Noi sentiamo la necessità che l’universo
sia morale, che se qualcuno compie un’azione malvagia o buona debba essere in
qualche modo punito o ricompensato. In sostanza siamo esseri morali.
Peccato che l’universo non sia affatto
morale.
O, per meglio dire, l’universo risponde
a una legge di equilibrio che non rientra nell’etica, ma nell’economia. Tutto
deve tornare, i conti devono tornare: il male e il bene si deve compensare. Ma
non a livello individuale, bensì a livello generale.
Tutto si tiene: questa è l’unica
morale. Ad ogni azione corrisponde una reazione: questa è una legge della
fisica.
La morale individuale non c’è. C’è la
necessità che tornino i conti. I profitti e le perdite devono compensarsi, in
modo che la somma sia sempre zero.
Ed ecco nascere il bisogno di un Dio
etico, di un Dio che regoli i conti. Ma un Dio del genere non avrebbe mai fatto
un mondo in cui per gli individui non tornassero i conti.
È chiaro che in una banca i conti
devono tornare – o fallirebbe. Ma, all’interno di quei pareggi di bilancio,
qualcuno ci perde e qualcuno ci guadagna.
Ecco perché le religioni teiste ci
presentano Dio come un padrone che vuole “regolare i conti” o addirittura come
una banchiere. Ma che brutta etica è questa! E chi è che crea fin dall’origine le
ingiustizie?
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