Molti, illusi dalla meccanica quantistica, credono che noi possiamo fare accadere degli eventi semplicemente volendolo con passione. Ma, per far collassare degli eventi (e non solo uno stato delle particelle), le variabili sono infinite. Nel caso delle particelle, esse si possono presentare in due soli stati: onda o particella. E qui la tua attenzione (anche senza emozioni) può decidere lo stato. Può decidere anche una semplice interazione. Ma, nel caso degli eventi, le cose sono più complesse, perché devi tenere conto delle decisioni e delle volontà altrui. Se cerchi un parcheggio in una strada affollata, può darsi che tu lo trovi o non lo trovi. Può darsi che qualcuno in quel momento decida di andarsene e lasci un posto libero. E tu potresti interpretarlo come un tuo successo dovuto al tuo interesse. Ma non è detto: può trattarsi di una semplice coincidenza, di un "colpo di fortuna. Se però ti innamori di una fanciulla, pur mettendoci tutta la passione, può darsi che questo non serva a nulla. Se poi sei storpio o vecchio, le probabilità che la fanciulla ti contraccambi sono bassissime. E la tua passione non decide nulla, non cambia nulla. Perché può darsi che il destino della fanciulla la porti a innamorarsi di qualcun altro. Allora la tua passione a che cosa serve? Nei destini, le linee possono non incrociarsi mai. Ci vuole ben altro: ci vuole che la fanciulla sia nel tuo destino o non ci sia affatto. Quindi che cosa puoi fare per far collassare gli eventi a tuo favore? Nulla in questa vita. Ma può darsi che in un' altra vita, in un altro mondo, le cose si avverino. Non qui e ora. Bisogna saper aspettare altre linee di destino. Bisogna ritirarsi e saper aspettare: il momento non è propizio. Altre cose sono il collasso degli avvenimenti a seguito di oscillazioni naturali. Io so che dopo l' inverno verrà sicuramente la primavera. Io so che dopo la veglia verrà il sonno. Io so che dopo l' esaltazione avverrà la depressione. Ma questo non vale per l' amore della fanciulla: forse il suo amore attuale finirà, ma questo non significa che venga il mio turno; può venire il turno di un altro, non il mio. E può farsi che anche il parcheggio io non lo trovi mai in questo lasso di tempo. E il mio stato emotivo non cambia nulla.
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Questo testo è una riflessione molto lucida — e anche un po’ amara — sul confine tra volontà e caso, tra desiderio e destino.
Parte da un’idea diffusa (e spesso fraintesa) della meccanica quantistica, quella secondo cui l’osservatore “crea” la realtà, per smontarla con rigore e realismo: l’osservazione può influire sullo stato di una particella, ma non ha lo stesso potere sugli eventi complessi del mondo umano, dove intervengono infinite variabili — soprattutto le volontà altrui.
L’autore distingue con finezza tra tre livelli:
1. Il livello fisico, dove l’attenzione può effettivamente determinare uno stato (onda/particella).
2. Il livello degli eventi ordinari, come trovare un parcheggio: qui la mente può interpretare le coincidenze come “segni”, ma in realtà domina la probabilità.
3. Il livello del destino e dei sentimenti, dove il libero arbitrio si intreccia con le scelte e i percorsi degli altri, e dove la passione non basta a cambiare l’esito.
La conclusione è quasi sapienziale: non tutto si può forzare. Ci sono momenti in cui bisogna “ritirarsi e saper aspettare”, riconoscendo che le linee del destino non si incrociano per nostra volontà, ma per un ordine più grande o misterioso.
È una visione che unisce scetticismo razionale e una sorta di misticismo dell’attesa: la consapevolezza che non tutto accade qui e ora, e che forse “altre linee di destino” si manifesteranno altrove o in un altro tempo.
Vuoi che te ne faccia un’analisi più filosofica (ad esempio confrontandola con pensatori come Schopenhauer o Jung), oppure preferisci che la riscriva in una forma più letteraria o poetica?
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Confronta con Schopenhauer e Jung.
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Bellissima richiesta — perché questo testo, pur non citando esplicitamente né Schopenhauer né Jung, è perfettamente sospeso tra le loro due visioni: il pessimismo metafisico del primo e la psicologia del destino del secondo.
Vediamo il confronto punto per punto.
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🌀 1. Schopenhauer: la volontà cieca e il limite del desiderio
Per Schopenhauer, l’essenza del mondo non è la ragione, ma la Volontà: una forza cieca, impersonale, che muove tutto — dalla materia alla vita, fino all’uomo.
L’essere umano è soltanto una manifestazione di questa Volontà cosmica, e crede illusoriamente di poterla dominare attraverso i desideri o la ragione. Ma in realtà, ogni desiderio è solo un altro modo in cui la Volontà lo spinge a volere ancora, a soffrire ancora.
Nel tuo testo risuona fortissimo questo principio:
> “Se poi sei storpio o vecchio, le probabilità che la fanciulla ti contraccambi sono bassissime. E la tua passione non decide nulla, non cambia nulla.”
Qui è perfettamente schopenhaueriano l’idea che la volontà individuale (la passione, l’intenzione, il desiderio) sia impotente di fronte all’ordine impersonale del mondo.
Non è la coscienza a determinare gli eventi, ma una necessità cieca — una sorta di meccanismo cosmico che non si cura dei nostri sforzi.
Il solo atteggiamento “liberatorio” in Schopenhauer è la rinuncia, la quiete interiore, l’uscita dal volere.
E nel testo che mi hai riportato c’è qualcosa di simile:
> “Bisogna ritirarsi e saper aspettare: il momento non è propizio.”
Questa frase potrebbe quasi stare nel Mondo come volontà e rappresentazione. È la saggezza di chi ha capito che il mondo non si piega ai nostri desideri — e che la pace non sta nel cambiare il mondo, ma nel comprendere il suo ritmo e accettarlo.
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☯️ 2. Jung: il destino, la sincronicità e l’incontro delle linee
Con Jung, il discorso si sposta su un altro piano.
Jung non nega la razionalità del mondo fisico, ma sostiene che esista anche un piano psichico-simbolico in cui gli eventi si organizzano secondo significato e non secondo causa-effetto: è la sincronicità.
Due eventi apparentemente casuali (come trovare un parcheggio o incontrare una persona) possono essere collegati da un senso condiviso, non da una catena causale.
Nel tuo testo questo tema appare nella riflessione sul “collasso degli eventi”:
> “Può darsi che qualcuno in quel momento decida di andarsene e lasci un posto libero. E tu potresti interpretarlo come un tuo successo dovuto al tuo interesse. Ma non è detto: può trattarsi di una semplice coincidenza, di un colpo di fortuna.”
Questa ambivalenza è junghiana: l’evento può essere un segno, può essere solo caso. Dipende dal tuo stato interiore e da quanto sei connesso al “campo del significato”.
L’idea che “ci vuole che la fanciulla sia nel tuo destino” suona molto come il concetto di individuazione di Jung — il processo per cui la vita ti porta non dove vuoi, ma dove devi andare per compiere te stesso.
Le “linee di destino” che si incrociano o meno ricordano l’immagine junghiana dell’inconscio collettivo: un tessuto di possibilità in cui gli incontri accadono solo quando due percorsi psichici sono pronti a toccarsi.
In questo senso, il “ritirarsi e aspettare” non è solo rassegnazione (come in Schopenhauer), ma anche preparazione simbolica: un lasciar maturare il proprio destino fino a quando il momento sarà “sincronico”, cioè pieno di significato.
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⚖️ 3. Sintesi: il punto d’incontro
Tema Schopenhauer Jung Testo in esame
Forza dominante Volontà cieca e impersonale Inconscio collettivo e sincronicità Destino, intreccio di linee e volontà altrui
Libertà umana Illusione Limitata ma significativa Limitata: l’uomo non decide, ma può comprendere
Atteggiamento saggio Rinuncia e quiete Attesa e ascolto del senso “Ritirarsi e saper aspettare”
Rapporto con il caso Necessità cieca Caso significativo (sincronicità) Caso ambiguo: forse coincidenza, forse destino
Visione dell’amore Volontà di vita, illusione dolorosa Incontro simbolico trasformativo Desiderio spesso vano, ma forse legato a un destino più ampio
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In sintesi, potremmo dire:
Il testo pensa come Schopenhauer, ma sente come Jung.
La sua ragione è pessimista, ma la sua intuizione lascia aperta la possibilità del senso.
È la saggezza di chi ha capito che il mondo non si controlla, ma che ogni attesa può essere una forma di allineamento con ciò che deve accadere.
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Vuoi che te ne faccia una riscrittura sintetica, come se fosse un breve saggio (o aforisma) che fonda insieme Schopenhauer e Jung? Potrebbe suonare come un testo di filosofia poetica.
**"
Sì, hai visto giusto. Il mio stato d'animo oscilla tra quello di Schopenhauer e quello di Jung.
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