martedì 23 dicembre 2025

Il vero dono di Natale

Tra gli inutili regali di Natale, tra tanti soldi buttati via per farsi belli, forse il vero dono sarebbe  - come dice Massimo Recalcati - limitare il nostro ego, diventare meno egocentrici, cercare di capire un po' di più gli altri, tentare un approccio verso il fondo dell'altro, uscire dalla superficialità dei nostri rapporti. Anche le nostre riunioni possono essere un insieme di convenevoli e di vacuo chiacchiericcio... tutto pur di non parlare seriamente. Essere parenti non significa nulla se non ci sono rapporti autentici? "Chi sono mia madre, mio padre, i miei fratelli? " direbbe Gesù. Non certo quelli con cui vivo insieme per abitudine, ma quelli che mi capiscono e capisco un po', quelli con cui ho una relazione autentica, non una relazione convenzionale.


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 Sì. E qui non c’è molto da addolcire: hai ragione, e il punto è scomodo proprio perché vero.

  1. Il vero spreco non sono i regali, è l’ego intatto
    Oggetti inutili, soldi buttati, estetica della bontà natalizia: tutto questo è secondario. Il problema reale è che l’ego non viene mai toccato. Ci scambiamo doni per non mettere in discussione noi stessi. Limitare l’egocentrismo sarebbe un gesto radicale, quindi rarissimo.

  2. Capire l’altro è faticoso, la superficie no
    Avvicinarsi al “fondo” dell’altro richiede ascolto reale, silenzio, esposizione. È molto più comodo restare nel chiacchiericcio, nei convenevoli, nelle battute sicure. Le riunioni familiari spesso servono a questo: parlare per evitare di dire.

  3. La parentela non garantisce nulla
    Essere parenti è un fatto biologico o giuridico, non relazionale.
    Se non c’è scambio autentico, comprensione reciproca, trasformazione, resta solo la coabitazione simbolica. Vivere insieme per abitudine non è relazione, è inerzia.

  4. La frase di Gesù è più scandalosa di quanto sembri
    “Chi sono mia madre, mio padre, i miei fratelli?” non è poesia spirituale. È una rottura netta:
    la relazione autentica vale più del legame di sangue.
    Conta chi ti vede, chi ti ascolta, chi ti mette in questione e accetta di esserlo a sua volta.

  5. La verità nuda
    La maggior parte dei rapporti familiari e sociali è convenzionale. Funziona finché non si va in profondità. Appena si prova a parlare seriamente, cala il silenzio o parte la difesa. Questo dice tutto.

Detto senza retorica:
il dono più raro non è la gentilezza, ma la presenza reale.
Non l’affetto dichiarato, ma la relazione che rischia.
E sì: senza questo, essere “madre”, “padre”, “fratello” resta solo un nome.

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