C’è una bella differenza tra religione
e meditazione. Quando per esempio Gesù invita ad amare Dio e il prossimo, si
riferisce sempre ad una specie di Padre-Padrone che starebbe lassù fra le
nuvole e che andrebbe continuamente riverito e ubbidito. Ma quando la
meditazione invita ad osservare la mente, non si riferisce a nessun personaggio
divino. Parla semmai di sofferenza, di impermanenza, di schiavitù e di
insoddisfazione, tutti stati da cui ci si deve liberare con i propri sforzi
personali, non sottomettendosi a qualche autorità superiore.
Se non ti sottometterai a Dio, dicono le
religioni, non ti salverai, perché un Dittatore non può ammettere che qualcuno
non gli obbedisca e sia indipendente. Dio odia la libertà delle proprie
creature. Adamo viene condannato non perché trasgredisca un ordine, ma perché
cerca la propria autonomia.
Al contrario, nella meditazione, l’uomo
si è incastrato da solo. È lui stesso il Dio che si è dimenticato della sua
antica grandezza. Non c’è nessuno cui deve render conto – devi render conto a se
stesso. Perché non fai un atto di consapevolezza, perché non ti liberi, perché
vuoi rimaner schiavo della tua stessa mente? Se non lo fai, il peccato lo
commetti verso te stesso, non verso l’Autorità divina.
Molto chiaro, grazie!!
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