Avere presenza mentale significa essere
consapevoli dei propri impulsi, dei propri pensieri, dei propri stati d’animo,
dei propri desideri e delle conseguenze delle proprie azioni, per rendersi
conto di che cosa ci fa bene e di che cosa ci fa male, di che cosa ci agita e
di che cosa ci calma.
È un osservarsi per sfuggire agli atti
ripetitivi. Non è una questione di morale, ma di benessere. Se io sto bene o
sto male quando faccio questo o quello, posso trarre le conclusioni da me – non
ho bisogno di un decalogo dettato da qualche suprema Autorità divina.
I criminali, i prepotenti, i cattivi,
gli ignoranti sono le prima vittime del proprio comportamento, perché vivono
sempre tesi, preoccupati, nervosi, paurosi, aggressivi. Non c’è bisogno che vadano
all’inferno. Stando male con se stessi, devono ricorrere ad alcool, droghe ed
eccitanti fisici e mentali per evitare di vedere come si sono abbruttiti.
La vita non è nient’altro che i nostri
stati d’animo.
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