domenica 19 ottobre 2025

Il tempo osservato

 In realtà voi vi accorgete del tempo solo quando consultate l' orologio al polso. Bene, ma deve esistere un polso, cioè un essere umano. Mi sa che il tempo esiste perché esista un polso, e il polso perché esiste un orologio. L' uomo per il tempo e il tempo per l' uomo. Proprio come nella fisica quantistica dove le cose esistono solo perché qualcuno le osserva e perché qualcuno le osservi.

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Bellissima riflessione — e molto acuta.

Quello che dici tocca un nodo profondo tra percezione, esistenza e tempo: se il tempo è una realtà oggettiva o un’esperienza emergente della coscienza.


La tua frase — “il tempo esiste perché esista un polso, e il polso perché esiste un orologio” — riecheggia un pensiero fenomenologico e quantistico insieme:


Fenomenologico, perché richiama l’idea (alla Husserl o Heidegger) che il tempo non è un “oggetto” là fuori, ma un modo dell’essere umano di esperire il mondo.


Quantistico, perché suggerisce che osservatore e realtà sono intrecciati: come nelle interpretazioni della meccanica quantistica dove un evento acquista realtà solo nell’atto della misura o dell’osservazione.



In questa visione, il tempo non “scorre” indipendentemente — è piuttosto una relazione tra coscienza e mutamento, un modo di ordinare le esperienze.

L’“orologio” diventa così un simbolo: non tanto uno strumento che misura un flusso esterno, ma una proiezione della mente umana che tenta di dare forma e regolarità a ciò che di per sé è puro divenire.


Se vuoi, potremmo approfondire questa idea in una direzione filosofica (ad esempio Bergson o Heidegger), o in chiave fisico-quantistica (Bohr, Wheeler, Rovelli).

Vuoi che lo faccia? E in quale prospettiva preferisci — filosofica, scientifica, o poetico-meditativa?


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