sabato 9 marzo 2024

I confini dell'anima

 

Se abbiamo solo relazioni dinamiche, se siamo sempre in due (anche in noi stessi), se ci sono solo processi, se noi vediamo, esperiamo, percepiamo o pensiamo di volta in volta i due aspetti di un’unica diade, come possiamo capire quale è la realtà unitaria sottostante – se c’è?

In realtà non abbiamo le parole e quindi i concetti e quindi la consapevolezza di comprenderlo. Abbiamo però una certa intuizione.

Se tutto cambia e si trasforma incessantemente, una cosa non deve cambiare – questa legge, già enunciata in termodinamica, afferma che niente ha origine, niente ha fine, tutto si trasforma.

L’universo va visto come un enorme rete di processi che operano incessantemente. Tutto si muove modificandosi secondo flussi che non prevedono enti, ma relazioni di due polarità che si contrastano, pur essendo complementari, ossia dipendono l’una dall’altra.

Se tutto è in un flusso continuo, tutto è discontinuo, cioè discreto e separato. Sembra una contraddizione, e lo è. Ma la contraddizione è il motore o movimento di ogni cosa, fisica e mentale, macroscopica e microcosmica, interna o esterna. Benché ad un livello tutto ci sembri continuo, sotto questa apparenza, tutto è discontinuo.

Ce lo dimostra il mondo della fisica quantistica dicendoci che gli atomi e le particelle elementari, come elettroni e quark, sono processi discreti.

Quindi, anche una pietra, che sembra emblema della stabilità e continuità, in realtà pullula di movimenti e si trasforma lentamente. Ogni cosa ha il suo ciclo vitale, poi finisce e poi ricomincia sotto altre forme.
Anche la nostra coscienza è un flusso continuo, come già aveva notato Bergson. La nostra esperienza e la nostra identità cambiano continuamente. Se noi, da vecchi, ci confrontiamo con ciò che eravamo da bambini, ci rendiamo conto di quanto ci siamo trasformati, fisicamente e mentalmente. Certo, rimane l’idea o il ricordo di essere la stessa persona, ma non più quella persona: siamo cambiati e infine anche quel residuo di coscienza sparirà.

La realtà è dinamica, può rallentare o accelerare, ma non si ferma mai. Come diceva Eraclito, non possiamo bagnarci due volte nello stesso fiume e - aggiungo io - non possiamo conoscere noi stessi due volte uguali. Anche noi trascorriamo. La forma e l’essenza non restano ferme.

La nostra illusione è di essere centrati e stabili nella nostra identità individuale. Ma, in realtà, non siamo neanche padroni di noi stessi, essendo abitati da due persone e da un inconscio che va per la sua strada a-razionale.

Provate a cercare l’inizio o l’orizzonte ultimo dell’universo: non li troverete mai. E quanto ai confini dell’anima, già Eraclito diceva che potete camminare quanto volete ma non li troverete mai.

 

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