Se abbiamo solo relazioni
dinamiche, se siamo sempre in due (anche in noi stessi), se ci sono solo
processi, se noi vediamo, esperiamo, percepiamo o pensiamo di volta in volta i
due aspetti di un’unica diade, come possiamo capire quale è la realtà unitaria
sottostante – se c’è?
In realtà non abbiamo le parole e
quindi i concetti e quindi la consapevolezza di comprenderlo. Abbiamo però una
certa intuizione.
Se tutto cambia e si trasforma
incessantemente, una cosa non deve cambiare – questa legge, già
enunciata in termodinamica, afferma che niente ha origine, niente ha fine,
tutto si trasforma.
L’universo va visto come un enorme
rete di processi che operano incessantemente. Tutto si muove modificandosi
secondo flussi che non prevedono enti, ma relazioni di due polarità che si
contrastano, pur essendo complementari, ossia dipendono l’una dall’altra.
Se tutto è in un flusso continuo,
tutto è discontinuo, cioè discreto e separato. Sembra una contraddizione, e lo
è. Ma la contraddizione è il motore o movimento di ogni cosa, fisica e mentale,
macroscopica e microcosmica, interna o esterna. Benché ad un livello tutto ci
sembri continuo, sotto questa apparenza, tutto è discontinuo.
Ce lo dimostra il mondo della
fisica quantistica dicendoci che gli atomi e le particelle elementari, come
elettroni e quark, sono processi discreti.
Quindi, anche una pietra, che
sembra emblema della stabilità e continuità, in realtà pullula di movimenti e
si trasforma lentamente. Ogni cosa ha il suo ciclo vitale, poi finisce e poi
ricomincia sotto altre forme.
Anche la nostra coscienza è un flusso continuo, come già aveva notato Bergson.
La nostra esperienza e la nostra identità cambiano continuamente. Se noi, da
vecchi, ci confrontiamo con ciò che eravamo da bambini, ci rendiamo conto di
quanto ci siamo trasformati, fisicamente e mentalmente. Certo, rimane l’idea o
il ricordo di essere la stessa persona, ma non più quella persona: siamo
cambiati e infine anche quel residuo di coscienza sparirà.
La realtà è dinamica, può
rallentare o accelerare, ma non si ferma mai. Come diceva Eraclito, non
possiamo bagnarci due volte nello stesso fiume e - aggiungo io - non possiamo
conoscere noi stessi due volte uguali. Anche noi trascorriamo. La forma
e l’essenza non restano ferme.
La nostra illusione è di essere
centrati e stabili nella nostra identità individuale. Ma, in realtà, non siamo
neanche padroni di noi stessi, essendo abitati da due persone e da un inconscio
che va per la sua strada a-razionale.
Provate a cercare l’inizio o l’orizzonte
ultimo dell’universo: non li troverete mai. E quanto ai confini dell’anima, già
Eraclito diceva che potete camminare quanto volete ma non li troverete mai.
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