili combinazioni. In un insieme di 7
elementi, formando sottogruppi di 6 elementi ciascuno, ci saranno esattamente
64 possibili sottogruppi. In un sistema di rappresentazione dei colori RGB,
ogni canale (rosso, verde, blu) viene spesso rappresentato con 6 bit, il che
significa che ci sono 64 possibili combinazioni di colore per ciascun canale.
In un sistema di codifica Unicode a 64 bit, che è noto come UTF-64, ci sono 64
bit possibili combinazioni di caratteri Unicode per la rappresentazione di
testi multilingue. Un sistema a 6 bit può rappresentare 64 diversi stati o
configurazioni possibili, che potrebbero essere utilizzati per codificare
informazioni o valori di stato. I nostri computer sono ormai costruiti con sistemi
a 64 bit che hanno una maggiore capacità di elaborazione, possono offrire
migliori prestazioni e possono elaborar una quantità di dati più grande
rispetto ai sistemi a 32 bit, eccetera.
Non si tratta di
coincidenze, ma del fatto che ogni cosa è costruita a partire da un sistema di
forze duali (diadi) che, nella loro contrapposizione complementare o complementarità
contrapposta, nel loro accordo/disaccordo dinamico, nel loro schema di azione e
reazione, nella loro relazione di attrazione/repulsione, generano ogni forma di
energia, soggettiva e oggettiva, positiva e negativa, costruttive e distruttiva…
e l’alternarsi ciclico di inizio/fine, di vita/morte.
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