martedì 26 marzo 2024

L'interdipendenza universale

 

Il simbolo dello yin e dello yang è rappresentato da un cerchio diviso in due parti uguali da una linea curva sinusoidale. Una parte è di colore bianco con un piccolo cerchio nero al suo interno (yin), mentre l'altra parte è di colore nero con un piccolo cerchio bianco al suo interno (yang).

Puoi disegnare questo simbolo seguendo questi passaggi:

Disegna un cerchio completo. Traccia una linea sinusoidale che divida il cerchio esattamente a metà in due parti uguali. Riempi una metà del cerchio di colore bianco e aggiungi un piccolo cerchio nero all'interno. Dipingi l'altra parte del cerchio di colore nero e aggiungi un piccolo cerchio bianco al suo interno.

Se esamini bene il disegno, noterai che potresti inserirci un numero 8, ovvero il simbolo dell’infinito. Perché in fondo si tratta di due cerchi o simboli dello zero, messi l’uno sopra l’altro.

Il simbolo rappresenta l'armonia, l’equilibrio e l'interdipendenza degli opposti nell'universo, ed è un concetto fondamentale nella filosofia taoista. È costituito da due parti opposte, l’una che rappresenta lo yin (il principio ricettivo, il femminile, il nero, il passivo, il freddo, l’accogliente, il rinfrescante, la calma, l’irrazionalità, l’inconscio) e l'altra che rappresenta lo yang (il principio creativo, il maschile, il bianco, l’attivo, il caldo, il penetrante, l’energico, l’attività, il razionale, il conscio). Le due metà, separate da una linea sinusoidale, sono interconnesse e ognuna contiene un piccolo cerchio del principio opposto, il che vuol dire che ogni metà è necessaria all'altra, che ogni energia contiene il seme dell’opposta.

Ma questo simbolo non è statico: bisogna immaginarlo in movimento, come se i poli fossero le due pale di un elica che gira instancabilmente, aumentando o diminuendo ma conservandosi complementari, il che significa che, se l’uno aumenta, l’altro deve diminuire e, se l’uno diminuisce, l’altro deve aumentare, in modo però che nessuno dei due possa prevalere o scomparire del tutto. Il cerchio unitario deve essere conservato ad ogni costo, poiché ogni polo reagisce all’azione dell’altro.

Potrebbero essere anche le due ali stilizzate di una farfalla – quella farfalla che, quando batte le ali in un posto, può provocare un terremoto in un altro, poiché tutte le forze sono interdipendenti.

·         L'equilibrio tra yin e yang è essenziale per l'armonia, l’equilibrio e il benessere.

Ma l’equilibrio è dinamico. Le due metà cambiano continuamente le loro proporzioni, facendo mutare la dimensione di quella opposta. Ed è interessante notare che anche gli atomi possono essere immaginati come trottole.

Dal punto di vista della struttura interna degli atomi, si pensa che gli elettroni si muovano intorno al nucleo atomico in orbite definite. Questo movimento a orbita degli elettroni potrebbe essere paragonato al movimento rotatorio di una trottola.

Comunque, il simbolo dello yang-yin, con la sua linea sinusoidale, l’otto e i due cerchi, può rappresentare il moto di un pendolo, una oscillazione, un’onda o una vibrazione.

Sono molti i fisici che hanno studiato il moto di un pendolo, per esempio Galileo Galilei, Christiaan Huygens e Leon Foucault. Galileo Galilei fu uno dei primi a studiare il pendolo e le sue proprietà nel XVI secolo. Huygens, nel XVII secolo, contribuì significativamente alla teoria dei pendoli, introducendo concetti come il periodo di oscillazione e la legge del pendolo. Foucault, nel XIX secolo, è noto per il suo lavoro sull'oscillazione del pendolo e per avere dimostrato la rotazione della Terra utilizzando un grande pendolo sospeso.

Recentemente, Werner Heisenberg, noto per il suo contributo fondamentale alla meccanica quantistica, non ha studiato il pendolo nel senso classico come avevano fatto Galilei o Huygens, ma il suo famoso “principio di indeterminazione” ha implicazioni che possono essere applicate a un sistema come il pendolo in un contesto quantistico.

Comunque,il moto pendolare o oscillatorio è fondamentale anche nella vita mentale. I nostri pensieri, le nostre sensazioni, i nostri sentimenti e le nostre emozioni sono soggetti a un moto oscillatorio, ovvero funzionano per contrappunto. E non è finita. Anche gli eventi seguono questo schema… karmico di azione/reazione.

Lo schema basilare di tutto il moto, fisico e mentale, sembra essere quello oscillatorio di due poli contrapposti e complementari, riuniti in un’unità che io definisco antinomia o diade.

Le diadi sono moltissime. Molte sono solo concettuali, in quanto sono immagini antropiche senza corrispondenza nella realtà materiale (per esempio, bene/male, bello/brutto, giusto/ingiusto, ecc.), altre portano ad idee troppo astratte o polivalenti(alto/basso, dentro/fuori, positivo/negativo,ecc.), ma altre esprimono o rispecchiano perfettamente il dualismo dialettico della realtà, tanto da concludere che derivano da esperienze concrete (per esempio, caldo/freddo, maschile/femminile, dolore/piacere, ecc.). Queste ultime nascono da percezioni.

Ora, anche le percezioni possono ingannare. Ma tutti saranno d’accordo che il fuoco è caldo e il ghiaccio è freddo, che una carezza è piacevole mentre un pugno è doloroso, che esistono il maschile e il femminile, ecc.

Il problema è che noi spesso non ci ne rendiamo conto di questa dialettica perché non abbiamo i concetti (e quindi le parole) per definire le varie diadi. Per esempio, con il termine “respirazione” tutti indichiamo un movimento dialettico fra due movimenti: inspirazione ed espirazione; e nessuno si sognerebbe di dire che l’uno non sia il contrario dell’altro, che non si tratti di un’oscillazione e che l’una possa esistere senza l’altra. Ma per tutte le altre diadi complementari (per esempio, amore/odio, attrazione/repulsione, interno/esterno, ecc., non abbiamo concetti unitari che le esprimano e perciò continuiamo a considerale separate e indipendenti. Non interdipendenti, indipendenti. E questo non ci fa vedere l’unità degli opposti, il fatto che il mondo è fatto da coppie di forze contrarie ma unite insieme, indissolubilmente.

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