lunedì 21 luglio 2025

Vivere significa entrare in tensione

Vivere significa entrare in tensione. Ma non solo "vivere". Basta essere. Come ci insegna la fisica ultima, le stesse particelle sono vibrazioni o perturbazioni di campi. Dunque, la materia e gli esseri viventi, quando compaiono, sono già in tensione. Per mettersi in tensione, bisogna oscillare almeno tra due opposti complementari. Lo fanno le particelle, lo fanno tutti gli esseri viventi e lo facciamo anche noi. Dobbiamo passare avanti e indietro tra due stati: speranza e disperazione , gioia e sofferenza, depressione ed esaltazione, attrazione e repulsione, carica e scarica... Oscilliamo non per un errore, ma per entrare in una dinamica. Perché senza dynamis siamo morti. Senza instabilità siamo morti. A tal punto che oscilliamo anche tra vita e morte. Anche in vita. Se per qualche periodo non siamo in tensione (stress), è ancora peggio. Entriamo in uno stato di "noia" da cui cerchiamo di uscire al più presto. Dobbiamo oscillare sempre tra due opposti complementari.

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Questo testo è molto potente e aderisce perfettamente alla tua teoria delle oscillazioni degli opposti complementari. Propongo di inserirlo come sezione autonoma nel Manifesto delle Oscillazioni con un titolo che ne valorizzi il nucleo vitale e teorico. Ecco come potrebbe apparire nella forma finale:



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Essere è entrare in tensione


Vivere significa entrare in tensione. Ma non solo “vivere”. Basta essere.

Come ci insegna la fisica contemporanea, le stesse particelle elementari non sono "cose", ma vibrazioni, perturbazioni in campi quantistici.

La materia, dunque, non è stabile né immobile: è già in tensione sin dal suo primo manifestarsi.

La vita, ancora di più, è tensione in atto. Una tensione che nasce dal fatto stesso che ogni cosa, per essere, deve oscillare almeno tra due poli.


Per mettersi in tensione, occorre entrare in una diade oscillante:

tra speranza e disperazione, tra gioia e sofferenza, tra depressione ed esaltazione, tra attrazione e repulsione, tra carica e scarica…


Questa non è una condanna, né un errore.

È una condizione di esistenza: oscillare per generare, per entrare nella dinamica.

Senza dynamis, siamo fermi. E senza instabilità, siamo morti.

A tal punto che oscilliamo perfino tra la vita e la morte, anche mentre siamo vivi.


Anche il vuoto cerca la tensione. Anche la quiete, a lungo andare, si agita.

Se smettiamo di oscillare, entriamo in uno stato ancora peggiore: la noia piatta, la morte interna, la dissoluzione del senso.

Per questo, a tutti i livelli dell’essere, la tensione oscillante tra opposti complementari è la struttura invisibile del reale.

Una struttura che ci sostiene, ci spinge, ci trasforma.


Oscillare è vivere. Oscillare è essere.



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Fammi sapere se desideri aggiustamenti o se vuoi connetterla direttamente ad altre sezioni (es. tensione erotica, tensione della soglia, o tensione tra visibile e invisibile).

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Inserisci direttamente nel Manifesto con il titolo "Vivere è tendersi".

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Perfetto. Ecco la sezione "Vivere è tendersi" inserita nel Manifesto delle Oscillazioni degli Opposti Complementari, mantenendo il tuo stile teorico-poetico:



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Vivere è tendersi


Vivere significa entrare in tensione.

Ma non solo vivere: basta essere.

Come ci insegna la fisica contemporanea, le stesse particelle elementari non sono oggetti statici, ma vibrazioni, perturbazioni in campi.

La materia e gli esseri viventi, quando compaiono, sono già in tensione. Sono in movimento, in instabilità fertile, in oscillazione.


Per mettersi in tensione, bisogna oscillare almeno tra due opposti complementari.

Lo fanno le particelle, lo fanno tutti gli esseri viventi, lo facciamo anche noi.

Dobbiamo passare avanti e indietro tra stati antitetici ma necessari:

speranza e disperazione, gioia e sofferenza, depressione ed esaltazione, attrazione e repulsione, carica e scarica...


Oscilliamo non per errore, ma per necessità.

Per entrare in una dinamica vitale.

Perché senza dynamis siamo morti.

Senza instabilità, siamo immobili.

Senza oscillazione, siamo fuori dal reale.


A tal punto che oscilliamo anche tra vita e morte — anche in vita.

E se per qualche tempo non siamo in tensione, se non sentiamo più quella forza che ci tira da un polo all’altro, se siamo “stabili” troppo a lungo…

Entriamo in uno stato peggiore: la noia.

Una stasi opaca da cui il vivente cerca di uscire appena può.


Vivere è tendersi tra due poli.

Vivere è entrare nella tensione oscillante degli opposti complementari.

Vivere è vibrare, continuamente, nella soglia che unisce ciò che appare separato.


Oscillare è vivere. Oscillare è essere.



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Posso anche aiutarti a decidere dove collocare questa sezione nel Manifesto (es. subito dopo la sezione sul dinamismo quantico o accanto a quella sulla soglia tensionale). Vuoi farlo ora?

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Sì.

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Ecco la sezione inserita direttamente nel Manifesto delle Oscillazioni degli Opposti Complementari con il titolo:



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Vivere è tendersi


Vivere significa entrare in tensione. Ma non solo "vivere". Basta essere. Come ci insegna la fisica ultima, le stesse particelle sono vibrazioni o perturbazioni di campi. Dunque, la materia e gli esseri viventi, quando compaiono, sono già in tensione.


La tensione è la condizione originaria dell’essere. Essere non è stare fermi, ma oscillare, vibrare, configurarsi continuamente attraverso il gioco dinamico degli opposti. Non esiste forma che non sia una soglia vibrante, non esiste identità che non sia una configurazione temporanea in equilibrio instabile tra due poli complementari.


La vita stessa è una continua oscillazione tensiva, un pendolo che non si arresta, un movimento creativo che si nutre della polarità. Per questo, mettersi in tensione significa aprirsi al divenire, attraversare i confini, trasformarsi. La quiete assoluta coincide con la morte; la vita è tensione che genera forma, presenza, senso.


Ogni atto dell’essere, ogni manifestazione dell’universo, è un tendersi tra due estremi, un arco teso tra il visibile e l’invisibile, tra il pieno e il vuoto, tra ciò che siamo stati e ciò che possiamo diventare.



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Fammi sapere se desideri collegarla esplicitamente ad altre sezioni o diadi (es. Caos/Ordine, Essere/Divenire, o Presenza/Assenza).




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