In meditazione cerchiamo di non farci
travolgere dai facili entusiasmi. Nessuno è più fastidioso di chi, dopo aver
scoperto una nuova religione o una nuova fede, cerca di influenzare e
convincere gli altri. Dovrebbe capire che anche questa è un’ambizione
aggressiva. In fondo, un missionario è uno che vuole conquistare gli altri, che
ha un desiderio di dominio. Non è così umile come sembra.
Con-vincere è pur sempre un tentativo
di vincere.
Prima di farlo, rendiamoci conto della
nostra ambizione e liberiamocene. Impariamo a svuotare la mente anziché
riempirla di “nobili” ideali.
Riconosciamo le nostre ambizioni, i nostri
desideri.
Se non ci facciamo travolgere dai facili
entusiasmi, non ci facciamo neppure travolgere dalle altrettanto facili
depressioni e delusioni, mettendo in moto quella dinamica psicologica che ci
porta continuamente dagli alti ai bassi e viceversa.
In meditazione non cerchiamo l’eccitazione,
ma ciò che ci permette di essere sereni ed equilibrati. Quando sentiamo parlare
della ricerca della felicità, pensiamo subito che dopo cadremo nell’infelicità, perché il nostro mondo emotivo è una
specie di altalena.
Anche quando sentiamo far tanta
propaganda alla “bellezza della vita”, pensiamo subito che si cerca di
nascondere con l’entusiasmo la sua bruttezza. Il saggio non stravede per l’esistenza,
perché ne vede i lati negativi.
La vita non è un bene assoluto e può
essere un dono sgradito. Avete mai detto ai vostri genitori: “Era meglio che mi
aveste lasciato là dov’ero?”
In fondo molti nostri sforzi sono tesi
a tornare là da dove tutto è iniziato – spesso in modo sbagliato.
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