Poiché viviamo in un mondo
in cui tutto è relativo, questo principio è assoluto; poiché viviamo in un
mondo in cui tutto cambia, questo principio non cambia. Questo non è un
paradosso, ma il modo paradossale in cui funziona la realtà.
La realtà non è costruita
con una logica lineare, in base al principio di non contraddizione, ma con
questa logica contraddittoria. Questo perché tutte le forze vanno a due a due e
sono in un rapporto dinamico di contrasto (tutto è contesa) e di armonia nello
stesso tempo. Le due polarità si combattono ma nello stesso tempo sono d’accordo
per stare insieme. Né con te, né senza di te. Ti amo e ti odio.
La situazione è un po’
quella di due pugili in un ring: si combattono, ma ognuno deve la propria
sopravvivenza all’altro. E, quando non c’è l’avversario, si combatte contro uno
specchio. Insomma bisogna sempre essere in due per far qualcosa.
L’importanza dell’avversario:
se non avessimo l’avversario, cosa faremmo da soli? Dunque l’avversario lo
odiamo, ma lo amiamo perché ci è necessario.
Una cosa la amiamo se ci è
necessaria, ma la odiamo proprio perché ci è necessaria. Ambivalenza totale.
Ma questa ambivalenza è
vitale, è il motore del mondo.
Quando diciamo che tutto è
relativo, poniamo in essere un principio assoluto! E non si tratta di una semplice
questione concettuale; si tratta di un “porre in essere”, far esistere, creare necessariamente…
poiché la realtà è fatta a coppie deve formarsi. Se ho una gamba, devo avere
anche l’altra, dato che si cammina con due gambe. Se conosciamo il primo membro
della coppia matrimoniale, sappiamo che esiste l’altro. Non si scappa!
Se tutto muta, ecco che c’è
l’immutabile.
Ma, in pratica, questo che
cosa ci dice?
Che noi siamo dei creatori,
non dei semplici osservatori. Ciò che osserviamo (in un rapporto dialettico),
lo facciamo essere.
Anzi, senza il nostro
riconoscimento, le coppie non esisterebbero. Noi siamo il legame!
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