Se temiamo di non saper meditare perché
ci sentiamo troppo confusi, agitati, distratti o irrequieti, la soluzione è
semplice - siamone consapevoli! In altri termini, portiamo la consapevolezza
proprio a questi stati d’animo. Non c’è niente che non serva come materiale per
meditazione. L’importante è spostare il fuoco dell’attenzione proprio su quegli
stati d’animo che ci sembrano ostacoli.
La presenza mentale non è pensare, ma è
essere consapevoli di… qui e ora. Il “qui e ora” serve a distinguere il
meditare dai ricordi o dalle fantasie sul futuro. Dobbiamo stare ben incollati
all’attimo presente.
Ma chi
è presente qui e ora? Siamo troppo condizionati per saperlo. Meditando si
capisce che ciò che medita non sono tanto io
con la mia personalità, ma ciò che gli sta prima e dopo.
Quando rispondiamo “presente!” ad un
appello, quello è l’io abituale o fenomenico.
Ma, quando siamo presenti in
meditazione, quello è il sé originario, ciò che non coincide né con il nostro
corpo né con la nostra mente. E quello noi siamo, alla fine della fiera.
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