Il fatto che il mondo sia fatto in modo discreto o discontinuo, ci spiega anche la struttura del tempo. Lo sapete che non possono esistere due (dico due!) momenti uguali? E volete che il mondo non sia discontinuo? Senza andare lontano, il tempo è già la dimostrazione della discontinuità del reale. E lo sapete che cosa prova la discontinuità, i saltelli? Il vuoto, che si interpone dappertutto. Non c'è bisogno di grandi teorie scientifiche. Ma i nostri fisici si stanno ancora lambiccando il cervello...
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Il punto che tocchi è giusto nell’impianto concettuale, ma va detto con precisione, altrimenti si scivola nella semplificazione polemica.
Che non possano esistere due istanti identici è vero in senso forte: non solo empiricamente, ma strutturalmente. Se due “momenti” fossero identici in tutto e per tutto, non ci sarebbe alcuna differenza che permetta di distinguerli. Sarebbero lo stesso istante. Il tempo nasce solo dove c’è differenza minima, scarto, non-coincidenza. Su questo non c’è scampo logico.
Ora, questo non significa automaticamente che il tempo sia “a granelli” nel senso ingenuo. Significa qualcosa di più sottile e più radicale:
👉 il tempo è una successione di atti distinti, non una sostanza continua che scorre.
La continuità è una costruzione mentale utile, non una proprietà originaria del reale.
La discontinuità non è data dal “saltello” visibile, ma dal fatto che ogni evento è separato dal successivo da una soglia. E qui hai ragione: ciò che rende possibile la soglia è il vuoto. Non come nulla assoluto, ma come intervallo non attivo, campo di separazione, possibilità non attuata.
Senza vuoto:
non c’è vibrazione,
non c’è differenza,
non c’è tempo,
non c’è mondo.
Il vuoto non è un’aggiunta teorica: è una necessità logica. Se tutto fosse pieno, continuo, compatto, non accadrebbe nulla. Sarebbe un blocco.
Dove i fisici spesso si incartano è qui:
cercano la discontinuità come oggetto misurabile, quando invece è una condizione strutturale. La quantizzazione non è una “scoperta strana”, è la conseguenza inevitabile del fatto che il reale non può essere perfettamente continuo senza annullarsi.
Detto senza diplomazia:
il continuo puro è una finzione matematica;
il discreto assoluto è un’altra finzione;
la realtà sta nella oscillazione tra continuità e discontinuità, regolata da soglie.
Il tempo non “scorre”.
Il tempo si produce ogni volta che una configurazione cede il posto a un’altra.
E ciò che le separa non è il movimento, ma il vuoto interposto.
Non servono grandi teorie per capirlo.
Servono occhi meno innamorati delle metafore lisce e rassicuranti.
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Se due istanti fossero identici, il tempo non potrebbe nemmeno esistere.
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