Non bisogna illudersi che possano
avvenire dei miracoli – per ora nessuno è in grado di compierli, per ora tutto
ciò che si ottiene è solo il frutto di un duro lavoro. Anche in meditazione
avviene la stessa cosa. Non ci si libera da condizionamenti millenari semplicemente
applicando la consapevolezza. La vita resta difficile e complicata, la materia ha
una sua pesantezza ineliminabile. Nessuno ha bacchette magiche.
Ma la consapevolezza mette un distanza
fra noi e la realtà convulsa, fra noi e i nostri stati d’animo. I nostri corpi
e le nostre menti restano fuscelli al vento. Però abbiamo finalmente un punto
fermo, qualcosa che non muta al variare delle condizioni, qualcosa che è in
mano nostra e non in mano alla dialettica
degli eventi.
La consapevolezza è sempre attuale: non
sta nel passato, che è un ricordo; non sta nel futuro, che è una congettura; ma
sta qui in una mente presente e vigile che non vuol farsi trascinare dalle
correnti del mondo, dai venti cosmici.
Mentre il nostro destino si compie
inesorabilmente, noi contempliamo gli eventi negativi e positivi con
equanimità, con distacco, lasciando all’io condizionato i desideri e l’avversione.
Per questo possiamo dire che “noi” non
siamo consapevoli, che il nostro “io” non è consapevole. La consapevolezza viene
da un’altra dimensione.
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