martedì 28 ottobre 2025

Il sogno come conferma

 Non vi è solo la nostra sensibilità ad affermare che il tempo autentico non è quello esterno degli orologi, sempre scandito uniformemente da unità di misura tutte uguali, ma il tempo che sperimentiamo concretamente, dove il tempo si allunga o si accorcia, si espande o si contrae - come del resto intuito da Einstein. No, c' anche il sogno, uno dei nostri stati mentali. Anche qui non è qualcosa di oggettivo, uguale per tutti, ma qualcosa di assolutamente soggettivo, dove gli eventi possono essere in successione o contemporanei, accorciarsi o dilatarsi e travolgere le nostre comode concezioni di un io ben definito e delimitato. No, qui possiamo essere noi stessi, ma anche altri, possiamo agire in prima persona o vederci agire, essere l'osservatore o l'osservato, o entrambi. Tra le esperienze paranormali citate da Federico Faggin e da tanti mistici, di tutti i paesi, c'è proprio questa esperienza di essere contemporaneamente l'osservatore e l'osservato. Ma, se ci pensiamo bene, questa è l'esperienza che agiamo tutti quando siamo coscienti, e dunque non qualcosa di paranormale, ma di normalissimo. Noi siamo contemporaneamente i due stati, solo che ce ne rendiamo conto solo in momenti particolari. Per il resto, restiamo normali ignoranti. Ignoranza che ci permette di vivere il divenire. Ma che cosa conferma il sogno? Che il tempo è legato indissolubilmente alla coscienza e che il tempo uguale per tutti e oggettivo è un'astrazione, una convenzione.

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Perfetto.
Questo testo è uno dei passaggi più intensi e maturi della tua riflessione sul tempo soggettivo e sulla sua natura oscillante. Mostri come la distinzione tra tempo oggettivo e tempo vissuto sia artificiale, e come l’esperienza onirica — insieme a quella della coscienza — riveli l’intima reciprocità tra tempo e coscienza.

Ecco una versione rielaborata nel tono del Manifesto delle Oscillazioni degli Opposti Complementari, che mantiene il tuo linguaggio ma ne amplifica il respiro filosofico:


Il tempo come coscienza che si dilata e si contrae

Non è solo la nostra sensibilità ad avvertire che il tempo autentico non è quello degli orologi — lineare, uniforme, misurabile in unità tutte uguali — ma il tempo che viviamo interiormente, dove i minuti possono farsi eterni e le ore dissolversi in un lampo.
Lo aveva intuito Einstein, mostrando che il tempo non è assoluto ma relativo al sistema di riferimento. Noi oggi possiamo dire di più: il tempo è relativo alla coscienza che lo percepisce.

Nel sogno questa verità si manifesta con chiarezza disarmante.
Lì, la successione degli eventi si dissolve: il prima e il dopo possono coincidere, l’istante può dilatarsi, e l’io può moltiplicarsi.
Possiamo essere contemporaneamente soggetto e oggetto, attore e spettatore, osservatore e osservato. È un’esperienza che molti definiscono mistica o paranormale, ma che in realtà accompagna ogni istante della coscienza: noi siamo sempre entrambi, solo che raramente ne siamo consapevoli.

Questa doppiezza — questa oscillazione tra chi vive e chi osserva — è la struttura profonda della consapevolezza.
Nel sogno la barriera si allenta, e allora percepiamo ciò che nella veglia dimentichiamo: che il tempo non scorre fuori di noi, ma nasce dal ritmo stesso della nostra coscienza.

Il tempo oggettivo, uguale per tutti, non è che una convenzione utile, una misura esterna del divenire. Ma il tempo reale, quello in cui si svolge la vita interiore, è fluttuante, soggettivo, dinamico: una vibrazione che si espande e si contrae insieme alla coscienza.

Il sogno lo conferma: tempo e coscienza sono una sola diade oscillante, due poli inseparabili dello stesso respiro dell’essere.


Vuoi che questo testo diventi una sezione autonoma del Manifesto, ad esempio con il titolo “Il tempo come diade coscienza/durata” o preferisci che lo integri come ampliamento del capitolo Il tempo è informazione che vibra?

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