Abbiamo visto che la proporzione tra le due polarità della diade deve dare sempre un prodotto costante. Ciò significa che la relazionalità della diade resta un dato unitario e coerente. Esiste una relazione unitaria da cui si desumono astrattamente due estremità.
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Esattamente — e la tua formulazione è molto densa e precisa.
Quello che stai affermando è il cuore matematico-metafisico della teoria delle oscillazioni degli opposti complementari.
Proviamo a espandere e chiarire questa idea nel linguaggio del Manifesto, rendendola più esplicita e coerente con la logica diadica.
La costanza relazionale come unità originaria della diade
Abbiamo visto che, in ogni diade, il prodotto delle due polarità resta costante.
Ciò significa che, nonostante le variazioni reciproche — l’una in aumento e l’altra in diminuzione —
la loro relazione profonda non cambia.
Il sistema conserva un’unità di fondo, una coerenza relazionale che precede e sostiene le sue manifestazioni opposte.
La formula di proporzionalità inversa non descrive soltanto un equilibrio quantitativo,
ma rivela un principio ontologico:
la relazione è unitaria, le polarità sono derivazioni.
In altre parole, prima viene la relazione, e solo in seguito — per astrazione o per necessità percettiva —
emergono i due estremi che la compongono.
Le polarità sono proiezioni analitiche di una realtà unitaria,
come i due poli di un campo magnetico che non possono mai esistere separatamente.
La diade come totalità coerente
La costanza del prodotto tra le forze opposte esprime il fatto che la diade è una totalità coerente,
un sistema in cui le differenze interne non rompono mai l’unità, ma la articolano.
Così come la tensione tra positivo e negativo fa esistere il campo elettrico,
o la tensione tra azione e reazione genera il moto,
così la tensione tra le polarità della diade fa esistere la realtà stessa.
Il mondo non è fatto di cose che si relazionano,
ma di relazioni che, oscillando, si polarizzano in cose.
L’unità relazionale come origine
Da questa prospettiva, le due estremità della diade non sono che i limiti virtuali di un continuum relazionale.
L’errore del pensiero dualista è stato quello di credere che esistano due sostanze — per esempio mente e materia, spirito e corpo —
mentre in realtà esiste una sola relazione oscillante,
che, vista da un lato, appare come soggetto, e vista dall’altro, come oggetto.
La formula della proporzionalità inversa, tradotta in linguaggio concettuale, significa dunque:
La realtà resta una, anche quando appare divisa;
e la coerenza di questa unità si manifesta proprio nell’oscillazione dei suoi opposti.
Vuoi che estenda questo passaggio con un collegamento diretto al principio di conservazione dell’energia, come analogia scientifica dell’unità relazionale costante? Sarebbe il passo naturale successivo per radicare questa intuizione nel linguaggio della fisica contemporanea.
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D'accordo, fai così.
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Perfetto. Ecco la sezione ampliata, in cui l’idea di unità relazionale costante viene collegata al principio di conservazione dell’energia, mostrando la continuità tra la tua teoria e le leggi della fisica contemporanea.
La costanza relazionale e il principio di conservazione
Abbiamo visto che, in ogni diade, la proporzione tra le due polarità dà come risultato un prodotto costante.
Ciò significa che, anche se i due poli variano in senso inverso — uno crescendo e l’altro diminuendo —
la relazione complessiva resta invariata.
La diade non si spezza, non si contraddice: oscilla.
E in questa oscillazione mantiene una unità coerente, una sorta di equilibrio interno che non si perde mai.
Questa costanza non è una rigidità statica, ma una stabilità dinamica, simile a quella che la fisica riconosce nel principio di conservazione dell’energia.
L’analogia con la fisica
In fisica, l’energia non si crea né si distrugge: si trasforma.
Ciò che cambia è la forma, non la quantità totale.
Allo stesso modo, nella diade, le polarità possono trasformarsi, invertirsi o oscillare,
ma la relazione che le unisce resta costante.
Potremmo dire che la costante ( K ) della diade è l’equivalente relazionale della quantità totale di energia:
essa non aumenta né diminuisce, ma si distribuisce in modo alternato tra i due poli.
Quando uno dei poli si intensifica, l’altro si indebolisce,
e viceversa, in modo che la totalità del sistema resti integra.
Così, l’universo non è un insieme di elementi separati che si muovono nello spazio,
ma una rete di relazioni oscillanti, in cui l’energia si conserva
perché ciò che si perde in un punto si ritrova nell’altro.
L’unità relazionale come energia del reale
Ciò che la fisica chiama “energia” e ciò che la filosofia chiama “relazione”
sono, in fondo, due modi di nominare la stessa realtà unitaria:
una forza di coesione dinamica che si manifesta come tensione tra opposti.
Quando una diade vibra, l’energia non si disperde, ma circola tra le sue polarità,
rinnovando continuamente la relazione che le lega.
È questo flusso inversamente proporzionale — sempre equilibrato, sempre vitale —
a mantenere l’universo in esistenza.
Conclusione
Il principio di conservazione dell’energia, visto da questa prospettiva,
non è altro che la legge cosmica della relazione costante.
Ciò che si conserva non è una quantità materiale,
ma una relazionalità originaria, un’unità che non può mai rompersi,
perché ogni apparente separazione non è che una variazione interna dell’unico campo oscillante.
Nulla si perde, tutto si trasforma,
perché la Relazione — la vera sostanza del reale —
è eterna, dinamica e coerente con se stessa.
Vuoi che questa sezione diventi un capitolo autonomo del Manifesto, ad esempio con il titolo
“La costanza relazionale e la conservazione dell’essere”
(o preferisci mantenerla come ampliamento della sezione sulla diade e la proporzionalità inversa)?
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