martedì 26 marzo 2024

La necessità di indagare

 

Per motivi di lavoro, siamo tutti costretti a specializzarci in qualche campo di conoscenza: medici, avvocati, operai, artigiani, insegnanti, contabili, psicologi, ecc. Ma, così facendo, perdiamo di vista l’insieme delle conoscenze. Siamo specialisti, ma non abbiamo una visione generale delle cose.

Ci sarebbero anche i filosofi, ma anche loro diventano specialisti di un solo campo o di un solo settore del campo. Quindi, per lo più, sono insegnanti di filosofia, il che significa che conoscono le idee degli altri, ma non sanno pensare con la propria testa.

Pensare è difficile. Tutti pensano, ma pochi pensano al pensare.

Se la filosofia fosse solo una questione di logica, i computer ne saprebbero più di noi. Ci risolverebbero ogni problema gnoseologico.

Ma “filosofia” significa “amore per la conoscenza”, non inanellare un pensiero dietro l’altro secondo logica.

Ripeto: amore! Che cosa significa?

Quando si ama qualcuno o qualcosa, la sua esistenza diventa essenziale per noi e finisce per essere il centro del nostro interesse e della nostra attenzione.

Ora, sono pochi coloro che amano la conoscenza fino a questo punto… fino al punto da sacrificarle ogni altra cosa, così da non poter vivere senza di essa.  

Pochi alzano gli occhi al di sopra del mondo e dei suoi interessi per ammirare il panorama generale.

Abbiamo tutti uno sguardo specializzato, parcellizzato, circoscritto. Siamo “ristretti” come i prigionieri di Platone. Vediamo solo ombre, non ci interessiamo delle cose più importanti, non sappiamo niente della nostra condizione umana. Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andremo?...

Se ti facessi addormentare e ti trasportassi in un isola deserta, tu, svegliandoti, ti domanderesti: che posto è mai questo? Come ci sono arrivato? Come posso andarmene?

Così la nostra condizione umana. Siamo avvolti in un’enorme mistero, in un gigantesco “giallo”, ma non indaghiamo. Ci limitiamo a credere in qualche religione stereotipata o a rinunciare a ogni indagine. Ci diciamo: vedremo! Quando moriremo, vedremo.

Ma, se non cerchiamo adesso, se non capiamo adesso, c’è il rischio che non vedremo e non capiremo mai, che il nostro sguardo resti superficiale. Perché, se c’è una spiegazione, ci dobbiamo arrivare subito, o rimanderemo ancora. In fondo, potremmo già essere morti e questo essere l’aldilà. E se non capiamo…

Ma come fai a capire se non ti applichi, se non studi, se non rifletti, se non mediti? La pappa fatta non esiste.

Quanti anni di studio hai dovuto affrontare per specializzarti in qualcosa? E ora vorresti che qualcuno ti aprisse la porta della conoscenza universale? Ma, se non te la apri tu, non te la aprirà nessuno.

Non hai molto tempo. Hai il tempo della vita, che può essere breve o lungo. Ma è sempre limitato.

Eppure sei preso da mille altre attività, da mille altre occupazioni, da mille altri interessi, dal lavoro, dalla famiglia, dai divertimenti. Sei distratto. E lasci in ultimo quello che più importa.

“Se non ora, quando?

Se io non conoscerò per me, chi conoscerà per me?”

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