Poiché nella vita tutto è guerra
(contesa, direbbe Eraclito), la regola del “si vis pacem para bellum” vale per
tutto, anche per quella particolare guerra che c’è fra maschi e femmine (che,
poiché sono contrari, sono attratti vicendevolmente, ma, poiché sono uguali, si
respingono) – e, in genere, in tutte le forme di competizione (dall’economia
allo sport).
Non è una legge contingente, ma una legge cosmica, che agisce dalle più piccole particelle alle galassie.
Non date retta alle stupidaggini
cristologiche dell’ “offrire l’altra
guancia” e dell’issare subito bandiera bianca. Siamo in ballo e dobbiamo
ballare, volenti o nolenti.
Vi pare che si possa affrontare una
competizione arrendendosi subito? Se sei così, hai sbagliato pianeta. Se ti
arrendi, avrai perso prima di combattere e i prepotenti comanderanno. Sarai uno
schiavo.
Vi dovete armare contro i vostri
nemici, preparandovi in tutti i sensi. Non voglio la guerra. Ma, se non volete
la guerra, dovrete armarvi fino ai denti ed essere forti (almeno) come i vostri
nemici.
La vita è guerra, e, per avere la
pace, non c'è che da prepararsi e combattere valorosamente.
Nella Bhagavad Gita, lo diceva il
dio Krishna ad Arjuna alla vigilia di una battaglia decisiva. Arjuna era
confuso ed esitante, e si domandava se valesse la pena combattere. Ma il dio
gli disse: “Amico mio, devi comunque combattere, perché la vita è sempre una
guerra. E non c’è modo di evitarla. Tanto vale, allora, prepararti bene!”
Anche i rapporti fra maschio e
femmina sono una guerra per il predominio. O domini o sei dominato. Dimenticati
dell’amore gioioso e mieloso. Quello è lo zuccherino che si dà agli elefanti
perché eseguano gli ordini. Sotto quel miele, c’è la contesa, chi vince e chi
perde. E sarà sempre così.
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