venerdì 8 marzo 2024

La diade indefinita

 

I preti ci dicono che la vita è un dono di Dio, ma quando mai chi fa un dono lo richiede indietro? Più che un dono, sarebbe un prestito… per di più con gli interessi, perché vieni anche giudicato per come hai trattato questo “dono”.

È come se mi venisse regalata un’automobile e poi mi venisse chiesta indietro dovendo dare conto di come la ho conservata e quante multe ho preso. Che razza di Dio sarebbe questo? Un usuraio? Eppure è questa l’idea di creatore che ci viene dall’Antico e dal Nuovo Testamento.

Per altri, poi, la vita è proprio una condanna, visto che nessuno ci ha chiesto se volevamo venire al mondo. E molti si suicidano come loro unico vero atto di scelta.

Condannati a vivere, condannati a morire, Che ci resta da scegliere liberamente? Qual cosina nell’intervallo? Troppo poco.

 

 

Si dice: una mente finita, come la nostra, non può capire una mente infinita come quella che presumiamo abbia Dio?

Ma, se non ci fosse questa mente finita, chi penserebbe e porrebbe in essere l’infinito? Dunque, anche l’infinito dipende dal finito, ha bisogno del finito.

Dunque, Dio avrebbe bisogno di noi, per avere la testimonianza del suo potere e del suo essere.

Un Dio del genere sarebbe da ammazzare. Sarebbe come un padre che, per avere la testimonianza del suo essere e del suo statuto di padre, creerebbe a questo scopo un figlio. E il figlio sarebbe un puro strumento.

 

Il fatto è che noi continuiamo a pensare in termini di enti, mentre ciò che esiste è processo, relazione. Non esiste il finito se non esiste l’infinito, non esiste l’infinito se non esiste il finito.

Nasce prima l’uovo o la gallina?

In realtà, si sono co-evoluti insieme: l’uno non può esistere senza l’altro. Non siamo enti solitari, monadi, ma relazioni dinamiche fra opposti. Non siamo individui, ma coindividui, secondo il neologismo di Remotti.

E questo è evidente dal fatto che in natura non ci sono forze isolate, ma coppie di forze, a due a due.

Anche noi veniamo generati da una coppia di opposti (maschio e femmina) e abbiamo due patrimoni genetici, due occhi, due braccia, due gambe, ecc… due cervelli e due menti (conscia e inconscia). Siamo sempre due, non uno. Anche se siamo soli. La coscienza deriva dal fatto che siamo sempre in due, l’uno che controlla e completa l’altro.

Abbiamo una natura duale, siamo diadi.

La stessa parola “diade” viene da un termine greco che significa “due” o “coppia”.

Platone aveva parlato della “diade indefinita”, riferendosi alla dimensione eminentemente relazionale di ogni ente e di ogni fenomeno. La relazione precede l’individuazione. Ma l’uno dov’è? L’uno esiste solo in relazione e come relazione al due.

Quelle che io chiamo antinomie o dicotomie sono diadi, coppie accoppiate per sempre, in amore e in odio, in attrazione e repulsione, in vita e in morte. Dalle particelle elementari ai cervelli degli esseri viventi.

 

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