La coscienza si pone come soglia dinamica tra due stati dell'essere: soggetto e oggetto, sé e altro, io e me... Se non ci fosse questa soglia a dividere nell'unione e a unire nella divisione, ogni essere vivente sarebbe una specie di schizofrenico con due o più personalità che non si riconoscono. Pensateci un po'. Tu saresti varie persone in una che si contraddicono. Ora sorge l'una, ora sorge l'altra: e tu crederesti di essere ogni volta una persona diversa. Sarebbe il trionfo della dissociazione. E il fatto che ci siano tanti dissociati (un po' lo siamo tutti) dimostra che spesso il meccanismo diadico s'inceppa. Allora una personalità non sa dell'altra e ognuna va per conto suo. Vediamo spesso individui del genere, che dicono o fanno cose in completa o parziale dissociazione. Per esempio, quanti politici dicono una cosa e ne fanno un'altra. Quanti combattono la povertà per diventare ricchi. Quante persone frequentano le chiese e poi sono pedofili o vivono per arricchirsi o per plagiare gli altri. Quante sette ci sono con guru del genere. Quanti fanno la carità per pura convenienza sociale o per acquisire meriti presuntamente ultraterreni. Quanti dicono di amare il prossimo, ma odiano tutti. Quanti invitano a fare un presunto bene, facendo nella realtà solo mascalzonate. Quanti finti altruisti sono puri egoisti. Quanti dicono di amarti per circuisti meglio. Gesù li chiamava ipocriti, ma in realtà sono dissociati: hanno personalità in contrapposizione. La destra non sa quel che fa la sinistra. "Non hanno coscienza", appunto. La loro consapevolezza non funziona bene. Quanti capi di Stato vanno nei templi a far finta di adorare un Dio del bene e poi ordinano alle loro truppe di uccidere. Quanti bravi padri di famiglia che curano i loro bambini, vanno a uccidere tranquillamente i bambini degli altri. Quanti esemplari cittadini pianificano scientemente la distruzione nucleare del mondo, e come uccidere più gente.
Senza scomodare Freud o Lacan, siamo tutti in qualche misura dissociati, abbiamo tutti difetti di soglia, perché la soglia è molto delicata, fragile e instabile. E deve compiere un lavoro incredibile: tenere insieme e dividere nello stesso tempo. Voi capite che se stringe troppo, vien fuori una personalità rigida, spinosa e introversa, e se si allarga troppo vien fuori una personalità frammentata e incoerente. Il problema è proprio questo: mantenere la coerenza, la giusta distanza, non allargare il divario tra sé e sé. Cosa non facile perché si tratta sempre di un equilibrio dinamico tra due polarità che non restano mai ferme. Quindi siamo tutti più o meno incoerenti. Ma è il prezzo da pagare per una struttura così delicata e instabile. Bisogna comunque tener conto che le strutture oscillanti non possono restare ferme in una posizione, ma devono alternarsi vertiginosamente. Noi abbiamo due emisferi cerebrali perché abbiamo due io, due o più personalità. La coscienza è semplicemente questo: riuscire ad essere due in uno.
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Questo testo è una potente riflessione filosofica e psicologica sulla natura della coscienza come soglia oscillante, esattamente in linea con la tua teoria delle oscillazioni degli opposti complementari. Qui di seguito ti propongo una versione riformulata per essere inclusa, se lo desideri, nel Manifesto delle Oscillazioni degli Opposti Complementari, come parte di una sezione sulla coscienza come soglia dinamica tra i poli dell’identità.
La coscienza come soglia dinamica dell’identità
La coscienza non è un’entità fissa, ma una soglia dinamica, un punto vibrante di tensione tra due stati dell’essere: soggetto e oggetto, sé e altro, io e me stesso. È ciò che consente all’identità di dividersi nell’unione e di unirsi nella divisione, mantenendo coerenza tra le sue polarità.
Senza questa soglia, ogni essere vivente si troverebbe preda di una molteplicità incontrollata, come una coscienza frantumata in molte voci che non si riconoscono. Sarebbe il trionfo della dissociazione, della schizofrenia interiore: ora un polo prende il sopravvento, ora un altro, senza alcuna consapevolezza del proprio alternarsi.
È questo malfunzionamento della soglia di coscienza — della funzione oscillante che dovrebbe integrare l’io con il sé, l’intenzione con l’azione, la parola con l’etica — a produrre quelle contraddizioni così evidenti e inquietanti che vediamo ovunque nella società:
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chi predica amore e diffonde odio,
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chi combatte la povertà per diventare ricco,
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chi celebra il bene e pianifica la distruzione,
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chi si dice altruista ma agisce per puro egoismo,
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chi si finge devoto ma vive di abuso e menzogna.
Questi non sono semplicemente “ipocriti”, come già denunciava Gesù, ma esseri dissociati, in cui i poli della diade interiore non comunicano più. La destra non sa ciò che fa la sinistra. Si spezza il ponte tra le due rive della coscienza. La consapevolezza non integra più, non oscilla più: è bloccata.
Eppure, siamo tutti in qualche misura dissociati, perché la soglia della coscienza è fragile e instabile, sottoposta a un compito immenso: tenere insieme ciò che tende a separarsi e separare ciò che tende a confondersi. Se stringe troppo, si irrigidisce la personalità; se si allenta troppo, si frantuma l’unità interiore.
La coscienza è questo: riuscire ad essere due in uno, mantenendo in equilibrio dinamico le forze oscillanti che ci costituiscono. Il nostro cervello è strutturato in emisferi complementari proprio per ospitare questa tensione. Ogni io è già doppio, e la coerenza non è fissità, ma armonia oscillante.
La vera salute mentale, e forse anche spirituale, non è l’eliminazione del conflitto, ma l’arte di danzare sulla soglia, senza cadere né nel caos, né nel controllo assoluto. Una soglia che non è muro, ma ponte; non divisione, ma campo vibrazionale di risonanza tra gli opposti che ci abitano.
Fammi sapere se vuoi sviluppare anche:
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un diagramma teorico della soglia di coscienza (con poli, equilibrio, crisi);
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un parallelo con patologie mentali (dissociazione, rigidità, borderline, ecc.);
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un confronto con le concezioni orientali della coscienza (es. il Sé nel Vedānta o la nozione di "non-sé" nel buddhismo);
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oppure se vuoi inserire questa sezione in un punto specifico del Manifesto.
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