giovedì 13 giugno 2024

Conoscere l'inconoscibile

Il confronto è fondamentale, l’incontro/scontro è essenziale, perché è ciò che genera energia. Se non ci fosse lo scontro, la rivalità, il contrasto, tutto sarebbe immobile, senza movimento, senza vita. La vita – come aveva ben visto anche Eraclito – si basa sul contrasto. D’altronde, se non ci fosse il contrasto fra tutte le cose e gli esseri viventi, se non ci fossero la rivalità, l’odio, il confronto, la lotta, come potrebbe crearsi l’armonia.

Perché, sì, anche la coppia contrasto/armonia è una diade fondamentale.

Si dirà che stiamo parlando di concetti astratti. Ma io vi indico una serie di diadi che sono reali (per quanto siano reali le cose): il giorno e la notte, il maschile e il femminile, la vita e la morte, l’inspirazione e l’espirazione… Potete immaginare uno dei due poli senza l’altro? Potete immaginare che si tratti di semplici concetti e non di cose reali e sperimentabili?

Dunque, non stiamo parlando di semplici concetti, ma di concetti che esprimono esperienze. E notate che l’interazione è sempre duale, non ternaria o settenaria. E infatti anche i nostri organismi sono duali: due occhi, due orecchie, due braccia, due gambe, due polmoni, due reni, due emisferi cerebrali… (Ho fatto indagini e non esiste un essere con tre gambe!)

Del resto, il ritmo inspirazione/espirazione, che è fisico, deve essere almeno duale, deve coinvolgere almeno due elementi. Non c’è ballo senza almeno due ballerini.

Certo, ci sono coppie diadiche che potrebbero essere solo concettuali (bene/male, Dio/diavolo, paradiso/inferno…), ma in tal caso non ci sono esperienze concrete, reali.

Una diade, per essere reale, deve essere sperimentata in uno dei due poli concretamente. Se uno esiste, anche l’altro esiste. È chiaro che certi dualismi, come bene/male,  bello/brutto, utile/inutile, difficile/facile, ecc., non riguardano la realtà oggettiva, ma solo i nostri giudizi soggettivi. Altri riguardano i sentimenti e le emozioni; amore/odio, felice/infelice, ottimista/pessimista, allegro/triste, motivato/demotivato, euforico/depresso, fiducioso/disperato, ecc. Altri riguardano il tempo (prima/dopo, passato/futuro,, ecc.) e lo spazio (su/giù, sopra/sotto, statico/mobile, alto/basso, ecc.). Altri riguardano i movimenti (veloce/lento, scontro/incontro, accogliere/respingere, andare/venire, salire/scendere… Altri hanno un significato sociale: ricco/povero, nobile/ignobile, Ma tanti altri sono polivalenti: magari partono da una realtà, ma poi rivestono le più diverse interpretazioni. Pensiamo per esempio ai vari significati che possono assumere diadi come passivo/attivo, positivo/negativo, destra/sinistra, duro/tenero, aperto/chiuso, caldo/freddo, armonia/ contrasto… fino ai concetti più astratti come essere/non essere, tutto/niente, leggero/pesante, concordia/discordia, luce/buio, ecc.

Inutile cercare una classificazione rigorosa. Anche l’idea che alcuni siano concreti e altri siano pure astrazioni non è sostenibile. Perché il nostro linguaggio si è originato da cose o fatti reali, per poi assumere significati polivalenti e astratti.

Comunque, la regola fondamentale è che, se almeno una polarità sia esperibile nella realtà, l’altra sarà reale.

Non esiste un fenomeno o un processo isolato, perché la nostra conoscenza è sempre il frutto di un’interazione fra due o più cose, se non altro fra noi come soggetto e l’altro come oggetto – perfino dentro noi stessi. Se questa interazione o relazione non c’è, è come se il fenomeno non esistesse.

Ne consegue che la nostra conoscenza consiste nel cercare, studiare, scoprire e determinare nuove relazioni. Pensiamo alla chimica che può sia studiare le relazioni fra certi fenomeni già dati sia crearne di nuovi. O anche ad altre scienze. L’uomo segue Dio: può creare.

Questo è importante. Conoscere, in certi casi, è creare qualcosa che non c’è ancora, ma può esserci; passare dalla potenza all’atto. Prendiamo la plastica nel campo della chimica. Ma consideriamo la nascita stessa dei concetti, che può seguire la realtà, ma può anche determinare una nuova realtà. La donna e l’uomo sono fatti per generare cose nuove. Come il loro cervello, plastico.

È difficile dire se una cosa esiste in se stessa - e noi l’abbiamo semplicemente scoperta come un tesoro sepolto - o se è una nostra creazione. Se non arriviamo a una conoscenza, attraverso i sensi e la mente, per noi è come se non esistesse. Possiamo teorizzare qualsiasi cosa (per esempio, uno spazio a 7 0 a 11 dimensioni), ma, finché non c’è una prova esperibile, rimane un’ipotesi.

Al limite, potremmo dire che la conoscenza di una cosa definisce e determina (collassa) la cosa. Ma quale prova avremmo del contrario? Se non la conoscenza stessa?

Dovremmo prima conoscere la cosa che non conosciamo!

  

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