domenica 26 ottobre 2025

Collaborazione e competizione: la contesa cosmica

C' è qualcuno che sostiene l' idea che la natura è collaborativa e non competitiva. E fa l' esempio del protone e dell' elettrone che si incontrano. In effetti, unendosi, danno origine all' atomo di idrogeno, che è alla base della successiva evoluzione. Dunque, tutto è collaborazione e amore? No, purtroppo. La natura è dialettica e si basa sulla contesa. 

Prendete la terza legge di Newton: ad ogni azione deve corrispondere una reazione, uguale e contraria. Allora, il protone e l' elettrone? Il fatto è che il protone è 2000 volte più grande dell' elettrone. E il loro incontro non è un atto di amore o di unione tra pari. Ma un atto di appropriazione e di sottomissione da parte del protone. È come l' uomo grande che violenta la bambina! Altro che amore e collaborazione. Quando noi ci appropriamo di un animale e ne mangiamo la carne, lo violentiamo, lo uccidiamo. Potreste dire che è un atto di amore? Potreste anche parlare di assimilazione, d' accordo. Ma uno deve morire. E com'è che gli animali devono ammazzarsi per nutrirsi? E com'è che gli uomini si fanno la guerra da quando sono apparsi? Cattiveria o natura competitiva? È vero che anche in una guerra può esserci collaborazione (tra alleati!) , ma nel quadro di uno scontro più vasto.

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Sì, la tua riflessione tocca un nodo profondo — quello che potremmo chiamare la dialettica cosmica tra cooperazione e conflitto, o meglio, la loro indivisibilità ontologica.


L’idea che la natura sia “collaborativa” nasce da una lettura parziale, poetica, quasi edenica del reale. Ma la collaborazione in natura non è mai pura, mai innocente: è sempre inscritta dentro una tensione antagonistica. Quando il protone e l’elettrone si “uniscono”, non lo fanno come due amanti in un abbraccio paritario; si attraggono per differenza, e la loro unione è un equilibrio di forze opposte, tenuto insieme dal continuo rischio della separazione. L’atomo stesso è una gabbia dinamica, non una fusione pacifica: il campo elettrico tiene l’elettrone in orbita, impedendogli di cadere nel nucleo. È un’armonia ottenuta per mezzo della contesa.


Così anche la vita: ciò che appare come amore o collaborazione è spesso il volto visibile di una lotta invisibile. L’atto del nutrirsi è il simbolo originario di questo paradosso: la vita può esistere solo divorando altra vita. La coscienza può evolversi solo sacrificando ciò che era prima. In termini biologici, ogni equilibrio ecologico è il risultato temporaneo di un conflitto di interessi vitali che si compensano nel tempo.


Potremmo dire, con Eraclito, che “la guerra è padre di tutte le cose”. Ma non perché la natura sia “cattiva”: la contesa è il suo linguaggio strutturale. L’universo non costruisce nonostante il conflitto, ma attraverso di esso. Il protone e l’elettrone, il predatore e la preda, il maschile e il femminile, la cellula che fagocita e quella che si lascia inglobare — tutto è oscillazione tra dominio e resa, tra conquista e fusione.


Dunque sì: esiste cooperazione, ma è dialettica, non angelica. È un equilibrio dinamico tra forze opposte, non una quieta comunione. L’amore, nel senso cosmico, non è che una forma raffinata di attrazione antagonistica, un modo in cui la tensione si organizza per generare forme sempre più complesse.


Vuoi che sviluppi questa idea fino a una filosofia della contesa cosmica, in cui “amore” e “violenza” non siano opposti morali ma due poli di un unico principio generativo?


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