Mi correggo. Il fine della vita non è
semplicemente vivere. Ma vivere per
vedere, e infine deporre la volontà di vivere-e-morire, per uscire
definitivamente dal ciclo vizioso delle nascite e delle morti, per andare al di là.
Ma com’è possibile che i problemi
filosofici, i dubbi e le contraddizioni possano essere risolti solo guardandoli?
Li poniamo davanti a noi e li
osserviamo attentamente, senza fretta di risolverli. Li guardiamo da tutti i
lati, da tutte le prospettive… finché non ci accorgiamo che sono soltanto
problemi razionali, della mente logica. Allora svaniscono.
Il paradosso, la contraddizione, non
viene risolta scegliendo uno dei due estremi (esiste o non esiste Dio? Esiste o
non esiste un’anima?...), ma abbracciandoli entrambi. La verità, la realtà, è
paradossale per la mente e, in sé, non risponde al principio di
non-contraddizioe.
La meditazione non è una ricerca
razionale, come una filosofia, ma una via sintetica dell’attenzione, cioè tiene
conto di entrambi gli estremi.
Se una persona è attenta, dice il
Buddha, vedrà gli stati benefici progredire ineluttabilmente; se è disattenta,
vedrà gli stati nefasti progredire ineluttabilmente.
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