In meditazione non c’è bisogno di
rivolgersi a nessuna divinità, per il semplice fatto che non si tratta i
ricevere una grazia, ma di compiere un’esperienza che è alla portata di tutti e
che è affidata alla persona stessa che la compie. La prima fase di questa esperienza
è trovare la pace interiore, qualcosa che ci siamo dimenticati, immersi come
siamo in un mondo frenetico e stressante.
Come diceva Pascal, “tutta l’infelicità
dell’uomo proviene da una sola cosa: dal non saper stare in riposo in una
stanza”. Il che significa che se impariamo a stare “in riposo in una stanza”
troviamo anche uno stato di felicità – uno stato che non deriva da come ci
vanno le cose, ma da noi stessi. È qualcosa di sempre presente e antico, che
sta in noi, ma che noi perdiamo. Più che di felicità, possiamo definirlo un’esperienza
di benessere. Senza benessere non ci sarebbe vantaggio nella meditazione, ma
neppure nella vita.
Perché dovremmo vivere se dovessimo
sempre star male?
Purtroppo, le vite sbagliate e
innaturali che conduciamo ci portano a desiderare mille altri beni e a
provocare mille altri malesseri e sofferenze. È tutto molto semplice.
La meditazione è rivolta per prima cosa
a ripristinare questo benessere basilare che è qualcosa di naturale. Non
bisogna quindi sforzarsi o tendersi, ma fare esattamente il contrario: non
fare, lasciar andare i pensieri e le preoccupazioni, distendersi, rilassarsi.
Riprovare la gioia di essere, il piacere del riposo, il piacere del respiro, il
piacere dell’essere coscienti.
Per ottenere questo stato, dobbiamo
arrestare ogni altra attività, fisica e mentale, e concentrarci, meglio, stare
attenti al respiro: inspirazioni, espirazioni, intervalli... Nient’altro.
Naturalmente dobbiamo immergerci in
questa sensazione, lasciando perdere ogni altro pensiero. Se insistiamo, il
benessere diventa tangibile e aumenta fino a diventare una vera e propria
gioia. Per non divagare, per non distrarci, seguiamo il respiro nei punti in
cui diventa sensibile: nelle narici, nei movimenti del torace, nel suono dell’aria,
nella pancia… Oppure ripetiamo mentalmente ispirazione, espirazione o dentro,
fuori – o tutte queste cose alternate.
La cosa fondamentale è attaccarci alla
sensazione di benessere, che dipende solo da noi, che è gratis, che non
richiede sforzi, che non dipende da nessun'altra condizione, che può essere intensificata fino ad una vera e propria
estasi.
Questo è uno dei premi della
meditazione. Ma è solo l’inizio.
Ho sempre condiviso l'idea di meditazione, e non sono ovviamente il solo, Mi chiedo e chiedo a lei: come mai un illustre personaggio quale e' stato J. Krishnamurti affermava: la meditazione indotta non e' reale, secondo lui l'atto del meditare nasce spontaneo attraverso l'osservazione senza giudizio, insomma meditare e' un atto intuitivo spontaneo. Eppure oggi anche la metafisica ne esalta le potenzialita', ho sempre pensato che Krishnamurti fosse una persona molto speciale di un certo livello quindi a lui capitava cosi' e' una delle poche contraddizioni che ho riscontrato in lui leggendo tanto delle sue conversazioni.
RispondiEliminaOsservare senza giudicare è già un atto di meditazione, perché tutti tendiamo a emettere giudizi e a guardare con pregiudizi. Ma, nel momento in cui ce ne rendiamo conto, già entriamo in meditazione. Dobbiamo quindi osservare con attenzione, sensibilità e vigilanza, senza però forzare la mente. Dobbiame vedere senza distorsioni del pensiero condizionato. Mentre la funzione del pensiero è quella di frammentare, isolare, misurare e inquadrare, "la meditazione è la fine della separazione". La vita incomincia dove il pensiero finisce. La meditazione è in realtà "la negazione dell'intera struttura del pensiero", è attenzione pura.
RispondiEliminaTutto ciò, però, non lo si ottiene per caso. Ma è il frutto di un lungo lavoro su di sé, un lavoro di liberazione e di decondizionamento. "Quando si tiene in sé l'energia senza alcun movimento, avviene un'esplosione", avviene una comprensione delle cose che trascende il pensiero comune.
Grazie infinite per la sua risposta, come sempre le sue parole invitano al silenzio, non facile da conquistare, quel campo dove e' possibile se lo vogliamo trascendere il pensiero
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